Se mi davate per dispersa...beh, non è così
Continuo con la saga di Ichren e Chigusa...cominciano i guai al teatro Gekko.
Buona lettura dalla vostra latitante fan writer
CAPITOLO 9 – Io sarò sempre con lei-È una cosa terribile, Genzo. Terribile. Bisogna avvertire Ichiren-sensei. Quell’Hayami ha passato il segno. Deve sparire dalla nostra vita. A costo di non fare mai più trasferte.
La voce di Chigusa tremava mentre ella si torceva le mani, misurava a passi nervosi la stanza. Genzo la osservava, seduto davanti a lei, all’apparenza distaccato, ma le gocce di sudore che gli imperlavano il viso pacato dopo lo sforzo fatto – trascinare di peso in casa un uomo malconcio, medicarlo e metterlo a letto - tradivano lo stesso sdegno.
Erano passati diversi mesi da quando la Dea Scarlatta aveva debuttato per la prima volta con la collaborazione della Daito Art Production di Eisuke Hayami. Dopo i primi successi, molti altri spettacoli del teatro Gekko erano stati promossi dalla nuova casa di produzione, rendendo famosi i nomi di Ichiren Ozaki e Chigusa Tsukikage. Un nuovo dramma del maestro Ozaki avrebbe debuttato entro pochi giorni, ma questa volta il regista aveva deciso di non farlo produrre alla Daito.
Quando Ichiren aveva comunicato questa sua decisione ad Hayami, gli aveva spiegato di aver bisogno di un momento di pausa dalle faticose trasferte e che si sarebbe rivolto a lui ancora, più in là nel tempo. Invece, la sua intenzione era quella di cercarsi un altro impresario. Man mano che la Daito acquistava importanza, infatti, il suo fondatore si faceva sempre più aggressivo, invadente. In più Ichiren non gradiva il modo con cui quell’uomo parlava della Dea Scarlatta: come se fosse sua, come se volesse comprare ogni singolo respiro di coloro che la interpretavano. Compresa Chigusa, alla quale Hayami, maldestro ma caparbio, aveva cominciato a fare omaggi continui e costosi, nella speranza di entrare nelle grazie dell’attrice che lo aveva sempre trattato con degnazione, quando non con aperto disprezzo. Ozaki aveva giudicato meglio allontanarsi almeno per qualche tempo dall’influenza di Hayami. Questi sul momento non aveva obbiettato alla decisione del maestro, ma inspiegabilmente tutti coloro a cui fu fatta la proposta di promuovere il nuovo spettacolo di Ozaki avevano rifiutato cortesemente: una cosa che in altri tempi non sarebbe mai accaduta. Ma il maestro non si era arreso, e aveva continuato a bussare a tutte le porte, pensando solo a trovare chi potesse continuare a finanziare il successo della sua prima attrice.
Finchè quella notte Genzo non era rientrato in casa a notte fonda, trafelato, trascinando sulle spalle un uomo in pessime condizioni e seguito da un altro messo non meglio, ma almeno in grado di reggersi in piedi. Aprendo la porta del teatro si era trovato davanti Chigusa, rimasta alzata per provare la propria parte, e non aveva potuto nasconderle il fatto. Insieme avevano messo a letto i due uomini, trascinandoli a fatica. Poi Genzo aveva raccontato alla giovane attrice quanto era capitato. I due erano gli attori principali del nuovo dramma di Ozaki. Genzo li aveva trovati per strada, appena fuori da una bettola dove avevano passato la serata in compagnia di alcuni tipi che il gestore del locale aveva definito “gente rispettabile” , ma che erano degli Yakuza conosciuti per far parte del giro di Eisuke Hayami. La serata era stata allegra, avevano mangiato e bevuto molto, poi il sakè era salito al cervello ed era finita a rissa. I due, ubriachi e malmenati erano rimasti sul selciato, dove Genzo li aveva raccolti, mentre i loro compagni erano andati via come nulla fosse per un’altra strada, come dopo una missione compiuta.
-Ma come è potuto succedere, Genzo? – chiese sconvolta Chigusa, con lacrime di rabbia che le affioravano agli occhi. – Due artisti…nutriti, allevati dal maestro Ichiren, ridursi in questo stato, e a pochi giorni dalla prima! Non hanno dunque nessun rispetto per il nostro lavoro? Che direbbe Ozaki-sensei se lo sapesse?
A braccia levate, Chigusa si ficcò disperata le mani tra i folti riccioli neri, in una posa che non sarebbe sembrata fuori luogo sul palcoscenico, e Genzo pensò che raramente l’aveva vista così bella. Ma non replicò nulla alla sua domanda. Non poteva certo rivelarle che episodi come quelli si erano ripetuti spesso negli ultimi tempi, che Ichiren lo sapeva da molto tempo e che da molto tempo taceva.
***
Il giorno dopo, qualcuno suonò alla porta, e quando Chigusa andò ad aprire si trovò davanti un fattorino con un grosso cesto di fiori e con un pacchetto per lei. Dall’imballaggio, la giovane vide che si trattava di un articolo proveniente dalla più prestigiosa gioielleria della città. E un’ondata di rabbia si impossessò di lei.
-Firmi qui, prego – disse il fattorino, porgendole la bolla.
-No, aspetti – lo fermò lei invece, e scritte in fretta poche parole su un biglietto, che chiuse in una busta e gli consegnò. – Restituisca tutto a chi lo ha mandato, e aggiunga questo. E in più dica a quel farabutto che la smetta di mandarmi regali. Non accetto niente da chi cerca di rovinarci.
Il fattorino, col viso impassibile di chi ha vissuto molte volte la stessa scena, si inchinò e andò via. Chigusa restò sola, col sangue che ribolliva. “Maledetto Hayami”, pensò. “Cerca di rovinare il maestro Ichiren e di ingraziarsi me. Ma non mi avrà mai. Mai”.
-E’ un ammiratore tenace, non si può negare – disse Ichiren, comparendo nell’atrio. – So che ti manda fiori e gioielli quasi ogni giorno da molto tempo, ma tu li rimandi sempre indietro.
Chigusa sussultò, ma presto si ricompose e lo guardò con l’aria di sfida che si può avere solo verso colui che si ama quando lo si vuol salvare da un baratro.
-Si sbaglia, sensei. E’ solo un criminale che cerca di rovinarci.
-Ma che dici, Chigusa – replicò lui con un sorriso forzato. – E’ un uomo potente, che può farti arrivare molto in alto. Forse dovresti accettare i suoi doni.
-Sensei! – A Chigusa si seccò la gola, e gli occhi verdi le lampeggiarono non tanto di rabbia, quanto di dolore. Come poteva Ozaki dire una cosa del genere? Come poteva non capire di che razza fosse Hayami? E soprattutto, come poteva desiderare davvero venderla ad un uomo? Teneva dunque così poco a lei?
-Non sono una prostituta – disse con voce bassa e roca, quando si fu ripresa dall’emozione, e Ozaki sussultò a queste parole, comprendendo di averla ferita. – Lei non ha il diritto di vendermi al miglior offerente.
Ichiren le si accostò e l’abbracciò teneramente.
-Scusami, cara Chigusa, non volevo ferirti – mormorò, e all’istante sentì il corpo di lei rilassarsi. “Tiene a me, dopotutto”, pensò la giovane, sentendosi venire le lacrime agli occhi.
-Io ho in mente solo il tuo bene – riprese Ozaki, sciogliendola dal suo abbraccio. – Non capisci? Hayami può davvero trasformarti in una stella. Guarda come ha portato la nostra Dea Scarlatta in giro per il Giappone, e quanto ha già fatto perché il tuo nome fosse conosciuto ovunque. Può farlo ancora…a patto che tu smetta di trattarlo male. Presto potrebbe stancarsi e rivolgere la sua attenzione ad un’altra attrice.
-E magari farmi malmenare, come ha fatto con Ken e Koji ieri notte? E con chissà quanti altri nei giorni passati? - ribattè Chigusa, con gli occhi fiammeggianti.
Ichiren rimase interdetto.
-Non pensavo tu lo sapessi – disse, cambiando tono di colpo.
- E lei lo sapeva? – Chigusa restò stupefatta. – Lo sapeva e non diceva nulla?
-Non volevo farti preoccupare – replicò lui. - So che quell’uomo non ti è mai piaciuto, ma non voglio che la tua antipatia per lui ti chiuda delle porte in futuro. Tu devi pensare alla tua carriera. Il resto si sistemerà.
-Sensei!- esclamò Chigusa per la seconda volta, fuori di sé. – Per amor del cielo, non mi tratti come una bambina! Davvero crede che per amore della carriera mi abbasserei a lavorare con una persona simile? Con una persona che cerca in ogni modo di rovinare l’uomo che…
Tacque di colpo, vedendo gli occhi d’oro del maestro Ozaki – ormai circondati da piccole rughe – sgranarsi come per un’emozione improvvisa. E, arrossì, temendo di aver detto più di quanto le fosse consentito.
-Lei è l’uomo a cui io devo tutto – riprese Chigusa, non osando sollevare lo sguardo. – Ho lavorato per la Daito solo perché lei me lo ha chiesto, e io non posso negarle niente. Ho tollerato per mesi che quell’uomo mi corteggiasse con fiori e regali, perché temevo che potesse vendicarsi danneggiando gli affari del teatro Gekko. Ma ora – esclamò Chigusa, stavolta guardando il maestro in viso - sapendo quello che so, non posso pensare di farlo ancora. E non deve farlo nemmeno lei. Dobbiamo liberarci di Hayami, Ichiren-sensei!
-Vorrei che fosse possibile, Chigusa – rispose lui, con una vena di rassegnazione nella voce. – Sa il cielo se lo vorrei e se ho tentato. Vorrei avere io i mezzi necessari per assicurarti un successo tale che nessuno potrà più portartelo via. Ma contro la rete che la Daito ha in tutto il Giappone io non posso far altro che perdere. E così sarebbe di qualunque altro produttore, ammesso di trovarne uno disposto ad aiutarci.
Ichiren non aveva tutti i torti. Non teneva in alcuna considerazione la competenza di Eisuke Hayami in fatto di arte, e sapeva bene che la maggior parte degli spettacoli prodotti dalla Daito Art Production erano niente altro che roba adatta a fare soldi facili, in fretta, e per passare sui cartelloni dei teatri senza lasciare nessun segno. Però, producendo un gran numero di quegli spettacoli, insieme a poche grandi opere come la Dea Scarlatta, il nome della Daito era diventato ormai così conosciuto e temuto nell’industria culturale che nessun produttore avrebbe mai osato metterglisi contro. Soprattutto conoscendo le aderenze di Eisuke Hayami con le più alte sfere del potere lecito e illecito.
-Il mio successo non è girare per il Giappone. Il mio successo è essere lì dove lei si trova, sensei – replicò Chigusa, le guance di porpora. – Non mi importa di niente altro. Hayami le mette i bastoni tra le ruote perché non vuole che noi facciamo trasferte con altri produttori. Bene, resteremo a Tokyo, con i mezzi che abbiamo; quell’uomo non potrà aver nulla in contrario. Lei sarà il produttore di se stesso. E se anche tutti l’abbandonassero – se lo ricordi, maestro - io sarò sempre con lei.
-Chigusa- mormorò Ozaki, tornando ad abbracciarla. – Mia cara, piccola coraggiosa Chigusa.
Continua... (spero presto!!)