Ragazze, io continuo a pensare che mi vogliate troppo bene, ma, ovviamente, i vostri complimenti mi sciolgono. Ricordatevi, però: solo anime speciali quali sono le vostre possono cogliere i sentimenti nascosti in uno scritto ed emozionarsi.
Parte Seconda.
“Che cos’è?” chiedo rabbuiandomi nel modo che ella ben conosce.
Lo allunga affinché io possa vedere meglio.
“La tata della sua fidanzata” dice rimarcando soprattutto l’ultima parola “ieri pomeriggio è venuta allo studio e mi ha dato questo…da parte della signorina…”
Lo prendo tra le mani, rigirandolo.
Riconosco il timbro della Banca Centrale e, soprattutto, la firma arrotondata di Shiori. All’occidentale, come di solito usano fare gli speculatori di borsa.
“E’ un assegno…” mormoro come se non capissi il senso di quel <regalo>. E, difatti, chiedo aiuto a Maya, la quale sembra non aspettar altro che parlare e spiegarmi ogni cosa:
“La signorina desidera che io stia lontana da lei, Hayami-san.”
Ho un tuffo al cuore.
Le mani prendono a tremarmi, mentre accolgo quella striscia di carta di enorme consistenza economica.
“E’ una cifra generosa.” mastico amaro.
Sarebbe meraviglioso, dico tra me, se davvero avessi - nel tuo cuore - un valore simile, chibichan. Ma so che non è così ed è per questo che non capisco Shiori e il suo tentativo di corruzione.
“Evidentemente,” continua Maya “la signorina ritiene che io sia una minaccia per la vostra unione.”
Ha pronunciato quelle parole come se si vergognasse ed io non posso fare a meno di sorridere:
“Bizzarro, vero?”
Ma il suo volto serio mi impone di tornare composto. Il sorriso si spegne, mentre un senso di pesantezza inaudito si impadronisce di me.
Non posso parlarle dei miei sentimenti.
A che servirebbe? Lei mi odia al punto da volermi morto. Oramai, questa frase risuona nella mia mente come una litania ossessiva. Se anche le dicessi che Shiori ha capito benissimo, che ella rappresenta <davvero> una minaccia per la nostra prossima unione, non servirebbe a nulla.
Mi sentirei soltanto più frustrato, più incapace di tenere a freno questa passione devastante.
Vorrei amarti, chibichan.
Mandare a puttane tutto, se me lo consentissi.
Ma non è il mio tempo e, con te, so per certo che non lo sarà mai.
“Hayami-san,” riprende Maya “vorrei che mi dicesse cosa debbo fare. Vorrei che mi consigliasse, come ha fatto tempo addietro.”
Sembra che si riferisca al mio ruolo di tutore e donatore di rose scarlatte, ma so che non è così.
Maya non sa nulla della mia vera identità e, di certo, Hijiri non può aver spifferato tutto.
Mi sento confuso, adesso.
Le parole, dacché ci conosciamo, hanno sempre assunto toni <sbagliati>.
Ci siamo sempre fraintesi a vicenda.
È per questo che decido di non commentare ulteriormente.
Contemplo per l’ultima volta l’assegno che ella mi ha dato e lo strappo da parte a parte, sotto il suo sguardo attonito.
“Hayami-san…” sussurra soltanto osservando quei pezzetti di carta svolazzare in aria e, infine, depositarti sulle onde quiete.
“Questa” dico semplicemente “è la mia risposta a Shiori Takamiya.”
Mi giro di spalle, perché non si accorga del mio imbarazzo.
Ho usato espressioni forti, riguardo a Shiori, che qualsiasi donna con un minimo di esperienza nella vita avrebbe colto nella loro devastante portata all’istante.
Solo lei non mi legge dentro.
Mi vien da ridere di nuovo.
“Guarda.” mormoro “Questo posto è pieno di coppiette.”
Chissà - penso - cosa direbbe Shiori se ci vedesse quassù, camminare fianco a fianco con tranquillità, attorniati da persone che si manifestano i loro sentimenti senza timore alcuno.
“E’ una nave splendida.” mi dice Maya “…ho visto persino dei negozi di alta moda.”
La guardo di sottecchi.
“Visto che siamo qui,” azzardo “potremmo approfittarne. Ti va di cenare con me? In onore dei vecchi tempi, chibichan. In cambio, ti consentirò di strapazzarmi come più ti aggrada.”
Ella increspa le labbra scontenta:
“Non è mia intenzione litigare con lei, Hayami-san!”
“Ma ne avresti certo voglia!” dico scoppiando in una risata incontrollabile.
Maya fa il visetto della bambina offesa.
“No.” si lamenta subito “Non posso entrare in un ristorante di lusso conciata in questo modo. Sembro la sorella più povera di Cenerentola!”
“Ancora più povera della stessa Cenerentola!” dico senza smettere di ridere “Non preoccuparti per questo!”
La porto davanti ad un negozio, quello che, in vetrina, reca lo splendido abito scarlatto che avevo ammirato salendo sulla nave.
Entriamo, subito accolti da una sorridente commessa.
“Sono Masumi Hayami,” mi presento professionale “la signorina è con me. La prego di contentare qualsiasi capriccio ella manifesti.”
E, detto questo, allungo la mia carta di credito personale e il documento di identità alla donna che, arrossendo, tergiversa:
“Ma la si conosce bene, signor Hayami. Non occorre lasci la sua carta. Pagherà tutto con comodo, quando riterrà opportuno.”
Strizzo l’occhio alla gentile commessa, sotto lo sguardo sconcertato di Maya:
“Ti aspetterò sul ponte principale. Fai pure con calma, abbiamo una notte intera.”
L’attrice si fa paonazza. Non si aspettava che fossi gentile con lei.
Ma è tutta la vita che aspetto di esserlo.
Ho sempre adorato viziarla.
Adesso, però, è diverso.
E voglio rimanere stupito.
Stasera, constaterò se sei cresciuta o meno, chibichan.
Sono seduto su una comoda poltrona con vista mare alla mia sinistra.
Abbiamo lasciato Yokohama da due ore, oramai, ma non ho la più pallida idea di dove siamo: le luci della città sono scomparse.
Nonostante i faretti abbaglianti che circondano questa sala lussuosa in cui attendo, percepisco con chiarezza le stelle del cielo.
È una serata splendida, tersa come solo una fredda sera invernale può esserlo.
Penso con stupore che, per un mese intero, non ho visto altro che neve e pioggia: il generale Inverno non ha dato tregua né alla natura - sferzata impietosamente dalle intemperie - né al mio povero cuore.
Oggi, però, è come se la primavera fosse rientrata nella mia vita.
Il pensiero di Shiori non mi tocca per nulla ed è giusto così.
Perché c’è Maya, accanto a me. Ed è lei che voglio al mio fianco, non la mia fidanzata ufficiale.
Comincio a pensare che, dietro pose angeliche, ella nasconda una personalità assai pragmatica. Del resto, ha spesso sostenuto di essere attratta non dalle bellezze della natura, ma dalle luci apparenti e sfavillanti del mondo in cui è nata e cresciuta.
Affermazioni come quelle sono di una tristezza infinita, se pronunciate da una donna ancora giovane.
Bevo tutto d’un fiato il brandy che mi hanno servito, mentre getto uno sguardo distratto sulla pendola posta nella parete antistante: venti alle dieci.
Ci sono luci e luci, dico tra me, mentre, abbandonata la contemplazione delle stelle del cielo, mi concentro su un’altra stella - una in carne ed ossa - la sola che abbia il potere di far brillare il mio spirito esausto e spento.
“Maya…” mormoro. Ma non ho la forza di alzarmi come le regole del bon ton detterebbero “Allora, le stelle splendono tutte, stasera…”
Ella si avvicina al mio tavolo.
Il vestito scarlatto svolazza civettuolo, scoprendo gambe sottili, ma ben tornite.
Guardo le scarpine col tacco alto ai suoi piedi, poi il corpetto ricamato e gli accessori: la collana, il bracciale di swarovskij.
Tutti ornamenti semplici, ma di sicuro effetto.
Tutti dello stesso colore.
“Buonasera.” mi dice confusa “La ringrazio del suo gentile pensiero.”
Ed ora come farò, chibichan?
Avevo scommesso con me stesso che non saresti riuscita a colpirmi, che la tua <mise> di ragazzina non avrebbe lasciato il posto alla donna incantevole che vedo.
Sono costretto a ficcarmi le mani in tasca per non mettertele dappertutto.
Arrossisco.
“Vieni, andiamo a cena, ora. Ho l’impressione di aver alzato troppo il gomito.”
Anche lei diventa rossa.
Credo abbia colto l’allusione, stavolta.
Mi alzo dalla sedia scompostamente, facendo tremare la bottiglia di brandy e il bicchiere di cristallo: questa è la <tragica fine> del dignitoso e composto Masumi Hayami!
Distrutto da una ragazzina!
Qualsiasi cosa Maya mi dirà di fare, stanotte, io la farò di certo.
Purtroppo, però, non mi chiederà nulla di ciò che desidero disperatamente.
Mi gratto il capo, mentre facciamo il nostro timido ingresso nel salone grande, riservato alla cena degli ospiti della crociera.
“Rose scarlatte…” constata l’attrice guardandosi intorno “Mi chiedo se sia voluto…”
Non rispondo.
Come potrebbe essere <voluto>, chibichan? Su questa nave sarei dovuto salire con Shiori e a lei, di certo, non regalo i fiori che, da sempre, destino a te.
Sediamo al tavolo.
Subito raggiunti dal cameriere, ordino caviale, fragole e champagne. Non mi sogno neppure, stasera, di chiedere a Maya se vuole un succo di frutta.
Piuttosto che essere scortese con lei, preferisco mozzarmi la lingua.
La musica della sala è lenta, maestosa come solo un valzer viennese può esserlo. Sospiro, prima di proporle di ballare.
“Hayami-san,” mi dice “dovrebbe ricordarsi bene che non sono la partner ideale per certe cose.”
Alzo - ahimé con poca galanteria - la lunga tovaglia damascata e indico, con lo sguardo, le sue belle scarpe scarlatte.
“L’artifizio cui sei ricorsa” sussurro affettuoso “sarà sufficiente per metter a tacere i tuoi legittimi dubbi. In ogni caso, Maya, non c’è altra signora con la quale vorrei danzare, stasera.”
“Ma perché mi dice cose come questa?” mi chiede arrossendo ancora “Io potrei anche crederle, lo sa?”
“Allora credici.” dico in un soffio “Siamo solo io e te da soli, in fondo.”
Mi blocco di scatto. Ella ha posato la sua mano sulla mia, scatenando una tempesta nel mio cuore già impazzito alla vista di lei.
Dopo aver raggiunto il centro della sala, poggia il suo capo sul mio petto, lasciandosi cullare dal ritmo della musica.
È così che deve essere.
È questa la donna che voglio.
Dèi, come farò a staccarmi da lei?
Si muove bene, tra le mie braccia.
Ad un certo punto, ho pensato fosse lei - questo scricciolo di appena centocinquanta centimetri - a dirigermi nella danza.
Balliamo come sospesi nell’aria.
Sopra di noi, immagino un tetto di stelle sfolgoranti e spero di tutto cuore sia ciò che vede anch’ella.
Come quella notte, a Nara.
Avanzavamo nella notte e lei portava sulle spalle la mia giacca.
Era perfetto.
Proprio come adesso.
Sono ubriaco di desiderio.
Non faccio che guardarla e dirle, dentro di me, quanto bella sia.
Cingo ora le sue esili spalle ora la vita sottile con un braccio.
Azzardo una carezza sulla schiena.
Attento, Masumi, questo non è un ballo guancia a guancia, ma un valzer. Non puoi permetterti di abbracciarla così spudoratamente. Ella potrebbe accorgersi di ciò che, a stento, trattieni.
Ma sì, in fondo, questa sera è solo nostra, no?
Lasciamo che sia…
“Hayami-san,” dice ad un tratto “lei è un ottimo ballerino.”
“Stavo pensando lo stesso di te.” affermo di rimando “E, come vedi, l’artificio dei tacchi supplisce perfettamente alla tua carenza di altezza.”
Il mio sguardo è eloquente. Quando mai ho fatto caso alle sue dimensioni? Io la amo per quel che è. Ed è la donna più piacente e sensuale che abbia mai visto.
“A volte, non la capisco.” continua “Oscilla tra la gentilezza estrema e il rancore sarcastico…”
E come non potrei?
È il tipico atteggiamento dell’uomo che ama, chibichan.
Dell’uomo che ama e non è riamato, soprattutto.
“Tu sei preziosa per me.” ho il coraggio di dire soltanto.
“Non ricominci con la storia dell’uovo d’oro della Daito Art Production…” sussurra ella poggiando la fronte sulla mia spalla “Non potrei tollerare, in una sera come questa, il suo sarcasmo.”
“Neppure io.” affermo risoluto “Non mi sopporto da tutta una vita, chibichan.”
Poggio le labbra sulla sua testa, aspirando il profumo dei suoi capelli.
Sono completamente impazzito.
È come quella notte, nel tempio della dèa scarlatta, se non peggio.
La musica termina.
Solo in quel momento ci accorgiamo che tutta la sala non ci ha tolto gli occhi di dosso per un solo minuto. Un fragoroso applauso è partito dal tavolo di fianco al nostro, restituendoci alla realtà.
“Che splendida coppia!” mormora una signora anziana ingioiellata da capo a piedi “Lui è il degno erede di Eysuke Hayami e la signorina sarà di certo una splendida dèa scarlatta…”
“Ci hanno riconosciuti…” sussurra Maya al culmine dell’imbarazzo.
“E allora?” le chiedo “Prendila come una mossa pubblicitaria. Non possono sospettare che io e te si abbia una relazione. Le nostre scaramucce, da sette anni a questa parte, sono state immortalate da tutte le riviste scandalistiche della capitale.”
“Non possono…sospettare…?” domanda a sua volta Maya con una punta di delusione.
“Sospetteranno” soggiungo “solo ciò che noi vorremo che essi pensino, Maya. Tu vuoi che vedano qualcosa di diverso dal solito?”
Arrossisce, scuotendo il capo.
Ma che cosa sto dicendo? Parlo con lei come fosse scontato che ricambi i miei sentimenti, come se sapesse quanto la ami e desideri.
“Già una volta ti dissi che sono pur sempre un uomo, ragazzina.” continuo “E stasera la situazione si presenta pericolosa, anche perché ho alzato un po’ il gomito.”
La cena si svolge senza intoppi.
Mangiamo, beviamo, discutiamo dello spettacolo dimostrativo e delle condizioni della sensei Tsukikage in assoluta armonia. Il sorriso di Maya si apre spesso.
È gioioso, sereno, sincero, disarmante.
La amo ogni minuto che passa.
La amo perdutamente.
Quando guardo, con una punta di preoccupazione, il cronografo che porto al polso, mi accorgo che, da poco, è passata la mezzanotte.
La sala, pian piano, è andata svuotandosi ed io sento gli occhi bruciare a causa del fumo stantio.
“Credo sia ora di scendere sottocoperta.” le propongo aiutandola a rialzarsi.
Barcolla un poco, segno che ha bevuto troppo anche lei.
Sorrido teneramente.
Sarebbe stupendo, adesso, se ce ne andassimo insieme in cabina e concludessimo degnamente questa serata perfetta.
La prendo per mano e la porto dabbasso.
Percorriamo i corridoi silenziosi senza dire una parola. È come se lei <sapesse>, come se pensasse le stesse cose che penso io.
Vorrei far l’amore con te, Maya.
Tiro fuori a fatica dalla tasca dei pantaloni la chiave che mi hanno consegnato in reception e le cedo il passo.
Appena entrata, si guarda intorno, sconcertata da tanto lusso.
Io, che avevo visto la cabina già prima di sapere che lei fosse sulla nave, sento invece un gran senso di nausea.
Il mio sguardo indugia, contemporaneamente al suo, sul grande letto.
Poi osservo lei, l’oggetto del mio unico desiderio e temo che la mia voglia di portarla a letto sia così palese da spiazzarla.
Difatti, arrossisce fino all’attaccatura dei capelli, mentre lascia la mia mano.
Cosa diavolo stai pensando adesso, chibichan?
Ti senti in imbarazzo, lo percepisco, ma credo ti stia frullando qualcos’altro per la testa.
“Tu riesci a suscitare in me molteplici emozioni.” le confesso candidamente “Ma non potrei mai importi la mia presenza in questa stanza. E, poi, se ci fai caso, questa cabina di lusso non ha divani. C’è un unico, grande letto matrimoniale. Lo userai tu. Io me ne tornerò di sopra.”
Appoggio la busta coi suoi abiti di bambina sulla moquette rossa e le auguro buonanotte.
Maya non si gira neppure, gli occhi fissi sul letto.
Torno indietro a passo veloce.
“Via di qui!” impreco “Se resto un altro minuto, non rispondo di me stesso!”
Batto il pugno contro una parete metallica e volo su per le scale.
Torno di nuovo sul ponte in cui ho atteso che Maya si cambiasse d’abito e tiro fuori il pacchetto di sigarette smezzato.
“Bene.” dico “Sto per terminare anche il veleno portatile.”
Faccio cenno ad un cameriere vagante, che, con prontezza, mi allunga brandy e fumo.
Sono un pazzo.
Ci mancava poco che la ragazzina capisse le mie reali intenzioni: intenzioni carnali, ovviamente. Ho fatto bene a scappare in tempo.
Penso con ironia a Shiori:
“Chissà, forse ha avuto un provvidenziale attacco di anemia. Quando ci sposeremo, spero ne abbia a volontà…”
Come ha potuto chiedere a Maya di starmi lontano?
Cosa sa di me e di Maya?
Ed eccola di nuovo, busta in mano. Si avvicina al mio letto di fortuna con aria afflitta.
Che altro c’è adesso?
Lascio cadere il fumo sul tappeto, spiazzato.
“Chibichan…” sussurro con un fil di voce “che cosa ti sta succedendo?”
“Mi perdoni…” risponde “non riesco a dormire in quella stanza…io…”
Una grossa lacrima scivola lungo la sua guancia sinistra, mentre depone la chiave della cabina sul divano.
Trasecolo davvero, stavolta. E, stupidamente, sento il bisogno di rassicurarla, di abbracciarla - se non fisicamente - almeno utilizzando le parole.
Vorrei dirle che va tutto bene, che non è come pensa.
“La suite matrimoniale” affermo perentorio “è una trovata di Shiori.”
Ella annuisce e un’altra lacrima cade giù.
“Non è stata una idea mia, Maya.” confesso. Ma, se le avessi detto che non avevo alcuna intenzione di usarla con la mia fidanzata ufficiale, avrei fatto meglio.
“Non…” ripete ella al culmine dell’imbarazzo.
Faccio segno di no col capo.
Cazzo, Maya, quando ti accorgerai di quel che provo per te?
“Mi sembra di essere così inopportuna…” mormora “Non sarei dovuta venire. Se io non fossi salita, voi due, forse…”
Sorrido un poco:
“Siamo adulti, è vero. Ma, stavolta, credo che sbagli, chibichan.”
Afferro la chiave con due dita e, come se avessi tra le mani qualcosa di fetido e ripugnante, apro il finestrino e la lancio in mare.
“Hayami-san!” esclama illuminandosi tutta l’attrice.
“Va bene, come risposta?” le dico soltanto.
Ella si siede accanto a me.
Nella concitazione del momento, fa cadere la busta con gli abiti. Ne esce una scarpa col tacco, ma non fa nulla per raccoglierla. Appoggia semplicemente il capo alla mia spalla.
“E, come da copione, adesso dormiremo il sonno degli angeli, vero, chibichan?” le domando divertito, mentre ella si perde nel mio abbraccio rassicurante.
I suoi umori son tornati nei ranghi. Solo i miei continuano ad andare impazziti.
“Ti stava bene, quell’abito scarlatto. Perché diamine te lo sei tolto?” le chiedo, ma senza ottenere risposta.
“In effetti, quella suite avremmo potuto utilizzarla io e te…” mormoro quand’ella ha già chiuso gli occhi.
E rido piano, perché non si svegli.
Masumi Hayami, il tuo futuro è nell’industria della camomilla! Decisamente, su Maya Kitajima sortisci un effetto quasi soporifero!
Dormo un sonno senza sogni.
Del resto, il mio sogno sto stringendolo tra le braccia. Che senso ha auspicare qualcosa di più, oltre a questo? Amarla, certo. Amarla con passione, ma per quello c’è tempo.
È il mio corpo a comunicarmi questa certezza.
Nella inconsapevolezza dei dormienti, capisco che qualcosa, stanotte, è cambiata davvero.
Ed era ora.
È una mano piccola e calda a risvegliarmi.
“Hayami-san!” urla Maya scuotendomi.
“Che succede?…” chiedo con un occhio mezzo schiuso. Mi metto in allarme per un attimo, ma il suo volto felice ed ilare, mi rassicura all’istante.
“E’ l’alba!” soggiunge lei mentre mi prende per un braccio. Vuole che mi alzi.
“Venga sul ponte, ho qualcosa da mostrarle!”
Non ho il tempo di replicare e già siamo sulle scale.
“Piano, chibichan…” dico ancora mezzo assonnato “…non so proprio cosa meriti tanto entusiasmo…”
Ed eccolo.
Davanti a me.
Sfavillante e chiaro come la verità che, nel nostro cuore, abbiamo scorto stanotte.
Il sole, maestosamente, si alza sul mare azzurro. La nave, già nei pressi di Yokohama, sembra andargli incontro.
“E’ stupendo…” sussurro rapito.
Poi la guardo e penso: “Perché? Perché stai facendomi vedere tutto questo?”
Maya mi tiene ancora a braccetto ed io mi sento perfettamente felice. Poggio la mano libera sulla sua, mentre i nostri sguardi si incontrano.
Ti amo, chibichan.
Vorrei urlarlo al mondo. Vorrei dirlo anche a te e baciarti, anche.
Continua!
Se riesco a scaricare le immagini di Simona, concludo la storia domani. Ho bisogno di vedere la faccia di Masumi di cui parla Cramen per trovare ispirazione!