Murasaki no Bara no Yume  - Glass no Kamen  * Il Grande Sogno di Maya * Anime, Manga, Drama, World e Fanwork

The Moon Shadow, Chigusa & Ichiren. Cominciò così...

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evis75
view post Posted on 27/7/2010, 12:42




siii!!!bravissima Flo!!!aspetto con ANSIA il seguitoooo!!
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 27/7/2010, 13:09




>Emer: Eh beh, inevitabilmente Memorie di una geisha mi ha influenzato, anche perchè serve alla mia fissa sulle origini della Tsuky :) Leggi il libro, è meraviglioso!!! Mi sto facendo influenzare anche da Kawabata, adesso...:fufu:

>Evis: ti accontento a breve!!
 
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Yayoi
view post Posted on 29/7/2010, 22:43




Cosa vedono i miei occhi??' Allora ne hai cominciata un'altra :)

Solo che non capisco quando dici: Continua (spero...)

Mi sembrano splendidi i primi capitolli. Perchè non continuare se ti va e hai tempo???

Qui hai un sacco di fans che ti aspettano e la sensei è un bellissimo personaggio da sviluppare (non come Masumi, ma insomma, non si può avere tutto.

Complimenti Flo :applausi:

Baby

 
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~*Floriana*~
view post Posted on 29/7/2010, 22:49




Ahh non l'avevi vista? ;)

Questo è un ghiribizzo, che all'epoca del primo cap non sapevo se avrei continuato...non è solo questione di avere tempo, è che questa è difficile! Qui siamo a Tokio negli anni 20-40, e poi la storia di Ichiren e Chigusa è piuttosto travagliata...ma se mi esce bene credo che terrò più a questa ff che a Le Porte del Destino...

Chigusa è un personaggio magnifico, e Ichiren mi consente di esplorare il tema del "maestro"...oltre che essere una figura affascinante come e forse più di Masumi (non a caso ne è la copia sputata ;))

Quanto a Masumi...beh non è detto che non ce lo ritroviamo anche qui ;)

Speriamo bene, intanto grazie per il tuo apprezzamento ;)
 
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Yayoi
view post Posted on 29/7/2010, 22:54




(non a caso ne è la copia sputata ;))

Non so se sono proprio d'accordo. "Chi ti ama non ti lascia sola."

Io sono sempre positiva, ma le dita per Masu le incrocio comunque ;)
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 29/7/2010, 23:01




Intendevo fisicamente...
Comunque hai ragione tu, chi ti ama non ti lascia sola...infatti è proprio per questo che la storia di C e I è molto più complicata di quella tra M e M, che già è complicata di suo...
E poi non è che anche Masumino nostro non abbia lasciato sola la nostra Maya, io il fidanzamento con Shiori non glie lo perdono...ma del resto anche lui era messo alle strette dalle circostanze, così come Ichiren che era addirittura già sposato.
Ichiren però era più debole, infatti si suicida senza una ragione apparente, lasciando sola la povera Chigusa...
Insomma, questa storia è triste e si sa in partenza, ma voglio comunque raccontarla!
 
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Yayoi
view post Posted on 29/7/2010, 23:08




Uffff......il fidanzamento.... non me lo ricordare. Ti prego :rage: :rage:

Sì, comunque la storia C&I è sicuramente molto più complessa.

Ma guarda il lato positivo: Sai già come va a finire!!! :risata: :risata:
Questo ti dovrebbe aiutare :)
(In questo momento mi sento bastard inside!!!) Ovviamente stò scherzando!!!

Baci
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 29/7/2010, 23:12




:risata: hai proprio ragione!!
Ma questo in realtà mi complica le cose perchè lo sapete anche voi come va a finire... ;)
 
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Yayoi
view post Posted on 29/7/2010, 23:26




Ma come dice la sensei: non è l'arrivo, ma il percorso per arrivarci"!!!

Mi sento molto saggia :)
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 4/8/2010, 11:19




CAPITOLO 4 – La voce di Ruriko

Il signor Takebata smise per un attimo di contare i soldi, e si mise a fissare Chizu. La piccola stava estraendo le monete dai borsellini trafugati, mettendo i borsellini da una parte e il denaro dall’altra. Il denaro, poi, lo portava al signor Takebata, che lo contava e lo riponeva al sicuro, mentre i borsellini venivano selezionati, e i migliori venivano rivenduti al mercato nero.

Il signor Takebata guardava le mani paffute della piccola Chizu, le sue guance rosee, la sua energia nel trotterellare avanti e indietro. Quella sera parlò a sua moglie.
-Mi sembra che quella bambina sia ben nutrita. Un po’ troppo ben nutrita – le disse.
-Che vuoi dire? – rispose la signora Takebata.
-Voglio dire che qualcosa non quadra. Non può essere così paffuta. Da noi non mangia nulla, e si nutre solo con quello che Ruriko riesce a rimediare per sé e per lei. – Il signor Takebata si lisciò il mento. – Non vorrei che quella ragazza avesse trovato una fonte di guadagno di cui non ci ha informato. Da domani la farò seguire.

Così, dal giorno dopo, quando Ruriko e Chizu uscivano per andare in città, Shiro, un ragazzo dei più grandi e dei più agili di casa Takebata, le seguiva a distanza. Appiattendosi contro i muri, confondendosi con la gente, nascondendosi dietro le tende dei chioschi, Shiro vedeva Ruriko raccontare storie negli angoli delle strade, giocare con Chizu nelle pause, prendersi qualche distrazione spiando nei teatri e nei cinema, sempre con la bimba al seguito. Il ragazzo non ci mise molto, in tal modo, a scoprire che, almeno due volte al giorno, Ruriko lasciava Chizu ad aspettarla accanto al tempio o su un ponte, e spariva per delle mezzore in compagnia di uomini sempre diversi. E, puntualmente, tornava dalla bimba con qualche leccornia per sé e per lei.
-Ho capito – disse Takebata reprimendo a stento la rabbia, quando Shiro gli ebbe raccontato ogni cosa. – Stasera, quando Ruriko torna, portala da me.

***


-Sai Chizu-chan, di questo passo presto saremo presto in grado di andarcene – canterellava Ruriko tenendo per mano la bimba che le saltellava al fianco.
-Dove vuoi andare? – chiese Chizu, che non sapeva nemmeno immaginare il significato della parola andarsene.
-Dove vogliamo andarcene, vorrai dire, perché tu verrai con me – sorrise Ruriko, e i suoi occhi nocciola splendettero di riflessi d’oro. – Andremo a Tokio, dove ci sono tante opportunità. Voglio diventare attrice. Voglio girare il mondo. E presto avrò abbastanza soldi per poterlo fare. Vedrai come ci divertiremo, Chizu-chan.
Chizu continuò a saltellare accanto a Ruriko, un po’ confusa, ma non vedeva perchè dubitare che quel che la ragazza diceva avesse un senso. Non erano forse magiche, le sue parole?

Quando le due entrarono in casa, però, il sorriso di Ruriko si spense.
-Il signor Takebata ti vuole vedere – le disse Shiro senza tanti preamboli, appena la vide.
Ruriko subito sent un’angoscia attanagliarle lo stomaco, ma non disse nulla. Chinato il capo, lasciò la mano di Chizu e, dopo averla guardata profondamente per qualche attimo, le voltò le spalle e seguì il ragazzo nella stanza del signor Takebata.

La bimba restò nel corridoio, stordita. Aveva un vago timore che ci fossero guai in vista per Ruriko, anche se non sapeva indovinare il motivo. Vide Shiro uscire dalla stanza, lanciarle uno sguardo obliquo e sparire dalla parte opposta. Corse alla porta del signor Takebata e la dischiuse leggermente.
-Parla!-stava urlando Takebata sul viso della ragazza, che, a capo chino, non reagiva. Egli era paonazzo e terribile, con le vene sul collo e sulle tempie che sembravano voler scoppiare. – Così pensavi davvero di potermi fregare, eh? Parla, puttana!
Le assestò un ceffone che la fece crollare al suolo. Ma, ancora, non un suono uscì dalle labbra di Ruriko.

-Dopo tutto quello che ho fatto per te tu mi truffi in questo modo?-Takebata la prese per un braccio e la scrollò violentemente. Chizu aveva paura e voleva scappare, ma sentiva i piedi incollati al pavimento. Guardava i capelli di Ruriko saltellare impazziti sul suo viso, la testa muoversi come senza vita agli scrolloni, gli occhi, fino a poco prima così vivaci, bassi e come assenti. Non sapeva, Chizu, se quella fosse davvero la sua Ruriko, o solo un manichino senz’anima.

-Vuoi parlare, piccola schifosa?-Takebata le diede un calcio nelle reni, e il corpo della ragazza cadde lungo disteso sul pavimento. Allora Chizu cacciò un gridolino e fuggì, rifugiandosi nel sottoscala. Si tappò le orecchie con le mani, singhiozzando, ma poteva comunque udire i tonfi furiosi della rabbia di Takebata che si sfogava sul corpo di Ruriko, e grida che l’uomo emetteva nello sforzo di assestare colpi, ancora e ancora. D’un tratto, un grido prolungato fendette l’aria; poi, più nulla. Chizu smise di piangere, meravigliata. Quella fu l’ultima volta che la bimba udiva la voce di Ruriko.

***


Shiro rientrò in casa e si asciugò il sudore dalla fronte. Si ritrovò davanti agli occhi la piccola Chizu, che l’osservava con sguardo opaco, e, sentendosi vagamente a disagio, distolse gli occhi.
-Hai finito? – gli chiese Takebata.
-Si, signore – rispose il ragazzo.
-Bene. Non farne parola con nessuno.

Shiro sparì su per la scala, e Chizu restò in piedi, a guardare abbacinata oltre la porta aperta, da cui si vedeva la terra smossa di fresco ai piedi del nespolo in giardino. D’un tratto, la porta si richiuse sbattendo davanti a lei, ed ella sobbalzò, guardando in su. Il signor Takebata la stava osservando con lo sguardo più crudele che la bimba avesse mai visto.
-Quanto a te, piccola mangiapane a tradimento – le disse l’uomo – sappi che la festa è finita. Da domani lavorerai coi ragazzi come tagliaborse, e dovrai provvedere da sola al tuo cibo. Sei una traditrice, e nessuno ti rivolgerà mai la parola. Causaci dei guai, e andrai subito a raggiungere quella puttana della tua amica.

Senza aspettare risposta, Takebata sparì, lasciandola sola. Chizu restò dove si trovava, incapace di muoversi, né di pensare. Una lacrima, che scivolava sul suo visetto sporco, era l’unico segnale che c’era ancora vita in quel corpicino.

Continua...
capitolo successivo
 
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Emer Kenobi
view post Posted on 5/8/2010, 18:21




caspita davvero forte questo capitolo! povera Ruriko.. e povera Chizu!
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 6/8/2010, 00:10




Si forse ho esagerato...ma ecco un altro capitolo! Visto il titolo...tra poco se ne esce ;)

CAPITOLO 5 – Ichiren Ozaki

Ripensando, da adulta, ai due anni successivi, Chizu dovette accorgersi che non li ricordava affatto, se non come un periodo buio e indefinito, dominato da un’unica sensazione: la fame. La bambina aveva perennemente lo stomaco vuoto, perché nessuno provvedeva a lei.
Usciva ogni giorno con i ragazzi più grandi, che organizzavano le loro scorribande in piccoli gruppetti: di solito un bambino creava diversivi (si metteva a gridare, o a compiere acrobazie da saltimbanco) per distrarre le persone, e tutti gli altri ripulivano i malcapitati che si lasciavano imbambolare. Dopodichè, compiuto il furto, i ragazzi se la davano a gambe, nascondendosi dove potevano. Si ritrovavano poi in un altro punto della città, ricongiungendosi come seguendo un istinto innato, visto che raramente comunicavano tra loro attraverso parole. Quanto al procurarsi il cibo, ognuno provvedeva per sé. Spesso, se due bambini della banda si trovavano a rivaleggiare per lo stesso tozzo di formaggio o lisca di pesce, ne nasceva una rissa senza pietà, da cui entrambi uscivano malconci, e uno solo fuggiva con la preda.

Chizu non era brava in nessuna di queste cose. Non riusciva a distrarre le persone, perché il suo bellissimo visetto, che incantava i passanti quando era solo una neonata in braccio a Ruriko, era nascosto sotto una ripugnante maschera di sporco, e tutti la scansavano. Non era abbastanza scaltra da indovinare dove le persone tenevano i borsellini, e non sapeva sottrarli con destrezza: veniva quasi sempre scoperta e scacciata via. Non era svelta a scappare se inseguita, perché aveva le gambette troppo corte, e spesso perdeva di vista il gruppo dei ragazzi, che la lasciavano sempre indietro. Allora era costretta a tornare a casa da sola, certa di essere battuta dai Takebata che si spazientivano nel vederla a mani vuote.

Quanto al cibo, mangiava un giorno su tre quando le andava bene, e solo grazie alla pietà di qualche donna che lavorava in un ristorante, o quando vinceva nel contendersi la spazzatura con i gatti randagi. A sette anni, Chizu era pallida ed emaciata, con un’espressione indicibilmente vuota sul viso. Morta Ruriko, non aveva più avuto contatti umani, e a stento ricordava come si faceva a parlare. Nessuna delle sue emozioni era umana: la sua anima era come narcotizzata dall’unica, lancinante e perenne sensazione di fame che veniva dal suo stomaco. Solo ogni tanto, di notte, mentre fissava il soffitto con i suoi occhioni verdi resi opachi dall’assenza di coscienza, sentiva una lacrima scivolarle per le guance pensando a quanto le mancavano le storie di Ruriko.

-Ti sei fatta scoprire di nuovo – le urlò un giorno il signor Takebata, furioso. – Ora ne ho veramente abbastanza. Ti concedo un’ultima possibilità: andrai da sola in città, e ti intrufolerai nell’edificio che preferisci. Se non riesci a tornare con qualcosa di valore, giuro che ti vendo alla prima casa di prostitute che trovo. Non ho certo intenzione di continuare ad ospitare una fannullona come te! E se non riuscirò a venderti, saprò come usarti come concime per il nespolo! Ora fila via!
La sbattè in strada con una pedata, e chiuse violentemente la porta. Chizu restò qualche istante in ginocchio sull’acciottolato, poi faticosamente si alzò e, a testa bassa, si incamminò lentamente verso la città.

***


-Bene, prossima scena! – gridò il regista con un ampio e deciso gesto del braccio, amplificato dal copione che teneva arrotolato in mano. Sembrava un generale che arringasse le truppe. Ubbidienti, gli attori si avvicendarono sul palco per la prova della scena successiva.
-Domani è la prima, eh, Ozaki-san? – bisbigliò sorridendo e fregandosi le mani il direttore della compagnia teatrale, un omino grasso e calvo dalla faccia gioviale che si era avvicinato al regista. – E’ soddisfatto?I miei attori sono all’altezza della sua regia?
-I suoi attori sono molto validi, Takeshi-san, e hanno lavorato duro – rispose Ozaki, senza staccare gli occhi dal palco dove era cominciata l’azione. Era la prova generale in costume, e l’attenzione doveva essere massima. – Ne ho individuati un paio che vorrei con me a Tokio per il prossimo spettacolo del teatro Gekko.
-Certamente – rispose il direttore. – Kasuke Ozaki è un mio grande amico, e per me essere d’aiuto a suo figlio è un piacere e un onore.
-La ringrazio Takeshi-san. Ora per cortesia, faccia silenzio.
-Certo, certo, Ozaki – san.

Ozaki tornò a fissare il palco con grande attenzione, con le braccia conserte e il volto teso, come se avesse paura che una singola parola o gesto degli attori potesse sfuggire al suo vaglio. Ichiren Ozaki aveva solo 21 anni, ma il suo nome, nell’ambiente del teatro di Tokio, era già sinonimo di perfezione scenica e rigore. Si occupava di regia e sceneggiatura nei teatri in cui suo padre, uomo facoltoso e mecenate, investiva; il suo quartier generale era il teatro Gekko di Tokio.
Il padre di Ichiren Ozaki, Kasuke, era un uomo ricco di famiglia, che possedeva diverse proprietà e molte terre in varie regioni del Giappone, e aveva saputo come investire le proprie sostanze in modo saggio, facendole fruttare considerevolmente. In gioventù aveva molto viaggiato, soprattutto in Europa, visitando in particolare l’Italia, la Francia e la Gran Bretagna. Dall’Europa era tornato con una moglie inglese, e con una grande passione per il teatro occidentale, cosa che fece la sua fortuna nell’era Meiji. Tornato in Giappone, infatti, investì in diversi teatri, attraverso i quali le opere dei maggiori drammaturghi occidentali divennero conosciute in un Paese che andava liberandosi da un millenario isolamento, per aprirsi al resto del mondo. Allevò suo figlio Ichiren, che aveva ereditato i capelli chiari e gli occhi color nocciola della madre, nella passione per il teatro, tanto che il precoce talento del ragazzo non tardò a svelarsi. A soli quattordici anni Ichiren scrisse la sua prima sceneggiatura. A sedici, diresse la prima opera teatrale. Rispettoso della tradizione, ma capace di interpretazioni moderne, Ichren alternava sul proprio palcoscenico spettacoli di teatro no a opere europee di contenuto passionale e rivoluzionario. In breve tempo era diventato un’autorità nella drammaturgia di Tokio.

Il sipario calò sull’ultima scena della commedia.
-Bene, potete andare. E domani, siate puntuali.
-Si, sensei!
Dai suoi occhi brillanti gli attori potevano capire quanto Ozaki fosse soddisfatto. Raramente esprimeva il suo parere a parole, se era un parere favorevole. Gli attori si inchinarono, e si recarono ai camerini per cambiarsi. E da uno dei camerini, all’improvviso, partì lo strillo di una donna spaventata.

-Ah!Al ladro! Al ladro!
A quell’urlo una figuretta minuta schizzò via correndo, con uno scrigno di gioielli tra le braccia. Accorsero tutti gli attori, con gran trambusto, e la circondarono. La bambina – perché si trattava di Chizu – cercò di farsi largo tra tutte quelle gambe, ma qualcuno l’agguantò da dietro, immobilizzandola a terra e facendole cadere lo scrigno, che sparse tutto il suo contenuto sul pavimento.
-Brutta ragazzaccia! Ora ti faccio vedere io! – esclamò rabbioso l’uomo che l’aveva presa. Ma fu fermato da una voce autoritaria.
-Lasciatela stare! – gridò la voce, e tutti gli attori, immediatamente, ammutolirono e si fecero indietro, lasciando la bambina sola sul pavimento, talmente abbattuta che non cercò nemmeno di scappare.

Ichiren Ozaki gettò uno sguardo su quell’esserino sporco e scarmigliato, che singhiozzava rannicchiato sul pavimento. E nel preciso istante in cui i suoi occhi si posarono sulla bambina, la sua anima seppe che nulla, nella sua vita, sarebbe stato più come prima.

Continua...
capitolo successivo
 
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briky
view post Posted on 6/8/2010, 08:27




Eh eh le famose anime gemelle, bel capitolo mi piace come hai descritto il primo incontro tra i due....
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 7/8/2010, 16:40




Grazie Briky...cerchiamo di vedere se Ichiren è davvero così debole come sembra nel manga, o se ha avuto le sue ragioni per fare quel che ha fatto, nonostante il richiamo della sua anima gemella!
 
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Emer Kenobi
view post Posted on 8/8/2010, 17:49




ahhh mi ero persa questo nuovo capitolo!
hai descritto così bene la situazione della pover piccola Chizu (peggio di Oliver Twist) che mi sono commossa giuro! sarà che poco fa era qui la piccola Nicoletta, la figlioletta di nostri amici ( ha quasi due anni ed è un amore, anche se non sta ferma un minuto^^) e mi sono immaginata la piccola Chizu con le sue sembianze in una sitazione del genere e mi venivano i brividi.

Mi paice anche la cura con cui hai introdotto Ichiren e il momento in cui incrocia per la prima volta lo sguardo della sua futura anima gemella... ho il sospetto che renderai davvero più giustizia tu a questa coppia e renderai anche migliore il personaggio di Ichiren... non dico al pari di Masumi però meno meglio di come ne esce dal manga.
 
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239 replies since 11/7/2010, 02:01   4107 views
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