| Altro capitolo... compare un altro personaggio "amatissimo"^^
CAPITOLO 8
Quella domenica d'autunno si presentò da subito grigia e nebbiosa a Maya quando questa aprì le imposte e guardò fuori dalla finestra che, affacciandosi su un vicolo dietro il complesso del teatro, le permetteva di vedere appena uno spicchio di cielo sopra i tetti dei palazzi. Sospirando per il tempo non certo ideale per trascorrere la sua giornata di libertà, aprì l'armadio e ne tirò fuori un kimono tradizionale. Quel giorno aveva intenzione di andare a trovare Rei, Sayaka e le altre nel loro nuovo alloggio, ma prima voleva passare al cimitero per portare dell'incenso sulle tombe dei suoi genitori. Si acconciò i capelli con il solito semplice chignon che portava anche quando si vestiva all'occidentale e, salutato Genzo che stava sistemando delle luci nel foyer, uscì dall'ingresso principale del teatro, passando sotto il grande colonnato e scendendo la scalinata. Si recò alla fermata del tram elettrico, il nuovo mezzo di trasporto che avevano installato in città quello stesso anno, il 1903, e vi salì, stando attenta a non inciampare, montando sul mezzo con i suoi zoccoletti. Mentre il mezzo scorreva scampanellando per le vie della città, Maya osservava quello che scorreva fuori dal finestrino. Tokyo era una città in piena evoluzone, ricca di controsensi e quasi sospesa tra due mondi: le case tradizionali e le machiya, abitazioni a schiera in legno intonacato, si alternavano alle costruzioni di pietra in stile occidentale che si erano diffuse in quegli anni di impero Meji. Sulle strade, sterrate e polverose passavano diversi mezzi: le prime automobili, superavano facilmente carrozze, persone a cavallo e i risciò che trasportavano signore in kimono acconciate con il marumage, che tenevano in mano i loro wagasa, ombrellini tradizionali di bambù e carta. Ma lungo i marciapiedi passeggiavano giovani donne in abiti occidentali, con i loro vezzosi cappellini, che si fermavano a guardare le vetrine delle modiste straniere, dove erano esposti gli ultimi modelli giunti da Parigi. Al cimitero Maya si inginocchiò di fronte alle tombe dei suoi genitori: Toshiro e Haru Kitajima. Come sempre la ragazza si commosse pensando ai genitori persi così prematuramente: ricordava soprattutto la solitudine e lo spaesamento che aveva provato quando la mamma era venuta a mancare. Al tempo la signora Haru, vedova e con una figlia ancora piccola a carico, aveva trovato lavoro come cameriera in un ristorante cinese, ma si era gravemente ammalata di tisi. Quando morì, la padrona del ristorante fu molto insensibile con la piccola di appena otto anni. In un primo momento aveva pensato di tenerla come sguattera e farla lavorare al posto della madre, ma considerandola troppo sciocca e sbadata, l'aveva spedita a Yokohama, dove una vicina di casa le aveva detto che era stato aperto un istituto di suore europee che accoglievano povere orfanelle. Mai come in quei giorni Maya si era sentita tanto triste, sola e soprattutto una cosa inutile, un fardello che nessuno voleva. Gli anni in collegio non erano stati infelici, anche se non certo felici: era semplicemente sopravvissuta, spesso rifugiandosi nella sua fantasia, in un mondo dell'arcobaleno creato dalla sua stessa mente, in cui poteva immaginare di essere chiunque e viaggiare dovunque. Ma dopotutto non se la sentiva di biasimare le suore per l'educazione forse un po' rigida che le avevano impartito tra quelle mura grigie e austere: le avevano dato una casa, una certa istruzione e salvata da un destino ben più terribile, come quello di molte bambine che finivano vendute, a volte dagli stessi familiari per via dell'estrema povertà, nei postriboli. Ma poi era stata la signora Tsukikage a cambiare il suo destino! Chissà cosa avrebbero detto i suoi genitori se avessero potuto vedere la loro figlia in quel momento: era diventata un'attrice, e stava per recitare nell'opera teatrale più importante del Giappone, in uno dei teatri più prestigiosi! Però la verità era che, a volte, Maya sentiva ancora tutto il senso di inadeguatezza e l'insicurezza della bambina sola e umiliata che era stata. Solo quando recitava ed entrava nel mondo dell'arcobaleno, le sue insicurezze e il suo eterno senso di inferiorità, scomparivano e lei si sentiva viva e felice. Mentre si dirigeva presso l'abitazione delle sue amiche, dopo aver ripreso il tram, Maya continuava a riflettere: sulla signora Tsukikage, anche lei salvata da un triste destino grazie al teatro, anche se la sua vera felicità era stata incontrare Ichiren Ozachi, il suo mentore, il suo tutore e poi il grande amore della sua vita! Tra loro c'erano quasi vent'anni di differenza, e lui era sposato, anche se la moglie poi lo aveva lasciato portandosi via i figli per la crisi finanziaria di lui. Ma Chigusa era rimasta con lui, amandolo fino alla sua tragica morte e anche oltre. Maya si chiedeva come potesse lei rappresentare un amore immenso come quello di Akoya per Ishinn, senza aver vissuto un amore così grande come quello che la sensei aveva provato per il maestro Ozachi. Si può amare in quel modo? Fino a sacrificare tutto per chi si ama? Maya provò a pensare a Sakurakoji, al bacio che lui le aveva quasi dato il giorno precedente...Da un lato l'idea di essere baciata da un uomo la emozionava, pur vergognandosi un po', e si chiedeva che cosa avrebbe provato se Yu l'avesse fatto, ma dall'altro era conscia di non sentire quello che pensava dovesse sentire una ragazza veramente innamorata. Ma cos'era poi l'amore? Forse erano tutte fantasticherie, forse gli amori travolgenti erano solo materia di letteratura o per pochi privilegiati come la sensei? Magari avrebbe dovuto davvero ridimensionare le sue aspettative e lasciarsi corteggiare da lui... Presto avrebbero recitato l'Otello, in cui si narrava una storia, per certi versi, opposta alla Dea Scarlatta, pur finendo entrambe in tragedia, con l'innamorato che deve uccidere la sua donna. Ma mentre nell'opera di Ozachi si parlava di estremo sacrificio d'amore, in quella di Shakespeare si parlava di possesso e folle gelosia. Ma era pur sempre una storia d'amore e sarebbe stata un'occasione per provare ad interpretarla assieme a Sakurakoji sul palco e capire se poteva provare qualcosa per lui anche nella vita reale. Rei, Sayaka e Mina, la stavano già attendendo con il pranzo in tavola, quando lei arrivò. Desinarono in allegria, le ragazze mostrarono i loro alloggi. Poi Sayaka ebbe l'idea di andare tutte in una sala da the che si trovava poco distante da lì. “Dai ragazze, visto che è domenica e non abbiamo ancora festeggiato il nostro ingresso alla Ondine e al teatro Nittei, per oggi possiamo concederci un piccolo lusso da signore!” disse la ragazza tutta eccitata. “Ma io veramente, non sono vestita molto elegante...” Obiettò Maya, ma le altre le fecero notare che stava benissimo anche con quel kimono e neppure loro si erano messe particolarmente in ghingheri. “Ma si, che ci importa? E poi potrebbe essere una delle ultime occasioni per uscire in pubblico in piena tranquillità! Quando la nostra Maya debutterà al Nittei come prima attrice e soprattutto quando avrà interpretato la Dea Scarlatta, sarà così famosa ed elegante che quando usciremo saremo sommerse dagli ammiratori! Eheh!” Intervenne Rei, facendo arrossire Maya. La sala da the di cui parlava Sayaka, si trovava in una via elegante della città non molto distante da Nittei. La sua costruzione, in pietra e stile occidentale, risaliva ad una decina di anni prima. Le ragazze entrarono un po' in soggezione per l'eleganza del locale.I tavolini erano tutti in ferro battuto dipinto di bianco, così come le sedie,su cui erano posti dei soffici cuscini dalle tinte pastello. Ovunque nella sala erano poste delle fioriere con delle elaborate composizioni di fiori di serra. I camerieri in livrea spingevano continuamente tra un tavolo e l'altro, carrelli colmi di dolciumi di ogni tipo, mentre altri portavano in mano, muovendosi elegantemente, dei vassoi con teiere e tazzine in fine porcellana. Le clienti erano esclusivamente donne, quasi tutte abbigliate in stile occidentale, in un tripudio di merletti e cappellini, ma vi erano molte signore, specialmente quelle più mature, ma anche qualcuna più giovane e tradizionalista, che, come Maya, quel giorno indossavano il kimono: solo che, a differenza di quello della ragazza, erano di seta finissima. Il maitre fece accomodare le quattro ragazze, e il gruppetto attirò l'attenzione delle signore sedute ai tavoli vicini che squadrarono Rei stupite, chiedendosi cosa ci facesse un ragazzo in una sala da the per signore! Le amiche se ne accorsero e ridacchiarono. In effetti quel giorno la ragazza si era messa un completo gessato di foggia maschile, con tanto di cravattino e aveva raccolto i capelli in un borsalino. dunque era normale che fosse scambiata per un maschio! L'attrice volle divertirsi un po' con l'equivoco e fece un mezzo inchino alle donne intorno, sedendosi poi sulla sedia con una gamba accavallata all'altra e un braccio sulla spalliera, atteggiandosi a giovane dandy. Le amiche soffocavano le risate con le mani sulla bocca, divertendosi un mondo. Ordinarono dei pasticcini e Maya non resistette alla tentazione di un parfait di cui era golosissima. Ad un certo punto l'attenzione della sala fu attirata da un gruppo formato da tre donne che si stava accomodando su un tavolino proprio al centro del locale: due di esse, di mezza età, erano vestite tradizionalmente, anche se il kimono di una delle era più ricco e raffinato di quello dell'altra, mentre la terza era una giovane donna, sui venticique anni, che indossava un abito occidentale, un modello di alta sartoria francese: un due pezzi in velluto di seta blu con davantino e maniche in merletto, e in testa un cappello di seta e velluto blu con delle piume applicate, che si tolse elegantemente, mentre si sedeva contemporaneamente alle altre due donne, scoprendo una corposa capigliatura corvina, in cui le folte chiome ondulate erano raccolte in una morbida accociatura a conchiglia e impreziosita da pettinini d'osso decorati con perle. Maya osservò quest'ultima cercando di ricordare dove l'avesse già vista... Ma si! Quella era Shiori Takamiya! Anche le altre donne presenti l'avevano riconosciuta, ovviamente, facendo lei parte di una delle famiglie più in vista di tutto il Giappone. Era anche nota per la sua bellezza e la sua eleganza, di cui aveva fatto ampio sfoggio quando era fidanzata con Masumi Hayami: del resto chi meglio di lei poteva accalappiare lo scapolo più ambito di tutte le ragazze da marito appartenenti ceti più alti? I matrimoni, tra i rampolli delle famiglie più importanti, il più delle volte erano combinati per fondere imperi e unire interessi economici, ma in questo caso oltre alla ricchezza, i due potevano vantare anche bellezza e glamour e quando apparivano in pubblico erano i più ammirati e invidiati. Se ci fosse stato anche amore tra i due non era dato saperlo, anche perchè poco importava, ma, a quanto si vociferava, la mancata vedova non si era data pace per la dipartita del suo promesso, che, a detta sua, aveva spezzato la loro favola d'amore. Quella era una delle poche occasioni, dopo due anni, in cui la si vedeva nuovamente in pubblico, visto che si era ritirata per un bel po' di tempo dalla vita mondana, e si era chiusa nella serra della villa di famiglia a coltivare le sue adorate orchidee e rimpiangendo il suo amato Masumi. Una delle signore sedute al tavolino di fianco a quello delle attrici del Nittei, si rivolse all'amica con cui stava prendendo il the, parlandole vicino all'orecchio, ma con un tono di voce che giunse perfettamente anche alle ragazze: “Hai visto Shiori Takamiya? E' qui con la madre e la tata... Era un pezzo che non si faceva vedere in società!” e l'altra rispose: “Eh si, ma la cosa più sorprendente è che non è più vestita a lutto, hai notato?” .La prima che aveva parlato le si accostò ancor più all'orecchio quando ribattè: “E' stato suo nonno, il patriarca della famiglia, ad imporle di abbandonare gli abiti neri... Pare che ci sia nell'aria un nuovo fidanzamento combinato, e un altro ottimo partito all'altezza del prestigio dei Takamiya...Beh certo non potrà essere un altro Masumi Hayami, bello e perfetto come lui non c'era nessuno, ma la cara Shiori dovrà accontentarsi...” Maya aveva ascoltato quei discorsi con disgusto per l'ipocrisia che avvertiva intorno a sé: a cosa servivano il denaro e il potere se poi tutto era ridotto ad un contratto di affari? Compresi i sentimenti? Maya osservò Shiori, così elegante e sofisticata, e le fece pena, pensando che forse davvero aveva amato il fidanzato scomparso e stranamente si ritrovò a chiedersi se lui, quando era in vita, a sua volta l'avesse amata. Poco dopo le ragazze si alzarono per andarsene e passarono poco distante dal tavolino occupato dalle signore Takamiya, per un istante Maya si voltò verso di loro e rimase raggelata quando si accorse che la signorina Shiori stava fissando proprio lei con uno sguardo cattivo! Maya, dopo aver salutato le amiche, si diresse a piedi verso il Nittei. Si era attardata troppo e ormai si stava facendo scuro, inoltre era scesa una fitta nebbia. Camminando speditamente, la giovane ripensò a quello che era appena accaduto: perchè la signorina Takamiya l'aveva guardata in quel modo? Aveva fissato proprio lei, ne era certa, e il suo non era stato uno sguardo di fastidio o superiorità verso una persona abbigliata forse troppo semplicemente per quel locale così elegante... No, vi aveva visto dell'odio! Ma per quale motivo se neppure la conosceva? Quando l'aveva incontrata in altre occasioni non si erano mai avvicinate, nessuno le aveva mai presentate e comunque la distinta signorina non l'avrebbe neppure degnata di uno sguardo. No, doveva per forza aver travisato quell'occhiata... Ultimamente le stavano accadendo troppe cose strane e probabilmente cominciava ad avere delle allucinazioni... La giovane si affrettò, ansiosa di ritirarsi nella sua stanza: aveva le chiavi della porta posteriore che dava accesso direttamente alla foresteria, ma per arrivarci doveva percorrere uno stretto vicolo secondario che le metteva una certa inquietudine, specialmente a quell'ora e con la scarsa visibilità. Era arrivata all'uscio, ma non si accorse della figura che, silenziosa, era scivolata alle sue spalle e quando la giovane fece per inserire la chiave nella serratura, si sentì afferrare improvvisamente per un braccio...
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