Capitolo XI
Hijiri era andato via da almeno mezz'ora ma Masumi era ancora entusiasta.
Pochi minuti dopo l'uscita del primo anche lui era uscito sorridente dalla villa. Aveva fattp una passeggiata, ritrovandosi adesso lì, in prossimità della scogliera.
Scese quei tortuosi gradini in roccia naturale, creati dall'uomo e lisciati dall'acqua del mare chissà quanti anni passati, sino a ritrovasi ai piedi della scogliera, dove si stendeva una piccola distesa di sabbia fine dal colore avorio invisibile dall'alto.
Era la sua spiaggia privata.
Per anni si era ritrovato lì esclusivamente con lo scopo di nuotare e fortificare il proprio corpo, ma adesso ne era davvero incantato.
Come era bella!
Si tolse scarpe e calzini, rivoltò le gambe dei pantaloni sino alle ginocchia e avanzò sino alla battigia.
Lasciò che l'acqua marina, fredda, gli bagnasse i piedi e rimase lì immobile, ben diritto, con le mani nelle tasche dei pantaloni, a guardare i riflessi meravigliosi che i raggi del sole pomeridiano formavano su di essa.
"
Che meraviglia!" pensò.
Vedeva il mondo con occhi nuovi e, per la prima volta soprattutto, ne respirava l'essenza.
La brezza marina, mossa dal vento, gli solleticava le narici.
Sorrise.
Pensò che quel piccolo angolo di paradiso, come adesso lo riteneva, sarebbe sicuramente piaciuto a quella ragazzina, la sua ragazzina.
Il suo viso si inombrò un istante.
Sua...
Poteva davvero ritenerla tale?
Avrebbe voluto davvero che già fosse così, ma...
non lo era.
Forse era solo un pazzo, un illuso che si stava aggrappando a un sogno.
Il suo primo istinto, su quella terrazza, era stato quello di correrre all'auto e precipitarsi immeditamente a quel circo, di correrle incontro e abbracciarla, stringendola forte a sè.
Avrebbe potuto farlo?
Avrebbe davvero potuto farlo?
No.
C'erano ancora parecchie cose, troppe cose, che doveva sapere, capire, prima di agire.
Innanzitutto voleva sapere cosa esattamente la ragazzina aveva detto a Hijiri, sperando, pregando che quest'ultimo non si fosse sbagliato, che non avesse frainteso.
Poi... ancora non lo sapeva.
Non sapeva cosa fare, cosa pensare, come comportarsi.
Cercò per un attimo di rimanere lucido.
Qualsiasi supposizione partiva comunque dallo stesso punto: la dichiarazione della ragazza.
Si ricordò che Hijiri gli aveva detto che alle 16:00 la avrebbe accompagnata alle prove.
Doveva parlare con lui. Lo avrebbe raggiunto lì.
Si allontanò rapido dalla battigia, tolse delicatamente i granelli di sabbia che gli erano rimasti attaccati ai piedi, risistemò i pantaloni e si rimise calzini e scarpe. Risalì rapidamente lungo la scogliera, giungendo in alto senza alcun affanno.
Tornò alla villa all'interno quale afferrò prontamente la giacca sulla poltrona e le chiavi dell'auto.
Mise in moto e partì, spedito, verso l'edificio delle prove.
Quando raggiunse la struttura, accostando al marciapiede opposto di fronte l'ingresso, guardò l'orologio: le 16:20.
Spense il motore e attese pazientemente.
Cinque minuti dopo vide un taxi, alla cui guida riconobbe il suo dipendente, accostare esattamente daventi all'ingresso e poi...
Vide lei, Maya Kitajima.
Scendeva sall'automobile sorridente. Si inchinò leggermente a salutare Hijiri prima di richiudere lo sportello e si voltò risalendo i gradini dell'edificio.
Masumi scese dalla vettura, osservandola scomparire dietro le porte d'ingresso.
Il suo sorriso, il sorriso di quella ragazzina... Dio quanto era bello!
Strinse con forza lo sportello che aveva ancora tra le mani.
Dovette sforzarsi seriamente per non seguirla dentro l'edificio.
Chiuse rapidamete lo sportello e attraversò la strada chiamando il tassista che, riconosciutolo, lo attese pazientemente.
Una volta accomodatosi nel sedile posteriore, Hijiri rimise in moto dirigendosi verso un vecchio parcheggio a una decina di isolati da lì.
Una volta arrivati cominciò a parlare.
Hijiri raccontò al signor Masumi ogni particolare della conversazione avuta con la ragazza: il timore di quest’ultima di deludere tutti e di perdere il suo ammiratore nel caso questi venisse a conoscenza che si fosse innamorata e la confessione fatta prima di scappare via la notte precedente al parco.
- E stamattina, quando ho accompagnato la signorina Maya, l’ho rassicurata che non avrei detto nulla che avrebbe potuto metterla in imbarazzo con il suo ammiratore - concluse sorridente osservando il signor Masumi dallo specchietto retrovisore.
- Capisco… quindi lei non ha fatto il mio nome? - chiese Masumi, poi continuando – In fondo, non era necessario. - sorrise - E può star certa che non hai detto nulla che
potesse metterla in imbarazzo con il suo ammiratore - lo canzonò allegro.
Ci fu un attimo di silenzio e Hijiri, osservando dallo specchietto con un'espressione più seria chiese:
- Cosa ha intenzione di fare adesso signor Masumi? -
Masumi si fermò a pensare.
Che cosa avrebbe fatto?
Come avrebbe agito?
Se avesse potuto seguire soltanto il suo cuore sarebbe corso immeditamente indietro, lì da lei, e le avrebbe detto ogni cosa.
Le avrebbe detto che l'amava... e si! Le avrebbe detto che era lui, era sempre stato lui in suo ammiratore.
Come avrebbe reagito?
Sarebbe stata contenta?
Sarebbe rimasta delusa?
Lo avrebbe perdonato e accettato anche allora?
Ma
se lo avesse fatto, se solo avesse accettato allora lui...
Ma poteva davvero?
Poteva davvero andare da lei adesso, in questo momento?
No.
Conosceva bene la risposta: non poteva.
Non adesso, non in quelle circostanze. Con suo padre, e Shiori... no era impossibile.
- Ancora non so Hijiri. - gli rispose seriamente - Tutto ciò che voglio... è che lei possa essere felice, che lo possa essere davvero... e io... -
- Sono sicuro che agirà nel migliore dei modi, signor Masumi. - lo interruppe confortandolo - Su, adesso la riaccompagno. E si ricordi - aggiunse guardando l'uomo con determinazione dallo specchietto - che potrà sempre contare sul mio aiuto. Sempre. In ogni caso. -
Masumi incrociò lo sguardo dell'uomo nello specchietto.
Non mentiva, lo sapeva bene.
- Ti ringrazio. - fu l'unica cosa capace di dirgli.
Hijiri gli sorrise, prima di rimettere in moto e concentrarsi sulla strada.
Ritonarono all'auto in silenzio, Hijiri voleva lasciargli tutto il tempo necessario per riflettere e Masumi ne sentiva davvero il bisogno.
Tornato alla sua auto Masumi decise di ritonare in ufficio: erano le 16:50.
Era pur sempre il presidente e occorreva che desse l’impressione di stare lavorando.
Suo padre era sospettoso, troppo sospettoso e, probabilmente, aveva già piazzato delle spie tra i suoi dipendenti: doveva essere cauto, adesso più che mai.
Ripartì in fretta.
***
Entrata nell'edificio delle prove, Maya si sentì chiamare da una voce maschile.
Si voltò verso destra e riconobbe Sakurakoji che le si avvicinava.
– Ah, ciao Sakurakoji! - lo salutò allegramente.
– Ciao! - il ragazzo ricambiò sorridente -Noto che sei di buon umore. Allora? Come è andato il primo giorno al circo? - le chiese.
– Bene, è stato... fantastico. Mi sono divertita un mondo. -
– Ma come! - disse scherzando Sakurakoji – Cominciamo bene! Invece di lavorare ti metti a giocare? - rise, strizzandole l'occhio.
Maya scoppiò a ridere.
Il ragazzo la osservò.
– Sono davvero contento di vederti ridere. Era ora! - le disse dolcemente.
La ragazza comprese.
– Si, Sakurakoji... era ora. - ripetè serenamente, poi – Oh! E la tua mattina al tempio? -
– Tranquilla. - le rispose sereno anch'egli - L'atmosfera è davvero pacifica... - e scherzando – quasi quasi invece di meditare mi stavo addormentando! -
– E poi parli per me?! - rise Maya.
- Sono lieto - li interruppe una voce dietro loro - di vedervi sorridere. - era il signor Kuronuma - Forza pelandroni!! Vi tocca provare adesso! Perditempo! -
I due ragazzi si misero sull'attenti, rispondendo all'unisono:
- Si! - prima di allontanarsi di corsa verso i rispettivi spogliatoi per cambiarsi.
Entrarono nella sala prove quindici minuti dopo che quasi erano le 17:00.
– Certo ce ne avete messo di tempo a cambiarvi! - li riprese Kuronuma - Forza, cominciamo! - batté le mani – Kitajima, Sakurakoji! Per il pomeriggio ci concentreremo sulle scene di gruppo. Cominciamo con la festa! Su, forza! Ognuno ai propri posti! Akoya, ricorda: tu sei il fulcro della festa e a te si rivolgono tutti per invocare preghiere e benedizioni. Isshin: tu te ne stai in disparte a osservarla pensieroso. Cominci a intuire l'essenza divina di Akoya. Siamo intesi? -
– Si, signor Kuronuma. - rispose il ragazzo.
Il regista batté le mani una seconda volta e diede inizio alle prove, osservando e correggendo, anche bruscamente, chiunque sbagliasse o non ritenesse perfetto. Fece ripetere la scena almeno una decina di volte, poi proseguì con gli altri attori.
Erano ormai le 20:30 quando il regista lasciò andare il resto del cast. trattenendo i due ragazzi.
- Adesso siamo solo noi... - disse senza guardarli in volto - Akoya! Isshin! Fatemi vedere la scena in cui iniziate a vivere come innamorati. Non tutta! Cominciamo da Isshin, dalle battute “non si sa da dove provengo né come mi chiamo”, intesi? Forza! -
I due ragazzi presero posizione una di fianco all'altro.
Al battito di mani del regista, Sakurakoji si voltò lateralmente, posizionandosi di spalle alla ragazza, e chinando il capo.
Strinse i pugni, cominciando con le sue battute.
- *Non si sa da dove provengo, né come mi chiamo...* - recitò gravemente – *Non ti preoccupa stare insieme a un uomo come me?* - chiese con un punta di timore, poi fece una leggera pausa - *Ma sono io a preoccuparmi...* - poi ancora gravemente – *non penso di essere un uomo adatto a te...* - si piazzò di fronte alla ragazza, le prese con la mano destra il braccio sinistro poco al di sotto della spalla, mentre tenne la sinistra parallela al corpo, stringendo il pugno – *Non ho nulla... né nome... né passato...* - alzò la sinistra e si toccò il petto – *ho solo questo corpo...* - avvicinò il viso a quello della ragazza – *e questi occhi per guardarti...* -
Maya sorrise, lo interruppe mettendogli una mano sulle labbra e fece un passo indietro.
– *Per la tua Akoya questo è sufficiente!* - esclamò amorevolmente, poi gli prese il viso con entrambe le mani e chiese sapendo di non dover aspettare risposta - *lo sai?* - lasciò il viso del ragazzo – *Cosa sono nome e passato rispetto al poter vivere con me ora che mi hai incontrato?* -
Gli prese le mani, le strinse nelle sue.
– *Questo può bastarci...* - sollevò le mani del ragazzo congiungendole in un gesto di preghiera insieme alle sue sotto il suo mento e, con infinita dolcezza, lo implorò – *abbandona, te ne prego, il tuo passato* – fece una pausa e lo guardò fisso negli occhi – *diventa solo mio, della tua Akoya...* - lo implorò.
Per un attimo Sakurakoji rimase incantato.
"
Maya..." pensò.
Si riprese.
Lasciò le mani della ragazza e le afferrò le spalle.
- *Un uomo come me?* - le chiese - * Ne sei sicura Akoya?* -
Maya sorrise e, con sicurezza, aggiunse:
- *Tu sei l'altra parte di me. Io sono l'altra parte di te...* -
– *Io sono te.* - riprese lui - *Tu sei me...* – le strinse le spalle con forza – *ti penso con tenerezza... non sapevo che ci fosse tanto ardore dentro me!* -
– *Amore mio... eravamo stati separati...* - con serenità aggiunse la ragazza – *ma ora torniamo a essere uno...* -
– *Ora che ci siamo incontrati come è possibile vivere separati?* - la interruppe il ragazzo, la abbracciò – *Ormai non possiamo allontanarci!* - la strinse più forte e con maggior vigore proseguì – *Il mio nome e il mio passato non sono importanti quanto te: resto... anche se non so chi sono...* - con dolcezza la rilasciò dall'abbraccio e accostò la sua fronte a quella della ragazza guardandola fissa negli occhi e mettendole le mani alla vita – *Gli occhi per guardarti, le mani per accarezzarti, questo corpo per amarti...mi bastano solo questi...* -
Maya sorrise e lo abbracciò con slancio.
– *Come sono felice caro!!* - esclamò con gioia.
CLAP!
Il regista li interruppe.
– Basta così per oggi! - gridò loro – dovete ancora migliorare... specialmente tu Kitajima. Ma direi che simao vicini. Ricordatevi dei vostri movimenti di oggi! -
Così dicendo licenziò i due ragazzi e andò via.
Maya salutò rapidamente Sakurakoji e andò via di corsa dalla sala.
Sakurakoji rimase ancora lì.
Non era riuscito a uscire dal suo personaggio.
La dolcezza di Maya... no,
quella di Akoya, lo aveva incantato.
Si riprese a stento, accorgendosi di esser rimasto solo nella sala.
Uscì di corsa cercandola in corridoio.
- Maya! - gridò - Aspetta! - si accorse che non c'era nessuno.
- Ti accompagno... - sussurrò appena.
Maya era già andata via.
Aveva già smesso i panni di Akoya ed era tornata a essere la solita Maya, la solita sfuggevole Maya.
Sfuggevole...
sempre.
Scosse il capo affranto.
Andò via anche lui... solo.