Capitolo 6.
E ti vengo a cercare
anche solo per vederti o parlare
perché ho bisogno della tua presenza
per capire meglio la mia essenza.
(E ti vengo a cercare, F. Battiato)
Il sipario era calato ancora una volta e ancora una volta il teatro era esploso in un boato di applausi e grida.
Chiamati alla ribalta, Maya e Yuu avevano sollevato le loro mani intrecciate per ringraziare il pubblico. Poi, come sempre, lui l’aveva sospinta gentilmente in avanti, perché riscuotesse la propria personale ovazione.
Maya si era inchinata in una profonda riverenza ed in quel preciso attimo una rosa rossa dalla platea era volata ai suoi piedi. Rialzato lo sguardo notò un giovane uomo che, in piedi davanti a lei, applaudiva con grande entusiasmo. Maya sgranò gli occhi. Si sarebbe aspettata di vedere chiunque altro, tranne lui! Tuttavia, con la gentilezza che le era innata raccolse la rosa e lo gratificò con un lieve cenno della testa.
Il ragazzo, alto ed elegante, percorreva con passo sicuro il corridoio che portava ai camerini. Reggeva fra le braccia un enorme fascio di rose rosse, a gambo lungo.
Era tornato solo da pochi giorni dagli Stati Uniti dove aveva trascorso gli ultimi quattro anni e, non appena aveva saputo che il suo antico amore recitava in quel favoloso dramma teatrale riscuotendo un enorme successo, era voluto andare a teatro. E ne era rimasto incantato.
Sapeva che Maya era brava, ma non si sarebbe aspettato un’interpretazione simile. Lo aveva completamente stregato, inchiodandolo alla poltrona per tutta la durata dello spettacolo. Si era riscosso solo quando le luci si erano accese, ma provava la sensazione di aver vissuto un lungo, bellissimo sogno. Un sogno d’amore umano e divino nello stesso tempo, un amore indissolubile che vinceva anche sulla morte; l’amore di due anime che si cercano incessantemente.
Sentiva che le parole di Isshin avrebbero potuto essere le sue parole e avrebbe voluto essere lui a recitarle con Maya. Invidiava l’attore che interpretava il ruolo del suo innamorato in una simile storia.
L’aveva riconosciuto subito, era quel ragazzo che l’aveva apostrofato con tanto astio qualche anno avanti a un ricevimento, rimproverandogli di aver vilmente abbandonato Maya proprio quando lei aveva più bisogno di affetto e protezione. L’aveva accusato di non averla amata abbastanza... Probabilmente era stato davvero così, si era detto Satomi... Ma allora era giovane e stupido, troppo stupido per capire cosa stava perdendo! Chissà se era ancora in tempo...
E poi lei. Da fanciulla l’aveva vista diventare prima una dea e poi lo spirito evanescente di un albero millenario. Era stata sublime! Trascendente ed eterea, fragile eppure nello stesso tempo potente. Una visione. Ogni sua espressione gli aveva sconvolto la mente ed il cuore. Quando era diventata così bella, così donna?
Il giorno successivo era dovuto tornare a teatro, perché desiderava ardentemente rivederla e provare di nuovo quelle emozioni. Era tornato ogni giorno per una settimana, poi finalmente si era deciso: avrebbe cercato di parlarle.
Bussò alla porta del camerino e una dolce voce femminile gli accordò il permesso di entrare: – Avanti!
Maya che, in vestaglia, stava finendo di togliersi il pesante trucco di scena si era voltata verso la porta. Era sinceramente stupita di vederselo comparire anche in camerino.
– Satomi! Che cosa ci fai qui?
– A volte ritornano! – commentò caustico Sakurakoji comodamente adagiato con le gambe accavallate sul divanetto d’angolo. Aveva visto Satomi in platea mentre le lanciava la rosa e la cosa l’aveva infastidito non poco. Non credeva che avrebbe avuto la faccia tosta di venirla a salutare in camerino.
Satomi ignorò la frecciata velenosa, rivolgendosi solo alla ragazza: – Questi sono per te, Maya! La tua interpretazione è stata splendida, mi ha davvero emozionato! – le disse con trasporto.
Un po’ troppo trasporto a parere dell’altro uomo nella stanza. Mentre lo pensava Yuu si rese conto di aver formulato la stessa considerazione la sera precedente nei riguardi di Hayami. Che Satomi avesse delle mire su Maya? A giudicare da come se la stava mangiando con gli occhi in quel momento pareva proprio di sì.
– Entrambi avete recitato in modo eccellente. – stava intanto aggiungendo Satomi per pura educazione. – Vi porgo i miei più sinceri complimenti!
Maya si alzò dallo sgabello e andò incontro al ragazzo che le porgeva il mazzo di rose.
– Ti ringrazio molto! – Disse con un sorriso, mentre gli prendeva i fiori dalla mani.
Sakurakoji si limitò ad un laconico grazie, mugugnato di malavoglia. Sapeva che quelle erano parole di circostanza e che all’altro non importava un fico secco dei suoi progressi nella recitazione. Ricordava perfettamente quando gli aveva promesso di diventare un attore molto più bravo di lui, anche se, a dire il vero, più che di una promessa si trattava di una minaccia...
– Sono tornato da poco dagli Stati uniti e sono corso subito a vedere quest’opera meravigliosa! Sui giornali non si parla d’altro! So che è stato difficile aggiudicarsi questo ruolo, ma non credo che la signora Tzukikage avrebbe potuto scegliere un’attrice più adatta di te a ricoprirlo!
Yuu buttò gli occhi al cielo, irritato dall’atteggiamento melenso del giovane.
Da parte sua anche Satomi non si trovava a suo agio. Cercava le parole adatte per arrivare a formulare la domanda che intendeva farle da quando era entrato, anzi per quale era andato a teatro quella sera, ma la presenza di Sakurakoji che, tra l’altro, sembrava non avere la minima intenzione di togliere il disturbo, lo disorientava. Perché Maya non lo invitava a lasciarli da soli? C’era qualcosa tra quei due?
Alla fine, vedendo che Maya non incoraggiava la conversazione e che Sakurakoji non solo non accennava ad andarsene, ma anzi lo scrutava, piuttosto interessato a sentire cosa aveva da dirle, Satomi prese coraggio e buttò fuori la fatidica frase: – Senti Maya... vorrei... sì, mi farebbe molto piacere passare un po’ di tempo con te... sai, come ai vecchi tempi... –
– Non credo sia il caso! – rispose la ragazza d’impeto – Cosa potremmo dirci, ormai? – Maya era basita. Anni prima se n’era andato senza neppure salutarla ed ora ricompariva all’improvviso per chiederle di uscire? D’accordo, all’inizio era stata lei a rifiutarsi di rispondere alla sue telefonate, ma lui si era arreso senza batter ciglio. Come poteva pensare che lei avrebbe acconsentito?
– Ti prego, non dire di no. Io vorrei spiegarti alcune cose... da solo – aggiunse lanciando uno sguardo circospetto a Sakurakoji.
– Ok! Tolgo il disturbo! – Disse Yuu con finta indifferenza. Si alzò ed uscì in fretta, resistendo alla tentazione di sbattere la porta dietro di sé, segnale che avrebbe tradito la sua irritazione.
Maya lo guardò uscire e poi si rivolse a Satomi con tutta la diplomazia di cui era capace.
– Non è necessario che tu mi spieghi niente Satomi, credimi! Lasciamo il passato dov’è e dimentichiamo tutto. Ora se non ti spiace, devo finire di cambiarmi... – La giovane attrice era impaziente adesso: tra poco sarebbe arrivato Masumi che certo non avrebbe gradito la presenza del suo ex ragazzo nel camerino.
Satomi non sapeva decidersi a congedarsi: – Perdonami se ti sembro insistente, ma per me è necessario. Non voglio che tu abbia un’opinione troppo cattiva di me! – disse tutto d’un fiato.
– Mi sembra un po’ tardi per tutti questi scrupoli! – Replicò Maya innervosita – Ti ho già detto che non mi devi alcuna spiegazione!
– Scusami. – Il ragazzo abbassò lo sguardo, ferito dalla reazione di lei.
Maya si morse il labbro pentita di averlo trattato con tanta durezza. Addolcì il tono.
– Mi ha fatto piacere rivederti e constatare che stai bene, ma adesso devi proprio andare.
Satomi finalmente recepì il messaggio e si avviò alla porta. – Mi permetterai di venirti a salutare qualche volta?– disse con la mano sulla maniglia.
– Certo, se ti fa piacere!
Il viso di Satomi si illuminò: – D’accordo, a presto allora! – La salutò aprendo finalmente la porta. Ma si bloccò di colpo. Nel riquadro della porta, in piedi davanti a lui, c’era il Presidente della Daito con il soprabito ripiegato sul un braccio ed un mazzo di fiori in mano. Aveva l’atteggiamento sicuro di chi ha ogni diritto di trovarsi in quel luogo.
– Guarda un po’ chi si rivede! – Disse Masumi squadrandolo dall’alto con un sorriso tranquillo. Non era sorpreso che il ragazzo si trovasse di nuovo in Giappone, perché Hijiri l’aveva tempestivamente avvisato del suo rientro, ma di certo non si aspettava di vederselo comparire prima in platea e poi nel camerino di Maya.
– Bu-buonasera, signor Hayami. La trovo bene! – farfugliò Satomi colto alla sprovvista.
Che diavolo ci faceva lì quell’uomo? Ripensò all’ultima volta in cui si erano parlati... era stato in quel parcheggio sotterraneo, quando Maya era stata aggredita dalle sue ammiratrici e Hayami l’aveva difesa. Già allora si era meravigliato del comportamento affettuoso e protettivo che quell’uomo aveva nei confronti della ragazza. Perché, anche a distanza di tanto tempo, stava sempre intorno a lei? E come mai quell’aria da padrone? Solo perché il teatro era suo?
– Ho saputo che in America sei diventato molto famoso. Ti faccio le mie congratulazioni! – proseguì Masumi in tono condiscendente – Sei tornato per restare?
– Forse sì. Non ho ancora deciso. – Rispose Satomi restando vago.
Masumi che, sebbene cercasse di dissimularlo, non apprezzava particolarmente la presenza del primo amore della donna che amava nella sua stanza, decise di liberarsi in fretta dell’inopportuno ospite.
– Bene. Allora, forse, capiterà di rivedersi prima o poi. Adesso ti saluto. – Disse entrando.
Congedato in quel modo così brusco, Satomi non poté fare altro che allontanarsi con un educato, ma perplesso saluto.
continua...