Murasaki no Bara no Yume  - Glass no Kamen  * Il Grande Sogno di Maya * Anime, Manga, Drama, World e Fanwork

The Moon Shadow, Chigusa & Ichiren. Cominciò così...

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~*Floriana*~
view post Posted on 12/8/2010, 23:26




Emer, non so se essere contenta o meno di averti commossa :) grazie!
Ichiren è un maestro, deve avere qualcosa di buono se la Tsuki lo amava tanto...e voglio cercare di capire cosa :)

Spero di potermi dedicare bene all'esperimento di questa ff, anche se già mi frulla nella testa un'idea per una prossima storia di M&M......
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 17/8/2010, 15:51




Volevo regalarvi una stecca di cioccolato, ma il mio esodo elvetico ha prodotto invece questo capitolo!

CAPITOLO 6 - Prendi la mia mano

Lo senti’ avvicinarsi e inginocchiarsi accanto a lei, e si ranicchio’ ancor piu’ sul pavimento, tremando.
-Guardami, bambina – disse la voce accanto a Chizu. Era una voce profonda e ferma, ma non assomigliava a quella, cattiva, del signor Takebata, e nemmeno alle voci urlanti dei ragazzi che le avevano gridato contro fino a quel momento. Era una voce severa, ma in fondo, gentile. Solo per questo, pur continuando a tremare, Chizu le obbedi’, e alzo’ lo sguardo verso il suo proprietario.

Quando gli occhi verdi della bimba ebbero incrociato quelli di Ichiren Ozaki, la piccola smise immediatamente di piangere, e resto’ a bocca aperta, meravigliata. Quell’uomo aveva occhi color nocciola, profondi, con splendenti striature dorate. Occhi che risvegliavano in lei una memoria lontana: somigliavano infatti agli occhi di Ruriko. Chizu si fido’ subito di quello sguardo, come se lo conoscesse da sempre, come se fosse posato su di lei da una vita intera, vegliandola e proteggendola.

“Questa bimba ha degli occhi meravigliosi”, pensava nello stesso tempo Ichiren, stupito. L’uomo indovino’ il colore rosa delle guance sotto lo strato di sporco che le ricopriva, il corpicino fragile ma forte imprigionato dal fagotto di stracci che portava, gli stupendi capelli corvini camuffati in un pazzo arruffio. Indovino’ anche, Ichiren, il desiderio di vita celato in quella piccola esistenza da bestia. “Questa bimba è bellissima”, penso’. E in un lampo, senza chiedersi se fosse razionale o no, prese la sua decisione.

-Come ti chiami? – chiese.
-Chizu. – La piccola si asciugo’ gli occhi col palmo delle mani.
-E perché lo fai? Dimmelo – le disse dolcemente, circondandole le gracili spalle con le sue forti braccia.
-Il signor Takebata voleva qualcosa di valore – rispose Chizu, semplicemente. Non tremava piu’.
-Ozaki-sensei, le conviene lasciar stare quella piccola pezzente – ammoni’ uno degli attori, ma l’uomo non se ne diede per inteso.
-Povera piccola, ma non lo sai che questo è un teatro? Qui non c’è nulla che sia veramente di valore. – Ichiren, piano, l’aiuto’ a rimettersi in piedi, e le sorrise. - I nostri gioielli sono finti. E’ il palcoscenico che rende preziosi delle semplici cianfrusaglie senza valore. Il palcoscenico è un posto magico, sai?
Chizu guardo’ l’uomo di sotto in su. Due lucciconi le scivolarono giu’ per le guance.
-Allora mi venderà – mormoro’, col viso scuro.
-Chi ti venderà? – Ichiren non capiva.
-Il signor Takebata voleva qualcosa di valore. Se non glie la porto, mi venderà. - Aveva solo una vaga idea di cosa volesse dire essere venduta, ma Chizu parlo’ come se capisse perfettamente quale baratro avrebbe avuto davanti una volta abbandonata a se stessa. Lacrime salate e silenziose le scorrevano per il viso.

L’espressione di Ichiren muto’ dalla compassione allo sdegno. Serro’ la mascella e, deciso, porse una mano alla bambina.
-Portami da questo signor Takebata, piccola Chizu.
La bambina guardo’ Ichiren con occhi spalancati, senza capire.
-Prendi la mia mano, bambina – insistette allora il regista, sorridendole e mostrandole il forte palmo della sua mano. – E non preoccuparti di nulla. Sistemeremo tutto.
Chizu sorrise di rimando a quegli occhi d’oro, e, messa la manina nella mano di Ichiren, lo condusse fuori dal teatro, sulla strada per casa Takebata. Una scia di attori e inservienti li seguirono con lo sguardo, mentre scomparivano in fondo alla via, e scossero la testa stupiti. Ozaki – sensei non aveva mai fatto una cosa cosi’ avventata. Chissa’ cosa ne avrebbe pensato la signora Ozaki.

***


La signora Takebata stava scuotendo una stuoia fuori dalla porta di casa, quando vide avvicinarsi sulla strada due sagome indistinte. La prima, piu’ piccola, sembrava proprio quella dell’arruffata Chizu. Ma la seconda, che confronto a quella minuscola della bambina sembrava enorme, non aveva proprio idea di chi potesse essere. Aguzzo’ la vista finche’ il proprietario di quella sagoma non fu davanti al suo naso. Allora pote’ vederlo bene, e si lascio’ sfuggire un grido di stupore.

-Chizu! – esclamo’ furiosa la signora Takebata. – Si puo’ sapere cosa ti salta in mente? Come ti permetti di portare gente estranea a casa nostra?
-Lei e’ la signora Takebata, suppongo – rispose Ichiren in vece della bimba, che, a capo basso e senza osare alzar lo sguardo, si succhiava il pollice.
-In persona. E lei chi sarebbe? – fece la donna, inquisitoria.
-Io sono un acquirente. Spero mi vorra’ accogliere come si conviene.
La signora Takebata sgrano’ gli occhi, e soppeso’ lo sconosciuto con lo sguardo. Quindi – Un momento – disse, e corse dentro a chiamare il marito.
Di li’ a pochi momenti, il signore e la signora Takebata discutevano con lo straniero la vendita di Chizu. Senza nemmeno prendersi il disturbo di invitarlo in casa, gli chiesero una cifra spropositata in oro. Ichiren pago’ senza fiatare ne’ contrattare.
-Ah, si vede che lei e’ un signore – fece Takebata, intascando la borsa piena di denaro. – E per di piu’ ha l’occhio buono. Chizu un giorno sara’ una bellezza, ma anche ora, se non si trascurasse cosi’ tanto, sarebbe degna di un bell’uomo come lei. A noi questi soldi fanno comodo…e anche lei sara’ contenta di stare a Tokio con un uomo benestante.
Ichiren si limito’ ad uno sguardo sprezzante all’indirizzo dei due malfattori. Poi, senza una parola ne’ un cenno di saluto, si allontano’ con la bambina.

Chizu continuava a succhiarsi il pollice. Non afferrava bene cosa fosse accaduto: sapeva solo che quell’uomo gentile la stava portando a Tokio, un posto che aveva gia’ sentito nominare da Ruriko tanto tempo prima. Camminando, si voltava indietro di tanto in tanto, inquieta, come se si sentisse seguita. Ma la marcia dell’uomo dagli occhi d’oro che la conduceva via non si fermava, né la stretta della sua mano si allentava, e la piccola, ad ogni passo, si sentiva sempre piu’ sicura.

Giunti alla stazione, Ichiren si fermo’ e la guardo’. Chizu sollevo’ il visino ancora impastato di lacrime e sporcizia, e lo fisso’ di rimando, timorosa.
-Non devi piu’ aver paura, piccola Chizu – sorrise Ichiren, e le porse la mano. – Stai tranquilla. Adesso ci sono qua io.
Un sorriso radioso illumino’ il volto della piccina. Con la sua manina strinse la mano che l’uomo le porgeva, e da quel momento in poi decise, nel suo piccolo cuore, che quella mano l’avrebbe guidata sempre, da quel momento in poi, per tutti i giorni della sua vita.

Continua...
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Edited by ~*Floriana*~ - 12/9/2010, 01:52
 
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briky
view post Posted on 17/8/2010, 20:18




che bel capitolo Flo, la fiducia che la piccola chizu ripone in Irichen, la decisione di seguire l'uomo per sempre......
mi lasci senza parole ho sempre pensato o meglio mi sono sempre immaginata così il loro incontro
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 18/8/2010, 13:20




Grazie Briky!!
Il prossimo capitolo vedrà la comparsa di una vecchia conoscenza...da giovane ;)
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 10/9/2010, 23:41




Eccola qua, la nostra "vecchia" conoscenza! Buona lettura!

CAPITOLO 7 – Il furgone rosso

La vettura fermò davanti al portone con uno stridio. Dal furgone dipinto di rosso, con la scritta “Tsubasa trasporti”, discese un ragazzo di circa quattordici anni, col berretto ben calcato sulla testa, le braccia forti, la figura robusta. Con l’aria accigliata e i gesti secchi e frettolosi di chi è abituato a fare decine di consegne al giorno, scaricò un grosso pacco e, reggendolo in mano, battè forte al portone.

-Si?- rispose dall’interno una voce femminile.
-Tsubasa trasporti, signora, devo consegnare un pacco! – rispose il ragazzo.
Il portone si aprì, e comparve una donna dall’aria cordiale, vestita con abiti da domestica.
-Grazie, ragazzo – disse costei, dando una mancia al fattorino. – SI tratta di una consegna molto importante. Sono alcuni attrezzi di scena del teatro Gekko. Il signor Ozaki sarà lieto di sapere che sono arrivati.
-Bene – replicò il ragazzo, e, inchinandosi bruscamente, le voltò le spalle.

Non era una persona di buone maniere, quel giovanotto, e nemmeno gli importava esserlo. Gli importava solo di lavorare, per guadagnare più soldi possibili il prima possibile. Per uno come lui, figlio illegittimo in una famiglia dove i fratelli lo avevano detestato fin da quando gli avevano messo gli occhi addosso la prima volta, la gentilezza era un lusso sconosciuto che nessuno si era mai permesso con lui, e che lui non si era mai permesso con nessuno. Era andato via di casa deciso a fare da solo la propria fortuna, e a Tokio aveva trovato un posto da fattorino nella ditta di trasporti Tsubasa. Poteva andar bene, come inizio: se avesse lavorato duro, avrebbe potuto diventare anche direttore e, chissà, un giorno avrebbe potuto addirittura avere una ditta di trasporti tutta sua.

Per ora, comunque, richiuse lo sportello del furgone, e si apprestava a risalire al posto di guida quando qualcosa, suo malgrado, lo costrinse a fermarsi e a guardare.
La donna a cui aveva consegnato il pacco stava per richiudere la porta, ma con un “Oh!” di sorpresa subito la riaprì sorridendo.
-Bentornato, signor Ozaki! – disse la donna.
-Grazie, signora Mishima – rispose la voce virile dell’uomo dell’uomo chiamato Ozaki. Il ragazzo, dal furgone, lo fissò per qualche momento, e involontariamente aggrottò le sopracciglia. L’uomo era alto e bello, e aveva un’aria distinta e sicura di sé. Ebbe invidia di lui.

-E chi è questa bimba? – fece la donna, chinandosi verso il fagottino sporco e arruffato che Ozaki teneva per mano, e che alla vista della signora Mishima si era nascosta paurosamente dietro le gambe dell’uomo.
-Si chiama Chizu. D’ora in poi starà con me.
-Oh…signor Ozaki – il ragazzo sentì mormorare la donna con aria preoccupata. – Ma dove l’ha trovata? Cosa dirà la signora?
-La signora sarà d’accordo – replicò sicuro il regista. – La convincerò. Intanto, si occupi lei della bambina, per favore.
-Certo signore – si inchinò la signora Mishima, e tutti e tre entrarono nel portone.

Il ragazzo rimase ancora un attimo assorto, con la fronte sempre aggrottata. Aveva tenuto tutto il tempo gli occhi fissi su quell’esserino spettinato che, pollice in bocca, si nascondeva dietro l’uomo che la teneva per mano, come se avesse paura di ogni nuova persona che incontrava. Non sapeva spiegarsi perché, ma la vista di quella bambina lo aveva colpito. Il suo solo pollice in bocca esprimeva una tensione immensa, che quel corpo così piccolo non riusciva a trattenere. Era quella tensione che aveva attirato l’attenzione del ragazzo: come un magnetismo inspiegabile che irradiava da un essere così microscopico, di cui a stento era riuscito a distinguere i lineamenti del viso.

Il giovane si calcò meglio il berretto sulla testa e, serrata la mascella, cacciò l’inquietudine che lo aveva invaso. Risalito in vettura, mise in moto con gesto secco, e sparì verso il luogo della sua successiva consegna. Quel ragazzo si chiamava Eisuke Hayami.

Continua...
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Edited by ~*Floriana*~ - 12/9/2010, 01:53
 
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sabrinuzza
view post Posted on 11/9/2010, 01:23




Vecchio marpione!! Si è fatto riconoscere subito, già gli ha messo gli occhi addosso! Brava nina, ottimo ritratto quello di Eysuke! Hai messo subito in chiaro la sua personalità e i suoi principali obbiettivi :pollice: Comunque la signora Ozaki già mi sta antipatica :nani:
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 11/9/2010, 07:26




eheheheh grazie, ma dai poverino, anche lui dev'essere stato odiato fin da piccolo, cerchiamo di avere un po' di comprensione :languo:
 
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albalau
view post Posted on 11/9/2010, 11:24




Devo dirti la verità:inizialmente non mi ispirava molto questa tua creazione,ma per curiosità ho iniziato a leggerla e devo dirti che mi sta conquistando capitolo dopo capitolo!!!!!!!!!!!
Brava brava brava!!!! :applausi: :applausi:
Adesso non vedo l'ora di leggere il seguito :ciao: :ciao:
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 11/9/2010, 14:57




Grazie alba, le tue parole mi incoraggiano! Non sei la sola a non apprezzare (almeno in principio) :fufu: ed è ovvio che sia così perchè dove mancano i nostri principali protagonisti sembra che manchi qualcosa...Ma spero che tu e chi sceglierà di continuare a leggere abbiate pazienza e fiducia...in questa ff prima o poi tutti i nostri beniamini faranno capolino, e si chiariranno tante cose che nel manga finora non abbiamo mai capito ;)
 
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*EVIS*
view post Posted on 11/9/2010, 16:09




o si fa interessante!cosi principessa ti decidi a postare'?? image image
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 11/9/2010, 18:52




Ti accontento subito!

CAPITOLO 8 – La signora Ozaki

-Oh, ma sei proprio una bella bambina – affermò soddisfatta la signora Mishima, una volta che ebbe lavato Chizu dalla testa ai piedi, le ebbe messo un semplice kimono pulito e che ebbe pettinato i suoi riccioli neri. – Eri conciata proprio male, povera piccola. Ma adesso andiamo dal signor Ozaki, così ti farà conoscere alla signora Ozaki.

Chizu era alle prese con la sensazione completamente nuova di sentirsi pulita. Quella era la prima volta in vita sua che veniva lavata con acqua e sapone, e che indossava vestiti nuovi. Le sembrò di respirare meglio, e di sentirsi, una volta tanto, leggera. La prospettiva di conoscere la signora Ozaki, però, la intimoriva.

La donna prese Chizu per mano e la accompagnò nella stanza al piano terreno dove la signora, seduta rigidamente su un sofà, stava avendo una fitta discussione col marito.
-E’ permesso? – disse la signora Mishima, e il parlottio dei due si interruppe immediatamente. La fronte aggrottata di Ichiren si spianò nel vedere la bambina, con le guance arrossate per il bagno e gli occhi verdi scintillanti. “Non mi sbagliavo, è veramente una bella creatura”, pensò tra sé Ozaki, e, presa la mano della piccola dalla mano della signora Mishima, condusse Chizu davanti a sua moglie. La bambina sgranò gli occhi nel vedere la signora Ozaki: abituata com’era alla rozza signora Takebata, o alle donnacce che frequentavano il quartiere dov’era cresciuta, la vista di quel viso fine, dai grandi e superbi occhi scuri, quasi violacei, e i soffici capelli neri raccolti morbidamente sulla nuca, la lasciò incantata a bocca aperta.

-Kyono, questa è Chizu – disse Ichiren. – Chizu, questa è Kiyono Ozaki, mia moglie.
La bambina era talmente meravigliata che scordò completamente di inchinarsi, e fu Ichiren che dovette abbassarle il capo con una mano.
-Siamo piuttosto maleducate, eh? – commentò Kiyono sollevando un sopracciglio, senza cambiare posizione sul suo sofà. Ma Chizu non si sentì affatto offesa da quelle parole. Del resto era abituata a ben altro.
-Lei è la donna più bella del mondo – disse invece, con infantile convinzione.

Ichiren rise allegramente a quelle parole, ma smise quasi subito. La moglie, infatti, con gesto stizzoso si era alzata dal sofà ed era andata ad una finestra, voltando le spalle a tutti.
-Bene, Mishima-san, le faccia mangiare qualcosa e poi la metta a letto – ordinò allora Ichiren, e, ignorando lo sguardo preoccupato della sua governante, si chinò invece ad accarezzare i capelli della bambina. – Buonanotte, Chizu – le disse con un sorriso.
-Buonanotte, signore – rispose la bimba, con gli occhi che le brillavano ancora. – Lei è molto buono – aggiunse poi con semplicità.

Ichiren guardò la signora Mishima e Chizu andare in cucina e sentì stringersi il cuore. Era intenerito da quella creaturina, talmente semplice e bisognosa d’affetto che vedeva la bellezza anche in una donna che l’aveva trattata tanto freddamente. Rientrò nella sala, dove ancora sua moglie gli voltava le spalle, presso la finestra.
-Non credevo che mi disprezzassi fino a questo punto – fece la donna, dopo qualche istante, con una grande amarezza nella voce.
-Kiyono, ma come puoi dire una cosa del genere? – Ichiren la raggiunse a grandi passi e le circondò le spalle con un abbraccio. Lei si lasciò abbracciare, ma non abbandonò l’espressione corrucciata.
-Siamo sposati da tre anni e non ti ho ancora dato un figlio. E allora tu porti a casa la prima ladruncola che incontri, per adottarla al posto dei bambini che io non riesco a darti.
-Questo pensi? – Ichiren sorrise, e l’abbracciò più stretta, riuscendo stavolta a sciogliere la resistenza della donna, che rispose all’abbraccio. – Sciocchina. Sai che ti voglio bene, e te ne vorrei anche se non avessimo figli per tutta la vita. Ma siamo ancora giovani, e il tempo dei figli verrà anche per noi, vedrai.
-E allora perché hai preso quella bambina? – insistette Kiyono, con le lacrime agli occhi. – Non sappiamo niente di lei. Potrebbe darci problemi, o rubarci in casa e poi scappare. Che ne sappiamo?

-Cara, non te lo so spiegare – rispose Ichiren, con aria assorta. – Ho pensato che fosse la cosa giusta da fare. La sua non era vita. Viveva come un animale, e io non potevo restare a guardare.
-Ma chiunque altro poteva fare qualcosa per lei, perché proprio tu?
-In quel momento potevo farlo solo io – replicò lui. – Kiyono, non ti preoccupare, non ci darà nessun fastidio. E se dovesse succedere, mi prenderò la responsabilità di tutto. Visto che l’ho raccolta, ora voglio provare a farla felice.
La signora Ozaki guardò a lungo suo marito, e, per la prima volta quella sera, sorrise.
-Sei sempre il solito, Ichiren – disse, scuotendo la testa con tenera rassegnazione. – Idealista, sognatore, e convinto che tutto sia bellezza e bontà nel mondo.
-Non ne sono convinto – rise lui, capendo di aver vinto. – Ma se posso fare qualcosa perché qualcuno sia più felice, perché non dovrei?
-Va bene, - capitolò Kiyono. - Tieni pure la ladruncola se ti fa piacere. Ma non in casa nostra. Potrà stare al teatro, e dare una mano alle inservienti. E cerca di far felice anche me – aggiunse, guardandolo supplichevole. – Desidero tanto darti un figlio.
Ichiren la prese per le spalle e guardò a lungo sua moglie negli occhi.
-Sarà così – disse poi, dandole un bacio sulla fronte.

Continua...
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Edited by ~*Floriana*~ - 12/9/2010, 01:55
 
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sabrinuzza
view post Posted on 12/9/2010, 00:17




L'avevo detto io che era antipatica, la cozza in versione primi del '900! :risata:
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 12/9/2010, 00:51




:fufu:

Ecco un altro capitoletto!

CAPITOLO 9 – La preghiera di Ichiren

Quando calò la sera, una bella luna piena splendeva nel cielo nero e pieno di stelle. Ichiren Ozaki, fumando la sua pipa su una poltrona in terrazza, la ammirava, come assorto in un silenzioso dialogo con la bella dea della notte. Spesso passava le notti di luna in quella contemplazione: guardare il cielo illuminato dall’astro della sera gli calmava l’anima, e sembrava aprirgli uno spiraglio verso mondi sconosciuti, dimensioni spirituali ancora da esplorare, nuove vite ancora da vivere.

Era stata una giornata piena, con l’entrata della piccola Chizu nella sua vita. In più, le parole di Kiyono continuavano a risuonargli in testa. “Cerca di far felice anche me…desidero tanto darti un figlio”. Ichiren aspirò una boccata dalla pipa. Sua moglie si sentiva umiliata per non avergli ancora dato un erede, ma Ozaki sapeva benissimo che in parte era anche colpa sua. Non aveva un vero desiderio di un figlio, e probabilmente era per questo che le sue visite al talamo nuziale restavano senza frutto.

Ichiren conosceva Kiyono da sempre, perché i loro genitori erano amici d’infanzia, e le loro famiglie avevano sempre vissuto come una sola. Il matrimonio dei due rispettivi figli era già stato deciso fin da quando Ichiren aveva sette anni, e Kiyono quattro. Poi, dopo il terremoto del 1923, che aveva raso al suolo le loro case, le due famiglie di Ichiren e Kiyono avevano deciso di ricostruire un’unica casa in cui vivere tutti insieme, evento che era stato suggellato, qualche tempo dopo, dal matrimonio dei due ragazzi. Ichiren aveva sposato volentieri Kiyono. Le voleva bene: avevano vissuto insieme, avevano studiato insieme, lei lo conosceva bene come nessun’altra persona al mondo. Era naturale che fosse lei a sposarlo, e lui era convinto di amarla.

Tuttavia, rifletteva ora l’uomo tra le volute di fumo della pipa, ora si rendeva conto che al loro amore era mancata una cosa fondamentale: il desiderio. La passione. La sofferenza di cercare l’altro senza essere certi di essere ricambiati, e poi la gioia esplosiva che invade l’anima quando ci si scopre riamati. Ichiren e Kiyono non avevano mai avuto bisogno di questo: sapevano da sempre di essere destinati a condividere la vita. Quindi, per loro anche fare l’amore non era in fondo nulla di straordinario: era semplicemente parte di una vita coniugale già decisa da tempo. Forse, pensò Ichiren, se avesse desiderato Kiyono con passione, la loro unione sarebbe stata più feconda.

L’uomo guardò la luce della luna, che illuminava quietamente ogni cosa intorno di un azzurro argenteo, e pensò a come tutta la sua vita, in fondo, fosse stata facile e priva di lotte. Ichiren si reputava un uomo felice: la sua famiglia e quella di sua moglie erano tra le più rispettabili e ricche di mezzi di tutta la città, e per lui non era mai stato un problema raggiungere qualsiasi obbiettivo. Le sue conoscenze e i copiosi mezzi economici gli avevano sempre aperto senza fatica tutte le porte, e suo padre, riconoscendo in lui un talento ben orientato, non aveva mai esitato ad assecondare ogni suo progetto, consentendogli così di arrivare, giovanissimo, alla fama. Poiché non aveva mai incontrato ostacoli nella vita, Ichiren credeva che non ne esistessero, e così si lanciava con generosità in ogni progetto, e rispondeva con prontezza ad ogni richiesta d’aiuto.

Per questo, sua moglie lo biasimava. “Sei sempre il solito sognatore”, gli aveva detto Kiyono, scuotendo la testa. Ichiren aspirò una boccata dalla pipa e chiuse gli occhi. Non era un sognatore. Però amava la vita, e desiderava viverla pienamente. E voleva che chi lo circondava ugualmente l’amasse. Per questo il teatro lo appassionava: sul palcoscenico si potevano creare mille vite da far vivere agli attori, mille personaggi che sarebbero vissuti per sempre nel cuore degli spettatori. Se un sogno aveva, Ozaki, era di creare una storia che nessuno mai potesse dimenticare, che fosse fatta della materia stessa di cui sono fatte le anime, che potesse durare in eterno.

Questo sogno era la sola cosa che gli avesse mai fatto venire il batticuore, il solo desiderio per cui volesse lottare. Almeno fino a quel giorno, considerò Ichiren con un sorriso. Perché quel giorno aveva provato il secondo pazzo desiderio della sua esistenza: raccogliere una bambina e farla felice. Non riusciva a spiegarsi cosa lo avesse spinto a prendere la piccola Chizu in casa sua. Sapeva solo che, quando l’aveva vista, si era sentito al cospetto di una vita che era l’esatto complementare della sua. Ichiren era un uomo che aveva tutto; Chizu, una bimba che non aveva nulla. Ichiren non sapeva cosa volesse dire desiderare qualcosa che manca; Chizu era talmente povera che le mancava perfino la forza di desiderare. Ichiren aveva sentito il grido di quella piccola anima, e si era sentito la sola persona in grado di rispondere.

Alzò gli occhi verso la luna, e pregò gli dei perché gli affidassero l’anima di Chizu. “Voglio renderla felice. Lasciatemelo fare”, fu la preghiera di Ichiren. Spense la pipa, e prese due decisioni: dall’indomani, la bambina avrebbe vissuto al teatro Gekko, dove sarebbe stata lasciata più tranquilla. E da quella stessa notte, Ichiren avrebbe frequentato più spesso il talamo nuziale.

Continua...
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*EVIS*
view post Posted on 12/9/2010, 11:40




CITAZIONE (~*Floriana*~ @ 12/9/2010, 01:51)
l’anima di Chizu. “Voglio renderla felice. Lasciatemelo fare”, fu la preghiera di Ichiren. Spense la pipa, e prese due decisioni: dall’indomani, la bambina avrebbe vissuto al teatro Gekko, dove sarebbe stata lasciata più tranquilla. E da quella stessa notte, Ichiren avrebbe frequentato più spesso il talamo nuziale.

ooo ecco dove si accende la candela d'amore!!mi piaceeeee!!!! :sorrisone: :applausi:
posta tesoruccio!!! :imbarazzo: :ehi: :languo: :grrrrr:
 
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~*Floriana*~
view post Posted on 13/9/2010, 00:39




appena possibile ;) intanto mumblemumbleggio..la cronologia qui è fondamentale ma complicata!!
Grazie di seguirmi Evis!
 
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239 replies since 11/7/2010, 02:01   4107 views
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