| XVI
Hijiri non perse tempo, sapeva che il killer avrebbe impiegato pochi secondi a smontare il fucile di precisione e dileguarsi nella confusione. Non doveva permetterglielo. Si voltò seguendo la traiettoria del colpo e individuò subito dove si trovava l'uomo: era appostato in giardino, piuttosto lontano da lui, seminascosto da un albero. Certamente la gittata del fucile e il puntatore laser non gli avevano posto problemi di distanza... non era sicuro di riuscire ad essere altrettanto abile. Con una prontezza di rilessi invidiabile si precipitò fuori estraendo la pistola dal fodero. Prese la mira con calma e fece fuoco. L'uomo, che incautamente voltato di spalle si stava allontanando in fretta, cadde a terra come un burattino a cui avessero tagliato i fili. Hijiri quasi si stupì: "Quell'idiota si è fatto beccare come un novellino! Non era così in gamba come credevo!" pensò correndo verso l'uomo.
Masumi era pietrificato. Stavolta era accaduto tutto sotto i suoi occhi, ma ugualmente lui non aveva potuto fare niente per impedirlo. Fissò con occhi dilatati dall'orrore, dietro alla schiena di Maya, la propria mano sporca di sangue e la macchia rosso cremisi che si allargava inesorabile sul vestito da sposa. La sua mente si perse sul corpo esanime della moglie tra le sue braccia. "Sua moglie!" Quel pensiero lo fulminò. "No, lei non deve morire!" Il giorno più bello della loro vita si era trasformato in un incubo. Avvicinò il viso a quello di lei. Respirava ancora. Non c'era tempo da perdere. Volse lo sguardo intorno per cercare aiuto e i suoi occhi si posarono istintivamente sul padre. E quello che vide infiammò la sua mente d'odio: Eisuke Hayami non era affatto sconvolto dall'accaduto, ma sembrava stranamente a disagio. Distolse gli occhi da quelli del figlio. Un'ammissione di colpa. Era come se la realtà si fosse improvvisamente congelata. Tutti erano paralizzati dall'orrore, non riuscivano a pensare coerentemente, a muoversi. Masumi sentiva solo il rombo sordo del suo cuore e la morsa fredda della paura che gli attanagliava la gola, mentre un rancore feroce stillava lentamente nella sua anima come un veleno sottile. Erano passati solo pochi attimi, ma aveva la sensazione che fossero trascorse ore. Masumi ritornò di colpo padrone di sé. La strinse forte cercando di tamponare la ferita con le mani, mentre Kurunoma, Ayumi e tutti gli altri si precipitavano verso di loro. -"Chiamate un'ambulanza!" gridò disperato. Masumi guardava con pena infinita il volto di Maya e i suoi occhi chiusi, mentre mormorava fra sé -"Non morire, ti prego non morire..."
Maya non riprendeva conoscenza. La situazione era critica, i dottori erano stati chiarissimi su questo punto. -"Il proiettile è passato vicinissimo al cuore anche se non ha leso punti vitali. Questo ci fa essere ottimisti, però..." -"Però?" La voce di Masumi risuonò innaturale. -"Ha perso molto sangue, troppo... siamo riusciti a fermare l'emorragia, abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere... ora tutto dipende da lei, ma... potrebbe non farcela..." Il dottore aveva abbassato la sguardo cercando di mantenere un tono distaccato, "Mi dispiace signor Hayami, si prepari al peggio." Da quante ore sedeva lì? Masumi aveva perso la cognizione del tempo. Sedeva da solo davanti alla sala di rianimazione con la testa tra le mani. Da solo, come era sempre vissuto. Non aveva voluto vicino neppure Hijiri, neppure Mizuki... Il volto era di pietra, non riusciva neppure a piangere. Pensieri sconnessi si frantumavano dentro di lui, contro una rabbia cieca mista a disperazione. Lottava per non farsi sommergere da essa. Perché doveva perderla proprio ora che avevano capito d'amarsi? Era una punizione per lui? Dio, ma quanto era ingiusta!! Che colpa aveva Maya, se non quella di essersi innamorata di lui? Perché il destino finiva sempre per strappargli in modo così crudele le persone che amava? Il destino? NO!! Non era stato il destino a portargli via prima sua madre e ora sua moglie... era stato quell'essere ignobile che aveva chiamato padre per tanto tempo!!! Strinse i pugni contro le tempie. I suoi occhi si fecero di ghiaccio. Se l'avesse avuto tra le mani in quel momento l'avrebbe fatto volentieri a pezzi. Non aveva prove che ci fosse Eisuke dietro all'attentato contro Maya, ma stavolta non sarebbero state necessarie... Si alzò e si diresse al vetro che lo separava dalla moglie. Al di là di esso, Maya giaceva pallida, immobile... il viso seminascosto dal respiratore, ma disperatamente attaccata alla vita. Risentì sul proprio corpo il calore e la morbidezza di quello della ragazza, sulle proprie labbra la dolcezza di quelle di lei. Appoggiò al vetro una mano e la fronte... e finalmente poté piangere. Si sarebbe vendicato in maniera così atroce che quel maledetto avrebbe dovuto implorare la morte come una liberazione... se Maya fosse morta, la vendetta sarebbe diventata la sua unica ragione di vita. L'avevano sottovalutato... anche lui conosceva il gioco pesante ed era capace di sporcarsi le mani. Toccare Maya era stato un errore fatale.
continua...
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