Murasaki no Bara no Yume  - Glass no Kamen  * Il Grande Sogno di Maya * Anime, Manga, Drama, World e Fanwork

La Voce dell'Anima, versione seconda

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 29/3/2010, 08:06
Avatar

Senti Nadeshiko,poni il caso che ciò in cui una persona ha sempre creduto a un certo punto, a causa di uno stimolo esterno,cambi...in tal frangente,se il nuovo modo di essere la rendesse più felice di quanto fosse prima non sarebbe qualcosa di magnifico?

Group:
ADMIN
Posts:
8,916
Location:
che mondo sarebbe senza nutella? IL MIO!!!

Status:


nota dell'autore:Rimettermi a postare questa fanfic mi dà sempre una particolare emozione... proprio perchè è stato il primo progetto che ho scritto, o meglio, che ho completato.E tuttavia questa volta sarà un pò... diverso.La storia, per chi di voi l'ha già letta, si manterrà su quella linea, ma qualcosa, dato che me ne è stata data la possibilità, cambierà...
Cosa cambierà? Nulla di sostanziale, ma qualcosa nelle espressioni, nei modi di fare e soprattutto nei modi di descrivere, più una parte all'interno della storia. Credo che Monica fra tutti abbia già un'idea dato che il progetto di cambiamento è cominciato anni fa su EFP(anche se anche rispetto a lì nei primi capitoli c'è qualche cambiamento), anche se poi, per motivi personalissimi, si era interrotto... a metà.Ne apprrofitterò per cambiare un po' con la speranza che, a chi l'ha già letta questi cambiamenti possano piacere, mentre, per chi si appresta a leggerla la prima volta, tali cambiamenti possano incuriosire...bè non mi resta altro che dirvi... buona lettura!




La Voce dell'Anima



La mia storia parte esattamente dalla fine del volume 42

Capitolo I

Lo spettacolo che si presentava agli occhi della signorina Mizuki, all’apertura della porta, era a dir poco preoccupante.

Il giovane presidente fumava, dandole le spalle, guardando l’esterno dall’enorme vetrata del suo ufficio. La tazzina da caffè in mille pezzi sul pavimento, il liquido scuro schizzato tutto intorno e… le foto, sparse per terra, come fossero state gettate lì in un impeto di rabbia.

Dal primo istante di shock legato a quella visione, la segretaria si era immediatamente destata sentendo il rumore dei passi che si avvicinavano: lo rompersi della tazzina era stato udito fin nel corridoio.

Prontamente era avanzata oltre la porta e la aveva richiuso dietro sé: più volte ormai aveva visto quell’uomo perdere il controllo per quella ragazzina, ma nessun altro degli uffici della Daito doveva scoprirlo.

Mizuki stava lì, con le mani dietro la schiena, ancora poggiate sul pomello della porta, come a voler impedire che qualcuno girandolo potesse aprirla, e osservava il signor Hayami.


Era immobile, la sigaretta che si consumava tra le sue dita, fisso su quell’unico pensiero: Maya.

Quando Hijiri la prima volta gli aveva riferito di quella ragazzina e di Sakurakoji, pur provando una fitta al cuore, gli aveva risposto di non fare nulla. Aveva pensato più volte che anche lei sarebbe cresciuta un giorno, che Sakurakoji era un bravo ragazzo e più volte si era chiesto se sarebbe stato in grado di lasciarla andare. Sapeva di non esserne capace, ma che era suo dovere.

D’altronde lui… era ormai fidanzato.

Ricordava perfettamente la cerimonia di fidanzamento, lo ruppersi del bicchiere che gli aveva rivelato la presenza della ragazzina.
Ricordava che si era forzato a sorriderle chiedendole di presenziare con una buona disposizione d’animo alle sue nozze. Ricordava anche che la ragazzina gli aveva fatto le sue congratulazioni e, prima di scappare via, gli aveva urlato contro

“SIA FELICE!”

Quelle parole erano state una vera pugnalata al cuore.

Ma si era imposto di non scomporsi: Shiori era lì al suo fianco allora e sapeva che suo padre lo stava osservando.

Eisuke sospettava anche troppo.
Non doveva.
Le minacce a quella ragazza… non avrebbero mai dovuto realizzarsi, mai!

“Sia felice!”

Ma avrebbe mai davvero potuto esserlo?
Come poteva costruire un castello di felicità su fondamenta di costrizioni, menzogne, falsità?

Non aveva scelta: quello era il suo destino.
Avrebbe indossato per sempre quella maschera.

Sakurakoji…

Gli aveva già chiesto se lui e Maya stessero assieme, ma lui aveva negato: erano amici, partner di lavoro e solo sulla scena sarebbero stati anime gemelle.

Oh! Ma le cose non stavano così!

Masumi lo aveva capito quella sera dell’incidente al ristorante.
Quando Sakurakoji lo aveva anticipato salvando quella ragazzina, aveva visto il suo sguardo dolce mentre la riportava dentro il ristorante e… aveva visto quel ciondolo dietro il colletto.

Erano questi i suoi veri sentimenti: Sakurakoji la amava, dallo stesso tempo in cui la amava anche lui.

Ma quel ragazzo non era il presidente Hayami, non aveva le sue catene, era... libero.


Da quella sera in Masumi era scattato qualcosa: si chiedeva in continuazione se anche lei volesse bene a quel ragazzo e se un giorno quei due sarebbero finiti assieme per davvero.

Li avrebbe lasciati andare?
Ma, soprattutto, sarebbe riuscito a continuare a inviarle le rose?

Le rose scarlatte…

Già! Ormai da tempo per lui avevano assunto un diverso significato.

Non erano il simbolo di un’ammirazione spropositata e sincera, erano i suoi sentimenti per lei, Maya, la ragazzina di undici anni più piccola che inconsapevolmente gli aveva rubato il cuore.

Senza rendersene conto neanche lui, aveva lasciato che lei superasse ogni barriera, ogni scudo e che entrasse nel suo cuore. Glielo aveva riempito e, lentamente, glielo stava logorando.

Ma lei non aveva alcuna colpa: era stato lui, Masumi Hayami, a innamorarsene e, senza accorgersene, questo amore si era spinto oltre, più del ragionevole e gli aveva pervaso l’anima.

E adesso?
Le crepe che ormai da tempo solcavano la maschera dell’affarista senza scrupoli che indossava erano mutate in profonde spaccature e quella maschera era caduta giù.

Come poteva riacquistare la calma?
Come?

Era necessario.
Doveva, doveva più di tutto il resto.


La signorina Mizuki,in quel silenzio, riusciva a comprendere.
Ormai erano anni che lo affiancava.
Guardava il signor Hayami e sapeva che, mentre guardava all’esterno, quell’uomo stava cercando di incollare ogni minuscolo pezzetto della maschera di giovane presidente.

Mizuki chinò il capo, osservandosi le scarpe e pensando proprio a questo: quest’uomo amava follemente quella ragazza, ciecamente, e, nella sua cecità, non si era accorto che anche la ragazzina lo ricambiava.
Non come ammiratore, ma proprio come Masumi Hayami della Daito.

La segretaria se ne era accorta la sera della cerimonia di fidanzamento: aveva osservato la ragazza, le sue reazioni.

E tuttavia se glielo avesse fatto notare, non le avrebbe creduto: più volte il presidente le aveva detto di avere una fervida immaginazione. A che scopo poi?

Ormai lui aveva deciso il dovere.

Perchè infliggergli quest’altro dolore?
Sapere di amare e di esser ricambiato, ma di non potere manifestare nemmeno una briciola di questo amore apertamente...
Incoraggiare questo sentimento avrebbe finito di distruggere quell’uomo.

Solo quella ragazzina poteva davvero cambiare lo stato delle cose: non lui, ma lei.

Chissà!?

Un sorriso appena accennato le solcò le labbra; alzò il capo e si mosse avanzando in silenzio. Raccolse le fotografie e le depose in uno dei cassetti dell’archivio alla destra della scrivania, poi attraversò in direzione opposta la sala, prese il cestino e lo spostò vicino i pezzi della tazzina. Sempre in silenzio, li gettò nel cestino, uno ad uno; tirò fuori dalla tasca della giacca del completo turchese che indossava il suo fazzoletto e asciugò meglio che potesse il pavimento, riposizionando poi il cestino in quell’angolo vicino alla pianta e apprestandosi a uscire.
Di spalle, a capo chino, braccio destro proteso verso la porta e mano sulla maniglia, ruppe il silenzio.

- Cancellerò i suoi impegni per le prossime ore. - disse - Le porto un altro caffè? –

Al suono di quelle parole Masumi si voltò di scatto.
Sapeva della presenza della segretaria nella stanza, ma per qualche motivo che lui stesso no riusciva a comprendere non ci aveva fatto molto caso.

- Si, signorina Mizuki – rispose ricomponendosi.
- Bene... – commentò la segretaria prima di aprire la porta per uscire.

Stava per richiuderla quando:

- Signorina Mizuki! - la chiamò - La ringrazio... – le disse accennando un sorriso.

La donna ricambiò il sorriso serenamente.

- Di nulla. Dovere… presidente. – chiuse la porta alle sue spalle e si diresse lungo il corridoio.


vai al capitolo successivo.



Edited by simply_me - 19/3/2011, 23:11
 
Web  Top
Emer Kenobi
view post Posted on 29/3/2010, 22:58




Ho semplicemente adorato questa ff che rimane una delle mie preferite di sempre!

mi farà molto piacere rileggerla in una nuova veste, così potrò emozionarmi come la prima volta!
 
Top
view post Posted on 30/3/2010, 18:03
Avatar

Senti Nadeshiko,poni il caso che ciò in cui una persona ha sempre creduto a un certo punto, a causa di uno stimolo esterno,cambi...in tal frangente,se il nuovo modo di essere la rendesse più felice di quanto fosse prima non sarebbe qualcosa di magnifico?

Group:
ADMIN
Posts:
8,916
Location:
che mondo sarebbe senza nutella? IL MIO!!!

Status:


Capitolo II



Agli studi di recitazione le prove proseguivano già da cinque ore.

Il signor Kuronuma era instancabile: aveva diretto già buona parte delle scene degli attori di minor rilevanza, aveva osservato Sakurakoji interpretare Isshin e adesso era il turno di Maya.

- Proviamo la scena della battaglia. Tutti pronti! Kitajima, ricorda: entri in scena come una semplice fanciulla, ma man mano che cammini diventi la Dea. Fa’ molta attenzione, è una scena cruciale; il pubblico deve percepire la tua trasformazione! –
- Si, signor Kuronuma! – gli aveva risposto la ragazza.

Era insolitamente calma: quanto le era accaduto negli ultimi giorni le aveva dato modo di pensare, di riflettere, di capire.

Lei era innamorata…

Era vero, tristemente reale.
Di un amore che credeva, che sapeva impossibile e, tuttavia, non poteva fare a meno di soffrirne.

Aveva fatto fatica a comprendere se stessa e, così facendo, non era riuscita a dimenticarsi del proprio io e a diventare Akoya.

Si era chiesta migliaia e migliaia di volte, dalla sera della premiazione che le aveva permesso di confrontarsi alla pari con Ayumi per la Dea Scarlatta, “perché?”

Già, perché quell’uomo si comportava in quel modo?
Perché la scherniva, la provocava, la trattava come un oggetto, un "uovo d’oro", come le aveva più volte ripetuto, e poi invece, segretamente, anonimatamente, le inviava quelle rose?
Perché era arrivato fino al punto da farsi odiare da lei?

Odiare…

Era quello di cui era stata convinta per tanto tempo, molti anni, troppi.

Il peso di tutti quegli anni di odio sarebbe stato impossibile per chiunque, ma lui era sempre rimasto lì, nascosto dietro quelle rose e non solo: se ne era resa conto quella notte sotto le stelle.

Era stato lui a prenderla tra le braccia e portarla dentro il suo ufficio per medicarla quando all’inizio, spiando le prove dei ragazzi della compagnia Ondine, era stata aggredita dai cani; lui l’aveva protetta dalla pioggia con la propria giacca, mentre lei aspettava i membri della compagnia per la rappresentazione di Gina e i cinque vasi; lui si era occupato della signora Tsukikage quando aveva avuto il primo attacco a seguito della chiusura del laboratorio teatrale e aveva provveduto a chiamare il medico per curarla.

Quando i finanziatori della signora Tsukikage la avevano abbandonata ed era stata costretta chiudere il suo laboratorio teatrale, era stato lui a trovarle un posto dove provare con le ragazze; era stato lui a portarla in ospedale per medicarla quando la signora le aveva legato addosso quelle canne per farle capire come si muoveva una bambola; l’aveva protetta dalla caduta della colonna alla fine della rappresentazione di Cime Tempestose facendole scudo con il proprio corpo e, la sera in cui lei aveva ricevuto il premio come migliore attrice non protagonista per Hellen in Anna dei miracoli, l’aveva invitata a danzare facendo in modo che venisse notata dalle persone presenti.

L’aveva ingaggiata come attrice quando la signora Tsukikage glielo aveva chiesto affinché lei potesse apprendere la danza, potesse affinarsi come attrice recitando nello sceneggiato Lo splendore del cielo destinandola a diventare una star.

Una star...

Così le aveva detto.
E per questo aveva fatto di tutto, anche nasconderle la madre, sua madre, la madre la cui morte l’aveva fatta crollare nella disperazione totale.

Quanto lo aveva odiato, detestato per la morte di sua madre!

L’aveva sempre considerato l’assassino di sua madre.

- ASSASSINO! -

Glielo aveva urlato in faccia quella mattina, quando si era risvegliata in ospedale, e tale lo aveva considerato a lungo.

Che stupida!

Bruciante d’odio, non aveva fatto caso che era stato proprio lui a ritrovarla svenuta dentro quella barca, che l’averla schiaffeggiata davanti a fotografi e giornalisti era stato il tentativo di quell’uomo non farle perdere credibilità.

Mentre lei non riusciva a recitare, quando ormai la consideravano un’attrice fallita, le aveva proposto mille ruoli da interpretare. L’aveva soccorsa quando sotto la pioggia era svenuta, portandola a casa sua e ancora lì l’aveva riportata quando lei era fuggita.

Lui le aveva fatto ritrovare la voglia di recitare parlandole del mondo dell’arcobaleno in cui gli attori potevano vivere mille vite, lui l’aveva lasciata andare quando lei aveva deciso di farcela con le proprie forze, senza l’aiuto della Daito e soprattutto di quell’uomo.

Eppure… era stato lì!
Testimone della scommessa tra i ragazzi della compagnia e il direttore del teatro Atene.
Aveva consigliato i ragazzi e permesso loro di vincere la scommessa.

Allontanandola dai membri della compagnia, provocandola, aveva spinto i suoi piedi al teatro Nittei proprio quando occorreva una sostituta per fare l’antagonista di Ayumi.

L’aveva spinta lì a questo scopo, solo adesso se ne era resa conto.

Alla cena l’ammiratore non si era presentato.
Si era presentato lui, con una scusa, e, volutamente, aveva condotto la conversazione tra lei, Maya Kitajima, e quell’anziana donna che aveva interpretato la bellissima Ardis nella lirica, permettendole così di capire il suo ruolo, di confrontarsi con Ayumi senza temere e poi a quella festa, la festa per la prima di Isadora l’aveva umiliata, no!
Soltanto provocata. Provocata a tal punto da farle interpretare Jane la ragazza lupo con una tale rabbia, una tale passione, da suscitare l’interesse dei membri dell’associazione nazionale dello spettacolo per Lande Dimenticate.

Provocata a tal punto da farle interpretare Jane la ragazza lupo con una tale rabbia, una tale passione, da suscitare l’interesse dei membri dell’associazione nazionale dello spettacolo per Lande Dimenticate.

Aveva assistito alla prima sfidando un temporale per mantenerle una promessa che lei reputava fastidiosa.

Senza che lei se ne accorgesse, era stato lui a permetterle di vincere quel premio che l’aveva condotta lì dove era adesso, a provare per la Dea Scarlatta.

La Dea Scarlatta…

Lo spirito di un albero di susino, la valle dei susini...

L’aveva soccorsa, quando il temporale l’aveva sorpresa nella valle.
L’aveva coperta col suo impermeabile, le aveva acceso il fuoco di quella vecchia stufa affinché non si ammalasse e poi, quando il fuoco si era spento, l’aveva abbracciata e riscaldata col calore del suo corpo tutta la notte.

Ricordare quella notte le provocava sempre un leggero rossore alle guance.
Ma quella notte le aveva finalmente fatto aprire gli occhi e comprendere che lo amava.

Proprio lui, Masumi Hayami , l’affarista senza scrupoli, l’assassino di sua madre.
Lo amava, lo amava davvero e anche tanto.

Per questo non voleva deluderlo.

Ricordava perfettamente le sue parole:

"chissà quanto mi piacerà vedere la sua Dea Scarlatta”

E ricordava anche le parole che lei gli aveva rivolto prima che la signora Tsukikage mostrasse a tutti i presenti la Dea Scarlatta nella valle dei susini:

“interpreterò una Dea Scarlatta che la soddisferà… lo farò per lei”

Era questa, questa la promessa che lei aveva fatto al signor Hayami.
Eppure, inizialmente, l’aveva dimenticato...


Quando, dopo la rappresentazione della Dea Scarlatta, aveva indossato l’abito di scena della signora Tsukikage, le parole della Dea erano servite ad aprirgli il suo cuore di ragazzina, di donna.

Chissà se lui aveva capito davvero o se quell’unione di anime che aveva vissuto con lui era stata solo il frutto della sua fantasia, un’illusione.
Era tornata dal paese natale della Dea Scarlatta proprio per scoprirlo.
Ma era troppo tardi: Masumi Hayami festeggiava la cerimonia del suo fidanzamento con quella signorina.

La signorina Shiori…

Quella donna così… così bella, elegante, gentile, così perfetta.
Troppo perfetta, rispetto a lei, Maya, una ragazzina.

Se ne era accorta proprio allora, osservando il suo riflesso in una vetrina di un negozio, mentre scappava dalla cerimonia di fidanzamento del signor Hayami: il suo ammiratore, no! il suo amore, avrebbe sposato quella donna perfetta.

Era quella donna la sua metà dell’anima, non lei.
Era stata tutta un’illusione, una stupida, stupida illusione.


Per giorni era stata incapace di provare.
L’unica cosa che era riuscita a fare era stato piangersi addosso.

Le parole di Akoya erano troppo dolorose: le anime gemelle, senza età, aspetto, condizione sociale non esistevano nel suo caso.


Kuronuma l’aveva sgridata, le aveva gridato addosso con rabbia la sua mancanza di concentrazione e sbattuta fuori dalle prove.

Assurdo!
Non le era nemmeno importato.
Era troppo presa da quel dolore: essersi innamorata di un uomo irraggiungibile...

Ma, adesso, non era più così.
Era stata la compagnia di Sakurakoji a farglielo capire.

Sakurakoji…

Un tempo tutti lo avevano considerato il suo ragazzo, ma in fondo era sempre stato un amico.
Lui non l’aveva mai dimenticata e questo le provocava un forte imbarazzo, ma adesso lui stava con Mai.

Quando aveva scoperto che sarebbe stato il suo partner in Lande Dimenticate aveva avuto paura: l’ultima volta che si erano visti lui le aveva detto che la amava e le aveva detto addio, ma quando si erano rivisti era stato gentile, non le aveva fatto pesare nulla ed era ritornato ad essere il suo carissimo amico.

Quando, ritornati dal paese natale della Dea Scarlatta, lei non era stata in grado di recitare e il regista l’aveva cacciata dalle prove era stato lui a farle ritornare un minimo di serenità, portandola a divertirsi, lasciando che sfogasse tutto il suo pianto nella ruota panoramica, regalandole un ciondolo a forma di delfino e mettendo da parte il suo stesso ciondolo della coppia che gli era stato dato dal venditore al ritorno da quella giornata di puro divertimento.
Trascorreva molto tempo con lei ultimamente: la aiutava a non pensare, le faceva forza e poi… l’aveva salvata.
Si, le aveva salvato la vita la sera dell’incidente al ristorante quando, dopo aver ricevuto la rosa scarlatta, lei aveva cominciato a cercare il signor Hayami e invece era stata trascinata e gettata in acqua dal pontile.
Era stato lui a riportarla sulla terra ferma.
Avrebbe dovuto avere ogni ragione per rimproverarla e invece anche in quel momento l’aveva confortata.

Ritornata a casa, non era stata capace di dormire.
Aveva riflettuto a lungo.
Lei era stata davvero la peggiore delle partner fino ad allora: troppo presa da sé senza considerare tutti gli altri attori, il regista Kuronuma e lui, Sakurakoji, che stavano faticando e sudando per mettere in scena uno spettacolo meraviglioso.

Nessuno di loro meritava la sua negligenza, nessuno!

Non il regista, non Sakurakoji, non tutti gli altri attori, non la signora Tzukikage, che la aveva scoperta e cresciuta affinché potesse ereditare la Dea Scarlatta, non Ayumi, che la aveva sempre lealmente considerata una rivale.

Ma soprattutto non lui, non il suo donatore di rose, non Masumi Hayami.

“Chissà quanto mi piacerà vedere la sua Dea Scarlatta.”

Mai e poi mai avrebbe voluto deluderlo, MAI!

Probabilmente lui non la avrebbe mai amata, ma, come attrice, voleva che fosse la sola, l’unica che lui potesse mai ammirare.

Le sarebbe bastato?
Probabilmente no.
Ma meglio che non aver neanche quella, la sua ammirazione...


Quella mattina era entrata negli studi con questa consapevolezza: doveva diventare una Dea.
Una Dea che era la natura, la forza, la fragilità, l’amore.
Una Dea meravigliosa, impareggiabile.

Forte di questa consapevolezza aveva acquisito sicurezza e aveva atteso con pazienza il suo turno: adesso era arrivato.

Avanzava nella sala lentamente, a piccoli passi tra gli attori che combattevano.
Non li osserva: girava attorno a loro con lo sguardo inizialmente stanco, poi pian piano spento, distaccato, per ultimo, infinitamente triste, di una tristezza non umana, la tristezza, lo strazio che lei, Dea, portava dentro nel vedere i propri figli, che aveva generato, cresciuto e nutrito con amore, distruggersi gli uni gli altri.

Kuronuma la osservava attentamente.

Osservava il mutare dell’espressione del suo volto, e tutti gli attori non impiegati nelle prove vedevano solamente una cosa: una Dea, la Dea Scarlatta.

Con questa espressione Maya aveva attraversato la sala sino a giungere a poco meno di un metro dal regista: non aveva parlato, solo adesso pronunciava la sua frase:

- Non capisco, perché gli uomini si combattono? –

Kuronuma battè le mani, la prova si interruppe, tutti i presenti sembravano essersi ripresi da un sogno.

- Bene così Kitajima! La tua espressione andava bene, anche la voce. Ma ancora non sei perfetta: non cammini ancora come la Dea, i tuoi movimenti sono ancora umani… - le disse.

Maya era contenta: finalmente era entrata davvero nel personaggio, ma aveva ancora tanta strada da fare.

Per prima cosa i movimenti: i suoi muscoli non erano allenati e in confronto ad Ayumi la sua goffaggine sarebbe emersa immediatamente.
Occorreva che apprendesse grazia, eleganza, femminilità.

Solo così poteva batterla, solo così poteva lasciare senza fiato lui, Masumi Hayami.

- Cinque minuti di pausa! – tuonò Kuronuma.

Gli attori si erano allontanati svuotando la sala.
Maya strinse i pugni, guidata dalla determinazione:

- Signor Kuronuma! Aspetti per favore! – aveva gridato la ragazza seguendo il regista.
- Si Kitajima? –
- Ecco io… ho bisogno di imparare come muovermi, di acquisire piena consapevolezza del mio corpo… mi aiuti la prego! –

Il regista le sorrise.

- Finalmente hai tirato fuori la grinta! Bene! Alla fine delle prove seguimi! –
- D’accordo – Maya sorrise e con voce gentile si inchinò – la ringrazio! –

Aveva fatto il primo passo, il primo vero passo...


vai al capitolo successivo.



Edited by simply_me - 6/6/2010, 18:55
 
Web  Top
Simo1977
view post Posted on 8/4/2010, 10:16




Complimentoni Simply... Anche questa tua FF era una di quelle in cima alla mia classifica personale sul vecchio sito... E sarò super felice di poterla rileggere qui con tutte le novità che vorrai introdurre... :sorrisone:
Posta in fretta, non farci attendere troppo... :languo:
Ancora bravissima :streghetta:
 
Top
view post Posted on 9/4/2010, 13:16
Avatar

Senti Nadeshiko,poni il caso che ciò in cui una persona ha sempre creduto a un certo punto, a causa di uno stimolo esterno,cambi...in tal frangente,se il nuovo modo di essere la rendesse più felice di quanto fosse prima non sarebbe qualcosa di magnifico?

Group:
ADMIN
Posts:
8,916
Location:
che mondo sarebbe senza nutella? IL MIO!!!

Status:


Capitolo III


Osservarla provare con vera determinazione, per la prima volta dal ritorno dalla valle dei susini, aveva sorpreso piacevolmente Sakurakoji.

Aveva ascoltato le parole che il regista le aveva detto prima di allontanarsi dalla sala:

- finalmente hai tirato fuori la grinta! -

Finalmente…

Si chiedeva se parte di questo cambiamento della ragazza fosse legato a lui, lo sperava. Faceva sul serio lui, adesso che l’aveva ritrovata.

Ancora una volta, da quando sotto la pioggia lei aveva detto di aver bisogno di lui, del suo Stewart, se ne era riscoperto innamorato.

Le cose però adesso erano diverse: lui non era più un semplice ragazzino, ma un giovane uomo.
Si era costruito la sua strada fino a Lande Dimenticate e, spinto dalla voglia di non esser da meno come attore rispetto a Maya, si era impegnato come non mai per poter giungere a interpretare Isshin. Aveva allontanato tutto il resto: la sua famiglia, andando a vivere da solo e anche Mai.

Mai…

Gli era stata accanto in tutto questo tempo, era proprio una ragazza dolcissima. Ma anche lei se ne era accorta: lui le voleva bene, si! molto. Ma non abbastanza da amarla veramente.
Lo sapeva, lei, e ne aveva timore. Ma nonostante tutto lui cercava sempre di rassicurarla: Maya era soltanto la sua partner a teatro.

Mentiva…

La amava, la voleva, la desiderava.
Specie da quando aveva saputo che era innamorata.
Si era avvicinato ancora di più sperando che Maya si accorgesse che lui, lui, Sakurakoji, era lì al suo fianco.

“Perdonami Mai…Perdonami…”

Era un vigliacco!
Non era stato capace ancora di dirle la verità: vigliacco!

Ma adesso lui pensava a Maya, non soltanto come Isshin, ma come Yu Sakurakoji.

Lei era lì, a portata di mano.
Ancora poco e avrebbe potuto averla.

Uscita dalla sala la aveva vista avviarsi a sinistra lungo il corridoio verso i distributori di bevande: doveva seguirla.

- Maya! – gridò – Aspettami! –

La ragazza si fermò voltandosi nella sua direzione:

- Sakurakoji! Dimmi? –
- Sei stata bravissima poco fa!, vieni ti offro una cola – le disse sorridendole con dolcezza.

Maya lo aspettò, poi , insieme, si avviarono verso i distributori.
Il ragazzo prese la prima cola e la porse alla ragazza dicendole:

- Sono contento che tu ti sia ripresa! –

A quelle parole per un istante la mente della ragazza cominciò a ricordare tutto il dolore che nascondeva dentro: deglutendo silenziosamente cercò di riprendersi.

- Ah… ecco… sei gentile Sakurakoji – disse con voce quasi tremante e accennando un sorriso – ma ecco… io preferirei prendere un caffè forte! – sorrise.

Non era più una ragazzina.
E l’unico modo per fare in modo che tutti se ne accorgessero, che il suo lui, Masumi, se ne accorgesse, era cominciare a cambiare nei modi, nelle abitudini, a crescere.

Sakurakoji rimase sorpreso:

- Un... caffè forte?! Ne sei sicura? –
- Certo! Un bel caffè nero e forte! –
- D’accordo. Allora questa qui la berrò io – disse il ragazzo mostrando la cola e strizzandole l’occhio destro – vieni, ti accompagno nella hall dove fanno i caffè! -

Si avviarono fianco a fianco lungo il corridoio disadorno, i cui unici elementi decorativi erano un paio di buffe piante e vecchie fotografie di attrici passate.

- Non te la prendere per quello che ha detto il signor Kuronuma, lo sai che parla così solo per spingerci a migliorare sino al massimo risultato –
- Ma, Sakurakoji, non me la sono affatto presa! – rispose secca Maya – Lo so anche io! E poi… aveva ragione… - il suo tono era cambiato, era fermo, sicuro – ho ancora bisogno di esercitarmi a lungo, – poi sorridendo – I miei movimenti non son oaffatto eleganti: sembro una patata che camina! –
- Maya… -

Sakurakoji si sentiva strano, era come trovarsi di fronte un’altra persona.

La osservò sorseggiare lentamente la calda e amara bevanda: osservò i suoi occhi chiudersi al contatto del palato con la bevanda, poi la vide rilassarsi e adesso la assaporava tranquillamente.
Era diversa, risoluta, sicura.

Finito di sorseggiare il caffè Maya gli chiese delle sue prove.

- Le prove vanno bene, ma il signor Kuronuma è un po’ pensieroso mentre mi osserva recitare… credo che pensi che manca ancora qualcosa al mio Isshin. E ha ragione - commentò serio, preoccupato – non riesco ancora ad afferrare come improvvisamente Isshin capisce l’importanza della sua missione, come si sente nello scoprire che tagliare l’albero vuol dire porre fine alla vita della sua amata… -
- Non preoccuparti! Sono sicura che lo capirai presto! Sei un attore straordinario quindi non abbatterti! –gli disse sorridendogli - Adesso andiamo! Siamo in ritardo per ricominciare!-

Maya si alzò immediatamente, cominciando a incamminarsi con passo risoluto dalla hall alla sala prove, mentre Sakurakoji la seguiva in silenzio.

Era diversa Maya: era cambiata.

vai al capitolo successivo



Edited by simply_me - 6/6/2010, 18:56
 
Web  Top
view post Posted on 14/4/2010, 16:46
Avatar

Senti Nadeshiko,poni il caso che ciò in cui una persona ha sempre creduto a un certo punto, a causa di uno stimolo esterno,cambi...in tal frangente,se il nuovo modo di essere la rendesse più felice di quanto fosse prima non sarebbe qualcosa di magnifico?

Group:
ADMIN
Posts:
8,916
Location:
che mondo sarebbe senza nutella? IL MIO!!!

Status:


CAPITOLO IV



Il sole era ormai alto e la mattina trascorsa.

Masumi se ne stava seduto alla poltrona della sua scrivania.
L'aveva ruotata a destra il necessario per guardare l’esterno dall’enorme vetrata del suo ufficio.
Se ne stava lì, seduto in silenzio, col busto interamente adagiato allo schienale e il viso leggermente ruotato per meglio osservare l’esterno.
Non guardava in basso, ma in alto verso il sole.
I suoi occhi splendevano, riflettendo la luce quasi abbagliante del sole mattutino e tuttavia c’era qualcosa in essi che offuscava la solita apparente serenità: erano visibilmente provati.

Era stata una mattina intensa, difficile.


Appena arrivato in ufficio, si era diretto in sala riunioni per una riunione coi responsabili del settore pubblicitario per la promozione del nuovo film della Daito e, solo dopo, era tornato al suo studio. Prima di entrare aveva chiesto alla segretaria, la signorina Mizuki, di portargli un caffè e si era immediatamente seduto alla scrivania sfogliare le carte per la prossima riunione.

Proprio lì seduto lo aveva trovato la signorina Mizuki entrando col caffè caldo. Aveva posato il caffè sulla scrivania, a destra di fianco al telefono, e si era allontanata ricordando al presidente, prima di uscire, l’appuntamento per le 11:30 con gli azionisti della società K e il pranzo alle 13:00 con la signorina Shiori, la sua fidanzata.

Una volta uscita Mizuki dalla sala, si era fermato, posando le carte di lavoro, per gustarsi il caffè ancora fumante.
Alzandosi, aveva preso la tazzina di caffè con la mano destra sorreggendo il piattino con la sinistra e l'aveva avvicinata alle labbra.

Prima ancora di sorseggiare l’amara bevanda si era però fermato un istante a guardare il telefono: aspettava notizie da Hijiri, il dipendente ombra della Daito, riguardanti quella ragazzina.

Così aveva deposto piattino e tazzina nuovamente a fianco del telefono, aveva avvicinato all’orecchio la cornetta e digitato il numero autenticazione della sua segreteria non ufficiale: un nuovo messaggio, lasciato la notte precedente.

- Sono io. – la voce era quella di Hijiri – Come mi ha richiesto ho controllato il cellulare del signor Sakurakoj. Le ho fatto una copia delle foto che il ragazzo aveva con Maya, le troverà domani mattina nel solito cassetto… Nonostante mi abbia detto di non fare nulla attendo comunque le sue istruzioni. Buona sera.

BIIIIP!

Il suono del segnale acustico aveva annunciato la fine del messaggio.

Quel secondo cassetto sulla destra della scrivania era sempre stato chiuso a chiave.
Prima di ritirarsi suo padre, Eisuke Hayami, gli aveva dato la chiave; dopo pochi giorni Masumi aveva provveduto a cambiare la serratura senza informare il vecchio presidente.

Posata la cornetta, aveva estratto la chiave dalla tasca degli eleganti pantaloni e aperto il cassetto: dentro c’era una busta sigillata.
Sempre in piedi, si era appoggiato di fianco, a destra della scrivania, e aveva aperto la busta estraendo delle foto.

Hijiri era stato diligenete come al solito: erano le foto di quel ragazzo e di lei, Maya, quella ragazzina che aveva lo incantato.

La prima foto l’aveva già vista sul cellulare di Sakurakoji, ma ciononostante gli aveva comunque procurato una leggera fitta al cuore.
Aveva tratto un forte respiro ed era passato alla seconda: erano sulla moto.

“Beh! è normale: fanno spesso tardi alle prove e lui si offre di accompagnarla.” pensò sforzandosi di mantenere la calma, “Sempre meglio che lasciarla tornare a piedi da sola.”

Era passato alla terza foto: cucinavano assieme, stesso grembiule, si sorridevano.
La fitta era ricomparsa: si era alzato, posizionandosi al lato destro della scrivania.

Quarta foto: si sorridevano, dando da mangiare a degli uccellini.
La fitta era diventata lancinante, nel suo stomaco i succhi gastrici avevano cominciato a ribollire.

Quinta foto: Maya dormiva, sdraiata sul divano e quel ragazzo la copriva amorevolmente con una coperta.

Non era più stato in grado di pensare: aveva respirato affannosamente, cercando di non mettersi a gridare per la rabbia.

Sesta foto: la ragazzina, la SUA ragazzina dormiva serenamente.
Era solo il suo viso, il suo tenero, dolcissimo viso.

Masumi Hayami era impazzito dalla rabbia, dalla gelosia.

CHE COSA!?... PERCHÉ?!

Non era più riuscito a controllare il respiro, era diventato rosso in viso, gli occhi iniettati di sangue.
Non era riuscito ad andare avanti, a pensare.
In preda alla follia più estrema aveva scagliato le foto alla sua destra colpendo col movimento del braccio la tazzina di caffè che era caduta sul pavimento andando in pezzi.

E non era la sola cosa andata in pezzi...

Anche la maschera del giovane presidente, dell’affarista senza scrupoli era crollata: i suoi respiri si erano fatti affannosi.

Masumi aveva avuto solo un pensiero: precipitarsi fuori dallo studio e SPACCARE LA FACCIA a quel... quel... coso, quell’omuncolo da strapazzo di Yuu Sakurakoji.

Ma non avrebbe potuto.
E, anche essendone capace, che diritto ne avrebbe avuto lui, Masumi Hayami?

Aveva tratto un respiro profondo chiudendo gli occhi e tirando indietro le ciocche di capelli che nella foga gli erano ricadute sugli stessi, aveva acceso una sigaretta e si era avvicinato alla finestra: doveva, doveva calmarsi.
A mente lucida avrebbe agito.


La signorina Mizuki entrando lo aveva trovato proprio alla finestra e aveva capito.


Cosa fare?
Non era capace ancora di pensarlo.


La donna uscì dallo studio e atraversò il corridoio sorridente, fingendo di non aver notato nulla di strano e alle segretarie, prendendo il caffè commentò ridacchiando:

- Il nostro presidente è un po’ distratto oggi... voltandosi ha fatto cadere la tazzina! –

Poi tornò allo studio: Masumi Hayami non era più alla finestra, ma seduto alla scrivania, coi gomiti poggiati su di essa e le mani, intrecciate a sorreggergli la fronte, tra quali emergevano ciocche scompigliate di quei morbidi capelli nocciola dai riflessi dorati.

Sebbene non riuscisse a vedere lo sguardo del presidente, potè intravederne le guance visibilmente rosse e la mascella serrata e pulsante.

- Tenga – gli disse dolcemente porgendogli la tazzina.

L’uomo la accettò senza sollevare il capo e la teneva tra le mani.

La signorina Mizuki rimase un attimo a guardarlo, poi uscì velocemente: aveva delle telefonate da fare.

Si sedette alla scrivania e cancellò tutti gli appuntamenti della mattina e del pomeriggio solo…

Il pranzo, la signorina Shiori…
Non poteva essere lei a contattarla: doveva essere il signor Hayami, il suo fidanzato.


Sentendola uscire Masumi era sprofondato nuovamente in quello stato di gelosia, rabbia, disperazione.
Doveva calmarsi: trasse un respiro profondo.

Quel… quel ragazzo… quell’essere… amava la sua ragazzina…
Se ne avesse avuto ancora qualche dubbio, ormai ne era certo: non quanto lui, ma la amava.

E Maya?
Lo amava?
Lo ricambiava?

Le foto sembravano affermare proprio questo.
E il solo pensiero che potesse esser così lo distruggeva.

Tuttavia, che male ci sarebbe stato?
Gli costava ammetterlo, ma in fondo Sakurakoji era un bravo ragazzo.

La sua ragazzina stava volando, volando dove le sue braccia non avrebbero più potuto raggiungerla.

Eppure…

Quella volta, alla valle dei susini... quella mattina dopo la notte al tempio... e quel giorno sul greto del fiume...

Aveva sentito l’anima di quella ragazzina congiungersi alla sua e chiamarlo “amore mio”.

Forse era tutta un’illusione.
E, se anche fosse stato vero, sarebbe stato un pazzo, un vero pazzo, ad assecondare questi sentimenti.

Come se fosse in grado di domarli!
Non ci sarebbe mai riuscito: lo sapeva benissimo.

Doveva sincerarsene.
Doveva capire quali erano i sentimenti di Maya per quel ragazzo.

Ma... come?

Andare da lei e chiederle se amava o meno Yuu Sakurakoji?

Pura follia.

E se lei avesse risposto di si?

No, non sarebbe stato in grado di frenare il suo impulso di picchiarlo senza un’apparente giustificazione.

Come allora?
Come?

Roteò nuovamente la poltrona in direzione della vetrata alzando lo sguardo verso il cielo.

Ebbe un’idea, si alzò di scatto: ma certo! Hijiri!

Il suo viso si illuminò: attendeva sue disposizioni.
Chissà! forse aveva previsto la sua reazione.

Compose di fretta il numero del dipendente.

- Aspettavo la sua chiamata! – gli ripose l’uomo.

Al presidente parve di cogliere un pizzico di ironia, ma non se ne preoccupò:

- Senti… ecco… - la voce di Masumi era incerta - dovresti… beh! prima di agire in qualsiasi modo occorre sincerarsi dei sentimenti della ragazza! –
- Ah! – Hijiri non riuscì a trattenersi e cercando di trattenere le risate – non si preoccupi, le parlerò stasera all’uscita dalle prove… desidera la sua risposta stasera stessa o domani mattina? –
- Uhm… - era più sereno adesso il presidente – Domani, ci vedremo domani a pranzo alla villa al mare… - aveva risposto con voce ferma.
- D’accordo, a domani – aggiunse prima di riattaccare la cornetta.

Domani alla villa, avrebbe saputo allora.



Erano ormai le 12 quando il telefono dell’interno squillò nello studio.
Hayami rispose: era la segretaria.

- Signor Hayami i suoi appuntamenti sono stati cancellati. Solo… ecco... il pranzo con la signorina Shiori… -
- Shiori! – se ne era completamente dimenticato – non si preoccupi signorina Mizuki. Dopotutto è la… mia… fidanzata. – quelle due parole erano un macigno – Me ne occupo io –
- Si, presidente. –

Si sforzò nel comporre il numero di casa Takamiya.

- Pronto? –
- Shiori! sono io. –
- Masumi! Qualcosa non và? – aveva chiesto la donna.
- Si. Mi dispiace – aveva continuato con garbo e gentilezza - È sorto un impegno improvviso qui a lavoro, per la costruzione del nuovo teatro e… -
- Ho capito, non ti preoccupare, pranzeremo assieme un’altra volta –
- Ti ringrazio –
- Figurati, sarei una pessima fidanzata se mi comportassi diversamente… A presto –

La sentì riagganciare, detestandosi per l'ennesima menzogna.

Si abbandonò ancora una volta sulla poltrona, puntando lo sguardo su un sole ormai alto e abbagliante.
Avrebbe saputo tutto domani, domani a pranzo…

vai al capitolo successivo.



Edited by simply_me - 6/6/2010, 19:00
 
Web  Top
Emer Kenobi
view post Posted on 14/4/2010, 20:03




Questa rimane sempre una delle più belle ff mai scritte su GNK! forse quella che più mi è rimasta nel cuore, senza nulla toglierea tutti gli altri capolavori che ho letto in questi anni.
 
Top
view post Posted on 15/4/2010, 20:08
Avatar

Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla se non la loro intelligenza.

Group:
MnBnY - General MOD
Posts:
17,641
Location:
The Dark Side of the Moon

Status:


Simo, ho letto stasera, dopo cena, la tua fic dal palmare...davvero delicata e molto miuchiana. Spero tu posti presto.
 
Top
view post Posted on 27/5/2010, 19:31
Avatar

Senti Nadeshiko,poni il caso che ciò in cui una persona ha sempre creduto a un certo punto, a causa di uno stimolo esterno,cambi...in tal frangente,se il nuovo modo di essere la rendesse più felice di quanto fosse prima non sarebbe qualcosa di magnifico?

Group:
ADMIN
Posts:
8,916
Location:
che mondo sarebbe senza nutella? IL MIO!!!

Status:


CAPITOLO>



La mattina era interamente trascorsa anche per Ayumi.

La ragazza uscì dalla sala in un completo bagno di sudore.Le guance, ancora rosse, davano la più semplice dimostrazione dell’immane sforzo fisico cui si stava sottoponendo da quando era tornata dalle prove con la signora Tsukikage e Maya nella Valle dei Susini.

Ricordava perfettamente la sensazione di smarrimento e sconforto provata quando Maya si era trasformata mentre lei… aveva soltanto recitato…

Eppure doveva alla signora il fatto di aver notato la cosa più importante: Maya non sapeva controllare il suo corpo, non era atletica, non era aggraziata quanto lei. E questo rendeva proprio lei, Ayumi, la più avvantaggiata.

Era proprio questo ciò che avrebbe dovuto sfruttare: l’espressività del proprio corpo.

Dal suo ritorno si era sottoposta ad allenamenti estenuanti ai quali neanche il migliore e più preparato degli atleti avrebbe saputo reggere: passava sei ore al giorno in palestra tra salti col tappeto elastico, ginnastica ritmica con nastro, danza e pantomima. Dopo la pausa pranzo riprendeva con la recitazione, ripetendo le battute di Akoya per altre sei ore circa. Tornava al suo appartamento intorno alle dieci, distrutta, e la tata le faceva trovare, in base alle sue disposizioni, soltanto del riso, acqua e verdure da mangiare, esattamente come le aveva richiesto.
Finita la cena, dopo aver fatto un bel bagno rilassante, si metteva ad ascoltare musica new age che le permetteva di rilassarsi, meditare e stare in ascolto...

Si, proprio come Akoya: sentiva l'odore del mare grazie all'incenso che si era procurata, il tocco del vento stando sulla terrazza del suo appartamento, il calore del fuoco, tenendo accese delle candele tutt'intorno nel soggiorno e poi si dedicava alle piante... la sua terra.

Erano stati proprio questi gli elementi che la signora Tsukikage aveva fatto loro studiare ed Ayumi voleva fondersi con essi.

A suo avviso i quattro elementi non erano altro che manifestazioni della Dea Scarlatta e lei adesso doveva diventare tutt'uno col personaggio.

Era la seconda volta che lo faceva.
La prima volta era stato per il ruolo della principessa Oligerad del regno di Lastonia.
In quel ruolo per la prima volta aveva fatto qualcosa che quella ragazza, Maya, la sua unica e sola rivale, faceva da sempre: fondersi col personaggio.

Maya...
Se solo lei non ci fosse stata...

Mai avrebbe provato questo senso di perenne sconfitta.
Ma non era solo questo...

Paradossalmente quella ragazzina, sciatta e insignificante fuori dal palcoscenico, su di esso splendeva.
Splendeva tanto quanto se non forse anche più di lei...

Le impressioni che quella ragazza trasmetteva al pubblico... erano molto al di sopra delle sue.
Lei era brava, bravissima, senza sorta di dubbio, era stata definita un genio...
Ma era quella ragazzina il vero genio... e lei lo aveva avvertito subito, fin dal loro primo incontro.

Per questo motivo l'aveva sfidata, l'aveva incoraggiata, l'aveva vendicata nel ruolo della vampira Carmilla e l'aveva aspettata.

Maya Kitajima era quanto di più vicino ad un'amica Ayumi Himekawa avesse mai avuto.
Era sempre stata circondata da persone che l'ammiravano, la stimavano come grande figlia d'arte, figlia di Utako e del regista Himekawa, ma Maya era l'unica, l'unica, capace di misurarsi alla pari con lei.

Per questo non riusciva mai a capire la sensazione di inferiorità che la sua "rivale" esternava ogni volta.
Non ne aveva motivo: era tanto brava quanto lei, se non addirittura superiore.
Possibile che non se ne rendesse conto?

Oh ma lei lo sentiva, se ne rendeva conto eccome!
Era stato così chiaro per lei sin da quel bacio, il bacio che sua madre aveva riservato alla sua Hellen.
Per questo pensava che se l'avesse battuta, se l'avesse superata sulla Dea Scarlatta, allora lei sarebbe potuta finalmente diventare Ayumi Himekawa l'attrice e non soltanto la figlia di Utako Himekawa, stella del cinema e del teatro.

Era questa la ragione che la faceva impegnare con tutta se stessa, con maggiore concentrazione e con una forte, fortissima determinazione.

Non mi lascerò battere da te...


Si sedette allo sgabello del bar dove consumò velocemente la sua insalata di verdure: sapeva che l'attendeva ancora un intero pomeriggio di duro lavoro.


All'angolo del bancone sulla sinistra un uomo la osservava non potendo fare a meno di notare la stanchezza che la ragazza, dopo una intera settimana di prove senza sosta, aveva suo malgrado cominciato a lasciar trapelare.

Eppure, il suo viso... l'espressione di quella ragazza era stupenda.
Lei era stupenda...

All'inizio aveva cominciato a seguirla spinto dall'interesse puramente professionale di fotografare una ragazza così affascinante, ma nel corso di quest'ultimo mese alla valle di susini il fotografo Hamil aveva notato altro, molto altro.

Quella ragazza, Ayumi, era incantevole...
Era bellissima, ma non solo: la cosa più bella era la luce del suo viso.
La luce che i suoi occhi manifestavano, la luce della concentrazione, della passione smodata che quella ragazza nutriva per il teatro.

La forza di quella ragazza lo aveva atterrito, paralizzato.
Non poteva fare a meno di immortalarla nelle sue fotografie, sebbene si rendesse conto di poterle apparire opprimente.
Non riusciva a farne a meno: un soggetto come lei, una donna come lei avrebbe riempito la vita di chiunque ne fosse stato spettatore e, perchè no!? coprotagonista...

Hamil aveva osservato gli sforzi di Ayumi, le sue insicurezze e la vitalità che aveva messo in ogni studio, in ogni tema, sino alla recitazione delle battute della Dea nella valle dei susini: era... incantevole, davvero, davvero incantevole...

Ma le prove a cui la ragazza si sottoponeva adesso cominciavano a preoccuparlo: il suo fisico poteva davvero reggere a quegli sforzi immani con dei pasti così... così inconsistenti?

Richiamò l’attenzione del barista con un rapido cenno della mano e gli sussurrò qualcosa all'orecchio, una volta avvicinatosi.
Pochi istanti dopo Ayumi si ritrovò davanti una porzione enorme di torta al cioccolato.

– Mi scusi! – lo chiamò la ragazza – Ci deve essere un errore! Io non ho ordinato nessun dolce -
– È vero, signorina... ma il dolce le viene gentilmente offerto da quell'uomo sulla sinistra. - le rispose l'uomo, indicando il fotografo con un gesto della mano.

Indirizzò il suo sguardo nella direzione suggeritale e immediatamente riconobbe quell'uomo biondo dai capelli ricci.

– Ascolti, – riprese a parlare spingendo il piattino verso il barista – ringrazi quell'uomo da parte mia, ma gli dica che non posso accettare e che sarebbe meglio non ripetesse una tale offerta. -

Detto questo si alzò e allontanò dal bar.

Lungo il corridoio sentì il rumore di passi che si affrettavano nel correrle dietro per raggiungerla.

– Madamoiselle Ayumi! La prego mi aspetti! - le urlò dietro una voce maschile che si avanzava velocemente.

Ayumi si fermò, senza voltarsi.

– La prego di non considerare il mio gesto come un atto di scortesia nei suoi confronti. – prese a parlarle il fotografo, una volta raggiuntala.
– Signor Hamil, – rispose Ayumi con tono leggermente seccato – le avevo già una volta chiesto di non intralciarmi. -
– Me ne rendo conto signorina. Volevo solo... farle notare una cosa... -

Ayumi si voltò a guardarlo dritto in volto.

– Che cosa? Cosa ha notato? -
– Madamoiselle Ayumi, io sono un fotografo... e da buon fotografo mi soffermo non solamente su un bel soggetto, ma anche sui suoi particolari. – cominciò a risponderle Hamil i cui occhi le accarezzavano il corpo.
– Che intende dire?! – lo interruppe la ragazza, rossa in viso per via dell'ambiguità della frase.
– Parlo del suo fisico, Ayumi. – rispose l’uomo – Nonostante la sua volontà lei è una ragazza fragile. Nessuno reggerebbe a lungo agli sforzi immani a cui sta sottoponendo il suo corpo. Cerchi di riposare ogni tanto, di riguardarsi... altrimenti rischia di crollare prima di raggiungere il traguardo che si è imposta -

La ragazza rimase sorpresa: nessuno, aldilà dei suoi genitori e della tata, aveva mai manifestato una tale preoccupazione per lei, per la sua salute.
Non riusciva a smettere di osservarne il viso e di concentrarsi sulla dolcezza di quell’espressione preoccupata.
Il suo cuore, improvvisamente,cominciò ad accelerare.
Guardò in basso e trasse un respiro profondo: non era il caso di avere una tale reazione.

– La ringrazio per la sua preoccupazione, ma non c'è nulla da temere. – gli disse con tono fermo e sicuro - Io non crollerò e il mio fisico reggerà. -

Sorrise con fermezza prima di voltarsi, lasciandosi alla spalle il fotografo, e dirigere i suoi passi verso la sala prove dove sapeva essere attesa dal regista Onodera e dagli attori.


Ti mostrerò una Dea Scarlatta che nessuno, nemmeno tu, sarai in grado di superare. Vedrai Maya Kitajima, vedrai...


capitolo successivo



Edited by simply_me - 4/7/2010, 19:42
 
Web  Top
~*Floriana*~
view post Posted on 27/5/2010, 21:47




bella questa Ayumi, l'hai resa proprio bene! :)
 
Top
Yayoi
view post Posted on 1/6/2010, 12:59




Sei riuscita completamente a spostare l'attenzione da Masumi e Maya ad Ayumi, aumentando in questo modo l'attesa..........

Mi hai incuriosito parecchio, anche perchè voglio sapere cosa avrà da dire in nostro splendido Karato... :sorrisone:

 
Top
view post Posted on 3/6/2010, 21:13
Avatar

Senti Nadeshiko,poni il caso che ciò in cui una persona ha sempre creduto a un certo punto, a causa di uno stimolo esterno,cambi...in tal frangente,se il nuovo modo di essere la rendesse più felice di quanto fosse prima non sarebbe qualcosa di magnifico?

Group:
ADMIN
Posts:
8,916
Location:
che mondo sarebbe senza nutella? IL MIO!!!

Status:


CAPITOLO VI



Lo smog e le luci notturne donavano al cielo di Tokyo un insolito colorito scarlatto.
Maya se ne stava fissa in piedi, dopo aver sceso il primo dei quattro gradini dell’uscita posteriore dell’edificio in cui si tenevano le prove, a osservare il cielo.

Che cielo scarlatto!" pensò, "Ricorda quello della valle dei susini…

Le tornò alla mente l'atmosfera di quella bellissima valle in cui era stata con lui.

- Signor Hayami… - sussurrò in maniera impercettibile.


- Maya! Finalmente ti trovo! - esclamò Sakurakoji, sulla soglia dell'uscita posteriore.

La ragazza si voltò di scatto, riprendendo contatto con la realtà.

- Sakurakoji... - disse leggermente imbarazzata - io... non mi ero accorta che fossi uscito anche tu. - aggiunse con un timido sorriso.

Sakurakoji la osservò: nonostante il sorriso non riusciva a maschera per bene il velo di tristezza che le oscurava il viso.

- Maya... - sospirò a voce bassa, non potendo fare a meno di chiedersi a cosa lei stesse pensando ferma lì, sui gradini, a guardare il cielo - Andiamo, - aggiunse affiancandola - su! Ti accompagno a casa - concluse dolcemente le spalle con un braccio.
- Oh! Ti ringrazio Sakurakoji, - rispose con fare concitato la ragazza - ma non ce ne è bisogno. - proseguì divincolandosi - Aspetto il signor Kuronuma. -

Sakurakoji chinò il capo.
Non poteva negare di essere rimasto sorpreso della immediatezza con la quale si era cortesemente sottratta al suo abbraccio, ancor più sorpreso però era del fatto che stesse lì a aspettare il regista.
Strinse il pugno un istante e si sedette sul gradino risoluto, poi indirizzà il suo sguardo verso Maya, che lo osservava con aria perplessa.

- Ti faccio compagnia sino a quando il signor Kuronuma non esce. - aggiunse sorridente - Dopotutto, non sarebbe mica cortese da parte mia lasciare la mia amata Akoya ad aspettare tutta sola, no? -
- Sakurakoji... - sussurrò Maya.

Gli sorrise, sensendosi un gradino più in giù.

- Che bella serata... - disse il ragazzo guardando il cielo - è raro che il cielo sia così qui in città, mi ricorda quello del paese natale della Dea Scarlatta. -
- Si... - annuì lei tristemente.

Rannicchiò le gambe e posò il mento sulle ginocchia sospirando.

"Signor Hayami..." pensava, "chissà che sta facendo in questo momento. Mi guardi, la prego, guardi la mia Akoya, non si dimentichi di me…"

Sakurakoji continuava a osservarla in quel gradino più in alto.
Non riusciva che a vederle le spalle, ma era più che sufficinete a intuire la sua espressione.

"Che ti succede Maya?" pensò, "Perchè sei sempre così triste? Che cosa posso fare?"

Strinse con forza la mano che impugnava il casco.

Il rumore della porta che si chiuse alle loro spalle fece voltare i due ragazzi: era il regista, il signor Kuronuma.

- Kitajima sei pronta? – chiese il regista, poi accorgendosi del ragazzo – Ah, bene Sakurakoji vieni anche tu con noi! Devo portare anche te in un posto. -

Salirono in auto e il regista mise in moto, allontanandosi dall'edifico e svoltando all'angolo in direzione ovest, lungo la strada principale.

Pochi istanti dopo un'altra auto partì, seguendo la prima a relativa distanza.


Durante il tragitto Kuronuma parlò coi ragazzi, guidando distrattamente.
Sakurakoji, che gli era seduto a fianco, lo guardava terrorizzato, mentre Maya, sul sedile posteriore, cercava disperatamente qualche appiglio a cui aggrapparsi per non balzare da una parte all'altra durante le curve, che faceva senza rallentare.

- Sono proprio contento che tu abbia ritrovato lo spirito, Kitajima. – urlò il regista guardandola dallo specchietto retrovisore – Accidenti! guarda questo qua davanti come guida!! – e suonando il clacson – LEVATI DALLA STRADA INCAPACE!!! –

I due ragazzi si scambiarono una rapida occhiata di terrore.

- Kitajima, - riprese a parlarle l'uomo - hai ragione. Non hai fatto molta danza in vita tua non è vero? –
- Beh... ecco… - rispose esitando – a dire il vero... si, non molta. –
- Per questo motivo occorre rimediare il più in fretta possibile. Mancano poco meno di tre settimane alla rappresentazione di prova. Escludendo l’ultima settimana, hai circa due settimane per imparare a muoverti correttamente. –
- Si, signor Kuronuma! – esclamò la ragazza, tutt'orecchi.

Due settimane…” pensò, “ce la farò?... Devo farcela… non ho alternativa. Gliel’ho promesso… ho promesso al signor Hayami di essere pronta… voglio che resti incantato a guardare le mia Akoya.”

- Non preoccuparti Kitajima. - seguitò il regista - Il tempo è un po’ scarso, ma la persona che ho chiamato riuscirà a prepararti alla perfezione… vedrai. – aggiunse con una tale sicurezza da infondere alla ragazza un pò di coraggio.

Coraggio…
Si, ce ne voleva davvero per quello che l'avrebbe attesa nelle prossime settimane

- Andiamo a te Sakurakoji! – richiamò la loro attenzione il signor Kuronuma – E SPOSTATI LUMACA! - gridò all'auto davanti suonando il clacson, poi ritornando al ragazzo - Sei bravo ad interpretare Isshin, ma ti manca qualcosa. - aggiunse gravemente - Isshin è un personaggio cruciale che si evolve progressivamente. Tu sei passionale, ma manchi di riflessività… maturità… agisci troppo impulsivamente. Ti manca ancora l’aspetto più importante: la spiritualità! – gli fece notare.

Sakurakoji si voltò, fingendo di concentrarsi sulla strada: il signor Kuronuma aveva ragione, lo sapeva benissimo anche lui; mancava qualcosa al suo Isshin e, come il regista gli aveva detto, era proprio quello: la spiritualità.

- Ma non temere, - riprese a dirgli con fare rassicurante - prima di uscire ho fatto una telefonata e ho rimediato anche a questo… ah! Bene! - esclamò compiaciuto - Siamo arrivati, Sakurakoji. –

Sterzò bruscamente a sinistra, facendo arrestare l'auto dopo una decina di metri.

- Su, è ora si scendere. -

Scendendo dall'auto entrambi i ragazzi ringraziarono il cielo che quella folle corsa fosse terminata, poi guardarono avanti a loro.

- Ma questo è… - cominciò a dire Sakurakoji.
- Esattamente: – lo interruppe il signor Kuronuma – è un tempio buddista di meditazione. Uno dei bonzi qui dentro è un mio amico d’infanzia. Sakurakoji! – proseguì perentorio puntando il dito verso il ragazzo - D’ora in poi per le prossime due settimane la mattina verrai qui a meditare. Siamo intesi? – poi, con tono più sereno - Su, adesso entriamo. È scortese fare attendere le persone. -


Entrando nel tempio, i tre vennero accolti da un bonzo basso e tarchiato.
Il signor Kuronuma gli presentò i due ragazzi e indicò all'uomo Sakurakoji, mettendo le mani sulle spalle di quest'ultimo.
Sakurakoji fece un leggero inchino, ringraziando il bonzo per la gentilezza e dsponibilità che stava loro mostrando.

Dopo una ventina di minuti l'uomo dentro l'auto che li aveva seguiti li vide uscire dal tempio e risalire nella vettura.

Era il turno di Maya adesso, lei lo sapeva bene.
Più proseguivano lungo la strada, più in lei cresceva la tensione, un senso di oppressione che nulla aveva a che vedere con la guida spericolata del regista.
Non vedeva l'ora di arrivare.

Una quindicina di minuti dopo si fermarono e la ragazza scendendo strabuzzò gli occhi: non riusciva a credere a quanto vedeva.

Si trovavano a sud ovest, in periferia della città, e innanzi a loro si ergeva un enorme telone blu notte illuminato da una serie di luci di tutti i colori che ne delineavano i contorni. In alto, al centro del telone, un enorme cartellone illuminato riportava una scritta che Maya lesse a voce alta con un briciolo di esitazione:

- Circo WAGNER...circo... su ghiaccio?! - esclamò.

Osservò il regista con aria perplessa.

- Signor Kuronuma, - intervenne Sakurakoji – con il dovuto rispetto… -
- Sta' zitto Sakurakoji per l’amor del cielo! – sbraitò Kuronuma interrompendolo, poi, voltandondosi verso la ragazza, riprese con voce rassicurante - Kitajima, ascolta: hai solo due settimane di tempo per imparare equilibrio, danza , eleganza… Sono poche. Per questo ho pensato al circo sul ghiaccio: in queste due settimane, se vorrai, potrai imparare a stare in equilibrio su una corda, a librarti in aria come una trapezista, a pattinare con la stessa eleganza di una ballerina sul ghiaccio… o quasi. Comunque tutto questo servirà al nostro scopo: equilibrio, conoscenza del tuo corpo, eleganza. È l’unica soluzione. - osservò l'insegna del circo - Conosco molto bene il direttore del circo: è un brav’ uomo. Lo conobbi in luna di miele… Mi deve un favore che è prontissimo a ricambiare. E soprattutto è molto, molto preparato. Ti addestrerà lui. Certo, le lezioni saranno molto impegnative, ma se ti impegni con costanza alla fine di queste due settimane riuscirai a rendere i movimenti di Akoya adeguatamente. Allora Kitajima? Te la senti? –

Era difficile per lei rispondere a quella domanda. Non aveva mai pensato che il signor Kuronuma le avrebbe proposto una cosa del genere. Tuttavia, nel sentirlo parlare, si convinse della validità di quanto le aveva detto.

Due settimane…
Strinse i pugni e assunse un’espressione determinata.

Ayumi…" pensò, "non mi lascerò battere… La Dea Scarlatta sarà mia. È l’ultima cosa che mi lega al signor Hayami… non me la lascerò portare via senza lottare fino alla fine.

- Si... - rispose la ragazza - si! La ringrazio tantissimo signor Kuronuma… È la mia sola occasione e non lascerò che mi sfugga dalle mani. –
- Maya… - sussurrò Sakurakoji, poi a voce alta – ne sei sicura Maya? –
- Certamente! - e sorridendo - Non vedo l’ora di cominciare! –
- Bene! – disse Kuronuma – Da domani mattina verrai qui tutte le mattine. Dalla sala prove ci vogliono 20 minuti con la metropolitana. Resterai qui tutti i giorni sino alle quattro del pomeriggio; dopodiché avrai un’ora di riposo e poi tornerai alla sala prove dove ti concentrerai sull’interpretazione del tuo personaggio sino a quando non reputerò che è abbastanza per la giornata. Intesi? –

La ragazza annuì sorridente.

Avanzarono, facendo il loro ingresso nel tendone.
A una decina di metri un uomo, lo stesso che li aveva seguiti fin lì, li osservò entrare.
Dopo un pò si mosse anche lui, avvicinandosi lateralmente all’ingresso e entrando nell’ombra, senza farsi notare.

Capitolo successivo



Edited by simply_me - 4/7/2010, 19:44
 
Web  Top
Emer Kenobi
view post Posted on 3/6/2010, 21:50




uhuhu che bello! stiamo arrivando alla parte che preferisco.. Hijiri lo adoro! è un cupido sempre perfetto^^

Mi piace anche come Kuronuma mette sempre sak al suo posto! ehehe!
 
Top
view post Posted on 6/6/2010, 12:02
Avatar

Senti Nadeshiko,poni il caso che ciò in cui una persona ha sempre creduto a un certo punto, a causa di uno stimolo esterno,cambi...in tal frangente,se il nuovo modo di essere la rendesse più felice di quanto fosse prima non sarebbe qualcosa di magnifico?

Group:
ADMIN
Posts:
8,916
Location:
che mondo sarebbe senza nutella? IL MIO!!!

Status:


CAPITOLO VII



All'interno del tendone l'aria era gelida per quella stagione.
L'enorme pista di ghiaccio la raffreddava lasciando loro emettere una leggera nuvola di vapore ad ogni respiro.

Maya osservò attentamente la pista.
Al centro una coppia di ragazzi danzavano sui pattini allegramente, mentre, appesi ai trapezi sulla destra, due ragazzi si esibivano in capriole e salti mortali.

Il circo Wagner era un circo di origine russa, proveniente dalla Siberia occidentale.
Il direttore, il signor Lurendos, era un ometto dalle spalle larghe e muscolose e dalle gambe corte e sottili. Figlio di madre giapponese e padre russo, portava in viso i tratti idiomatici di entrambi.
La mascella volitiva, mal celata dai baffi a punta, si univa ai caratteristici occhi a mandorla, rendendo il suo viso allungato particolarmente buffo e bruttino. Eppure caratterialmente era un uomo allegro, energico, vitale.
Così il regista aveva raccontato loro nell'entrare.

Il signor Kuronuma aveva l'aveva conosciuto in luna di miele con la moglie, quando lo aveva trovato malconcio in un angolo della strada a causa di una rissa da taverna e lo aveva soccorso portandolo in ospedale.
Da allora quell'uomo gli era rimasto estremamente riconoscente.

Vedendoli entrare gli corse subito incontro, abbracciando con forza Kuronuma e, in perfetto giapponese, salutò i due ragazzi con un inchino:

– Siate i benvenuti in questo mio modesto circo – disse facendo roteare il braccio e la mano dal centro verso l'esterno come a voler percorrere tutto il tendone, poi sollevandosi e osservando la ragazza – Oh... ma è lei la ragazza di cui mi hai parlato nella telefonata a pranzo? - chiese scrutandone i contorni.

Maya, osservata, si sentì leggermente a disagio e arrossì inchinandosi e ringraziando.

– Sono Maya Kitajima, lieta di fare la sua conoscenza... la ringrazio per la cortesia accordatami. -
– Oh, - continuò ridacchiando l'uomo – se sapessi cosa ti aspetta non credo ringrazieresti né me né quest'uomo! – disse mettendo una mano sulla spalla del regista, troppo alto rispetto a lui perchè potesse prenderlo sottobraccio.

I due ragazzi si scambiarono una rapida occhiata e nascosero una risata sommessa.
Anche Sakurakoji si presentò, venendo accolto cortesemente, dopodichè si spostarono in un caravan dietro al tendone, mentre la figura nell'ombra continuava a osservarli.

All'interno del caravan il signor Dimitri Kojin Lurendos offrì a i ragazzi una bevanda calda e al regista porse un buon bicchierino di vodka, che quest'ultimo accettò con piacere.

– Quindi...- esordì Dimitri guardando Maya - abbiamo solo due settimane, eh? - poi con aria pensosa – Certo sono pochine... - poi in maniera positiva - ma si! Vedrai che ce la faremo! - aggiunse strizzandole l'occhio destro.

La ragazza sorrise: era contenta di trovarsi di fronte un uomo così affabile.
Era certa che avere a che fare con quel tipo sarebbe stato davvero interessante.

– Allora... - proseguì l'uomo stavolta con serietà – l'addestramento comincia domani mattina alle 6:00 in punto. Mi raccomando: non sono ammessi ritardi. Avrai mezz'ora di tempo per un leggero spuntino a base di frutta e integratore vitaminico, dopodichè continuerai con le prove sino alle 16:00. Trascorrerai molto tempo sotto le mie direttive e con i miei ragazzi, che ti insegneranno i movimenti base. Ripeto: non sono ammessi ritardi né svogliatezza. Se dovessi notare scarsa partecipazione ti butto immediatamente fuori, chiaro? -
– Si. Chiarissimo. - rispose la Maya mettendosi sull'attenti come un militare - Domani mattina alle sei in punto. -
– Bene! - disse Dimitri sorridendole e strizzandole l'occhio - Ora è meglio che torniate a casa, altrimenti rischi di tardare già dal primo giorno! - rise, indicando l'orologio che già segnava le 23:20.

Congedatisi, non prima però che i due uomini si scambiassero la promessa di una buona bevuta un giorno di questi, il signor Kuronuma riaccompagnò indietro i due ragazzi, lasciando Sakurakoji alla sala prove, dove aveva la moto, e Maya nei pressi del suo modesto appartamento.

– Kitajima, - le disse il regista mentre Maya apriva lo sportello - sarebbe meglio se trovassi un mezzo o qualcuno disposto ad accompagnarti nei prossimi giorni. Non vorrei che ti stancassi eccessivamente viaggiando in autobus o in metropolitana.-
- Non si preoccupi signor Kuronuma, vedrà che ce la farò. -

Il regista le sorrise.

- A domani, Kitajima. -
– A domani signor Kuronuma. - rispose la ragazza scendendo e rimanendo per un attimo al centro della strada a osservare l'auto allontanarsi.


Solo allora Maya, voltandosi pensosa, si accorse della figura nascosta nella penombra dietro di lei.

L'uomo che intravide aveva i capelli corvini e i lineamenti delicati.
Lo riconobbe subito e gli corse incontro sorridendo.

– Signor Hijiri! - esclamò la ragazza sorpresa - Cosa ci fa qui a quest'ora? -
– Buona sera signorina Maya. In realtà speravo di parlarle non appena uscita dalle prove, ma poi l'ho vista allontanarsi col signor Kuronuma e con quel ragazzo, il signor Sakurakoji – le rispose.
– Davvero? - gli chiese con stupore - Si, siamo andati in un posto per... migliorare le mie prove. – aggiunse a voce bassa chinando il capo.

Non potè fare a meno di pensare alla propria condizione.
Aveva solo due settimane per non deluderlo, due settimane.
Ce l'avrebbe fatta davvero?
E se non ci fosse riuscita?
Che cosa avrebbe pensatto di lei il signor Hayami, dopo tutto quello che aveva fatto per lei?
No, non poteva permettersi di fallire, non doveva.

– Qualcosa non va? - le chiese gentilmente il signor Hijiri, riportandola alla realtà.
– Come? Ah, no. Signor Hijiri... le dispiace fare due passi? - chiese timorosamente Maya.

L'uomo acconsentì: vista l'ora tarda non aveva timore che qualcuno vedendoli assieme sospettasse qualcosa.
Si diressero così verso il parco, quel parco tanto caro a Maya, quel parco che accoglieva spesso i suoi pensieri...

Era lì che si era ammalata per comprendere Beth, lì che aveva per la prima volta sentito parlare della Dea Scarlatta alla signora Tsukikage, lì che il signor Hayami l'aveva trovata e soccorsa dopo la morte della madre, lì aveva scelto di interpretare Jane la ragazza lupo puntando scommettendo sui suo 1% di possibilità.

Entrati nel parco, si diressero verso l'altalena dove la ragazza si sedette su una delle due seggiole, le mani aggrappate alle catene che la sorreggevano, capo chino, sguardo fisso al terreno
.
Hijiri era in piedi poco più avanti a lei.
C'era qualcosa che avrebbe voluto chiedergli, ma fare una domanda del genere.

– Signorina Maya, posso esserle d'aiuto? - le chiese con dolcezza.

Esserle d'aiuto, come avrebbe potuto?

Se solo il signor Hijiri avesse saputo.

Ma come poteva dirgli che sapeva, che sapeva tutto, che amava Masumi Hayami e che era una sciocca perchè lui era fidanzato e di lei amava solo l'attrice?
Come dirgli che in quanto tale lei doveva essere unica per lui, splendida?
Come poter manifestare il suo timore di deludere l'uomo che amava con tutta se stessa e perdere così per sempre l'unica cosa che la legava a lui?

Strinse le mani attorno alle catene, alzò il capo e si decise a parlare.

– In quest'ultimo periodo ho faticato molto, signor Hijiri. Ho compreso che fra me e Ayumi c'è... molta differenza. Lei… è bella. È elegante, raffinata, ha studiato coi migliori maestri e professionisti del mondo dello spettacolo... Io… non ho fatto nulla di tutto ciò. - disse tristemente.
– Ha forse deciso di rinunciare? - le chiese Hijiri.
– Oh… no! – rispose Maya – Non rinuncerei per nulla al mondo! Ho sempre sognato di poter recitare per la Dea Scarlatta e potermi confrontare con Ayumi può solo rendermi fiera! Solo… - continuò esitando – ho soltanto due settimane per riuscire a mettermi in pari con lei. -
– Questa mancanza di tempo la preoccupa? –
– Uhuh ! – rispose Maya, annuendo – So che dovrò faticare tantissimo; più di quanto ho mai fatto finora e... temo di non riuscire a farcela in due settimane. -

L’uomo rimase in silenzio ad ascoltarla.

- Non fraintenda: - proseguì Maya – non ho intenzione di arrendermi e rinunciare. Temo solo di non riuscire ad ottenere un perfetto risultato e finire col deludere... tutti. -
- Tutti? –
- Si. La signora Tsukikage, i ragazzi della compagnia, il signor Kuronuma e, soprattutto, il mio ammiratore. - tornò a guardare in basso.
- Signorina Maya, - le disse Hijiri con aria rassicurante – lei sottovaluta le sue capacità e potenzialità… -

La ragazza sollevò il capo, guardando l'espressione rassicurante dell'uomo.

- Perché mai crede - proseguì il signor Hijiri - che la signora Tzukikage abbia così tanto voluto lei che non aveva mai recitato? Perché Ayumi l’ha sempre considerata la sua unica rivale? E perché ritiene che il suo ammiratore l’abbia seguita e incoraggiata finora? - fece una breve pausa, poi riprese - Sono state le sue capacità a far si che tutte le persone che le stanno attorno la stimino. Quindi... si faccia forza! Se saprà combattere impegnandosi al massimo otterrà il migliore dei risultati. E se anche non dovesse ottenere la Dea Scarlatta, sono certo che nessuno mai potrà biasimarla o restare deluso. -
- Davvero signor Hijiri? – chiese Maya – Crede davvero che il mio ammiratore continuerebbe a seguirmi? –
- Lei potrà sempre contare sull’affetto del suo ammiratore, signorina Maya. –

La ragazza sorrise, col cuore in gola.
In un certo senso le veniva anche da piangere.
Perchè aveva ancora timore?

Tornò a guardare il terreno ai suoi piedi e si mise a giocare con un ciuffetto d'erba che sbucava appena di fianco al suo piede sinistro.

- Come proseguono le prove? – le chiese il signor Hijiri
- Proprio non saprei cosa risponderle!- Esclamò Maya a voce bassa continuando a osservare il ciuffetto d’erba – Per un po’ ho faticato a immedesimarmi in Akoya. Adesso sembra che io abbia risolto, ma le mie pecche in danza e la scarsa padronanza del mio corpo non mi rendono facile evidenziare la trasformazione di Akoya nella Dea Scarlatta. Il signor Kuronuma ha deciso di sottopormi nelle prossime due settimane ad un addestramento speciale… - alzando il capo e puntando verso l'uomo – Ha mai sentito parlare del circo Wagner, signor Hijiri? –
- Certamente, il circo sul ghiaccio? –
- Esattamente. – proseguì Maya – Il direttore è un vecchio amico del signor Kuronuma: si chiama Dimitri Kojin Lurendos. –
- Ne ho sentito parlare parecchio: - la interruppe Hijiri – è un uomo dal talento e dalla preparazione eccezionale. Il suo circo su ghiaccio è noto per essere tra i più spettacolari del mondo. I virtuosismi dei suoi componenti sono capaci di incantare chiunque. -
- Ne sono lieta. - aggiunse la ragazza sorridendo timidamente - Da domani mattina alle 6:00 in punto per le prossime due settimane sarò sotto la sua direzione. Non vedo l’ora che sia domani. Non mi spaventa il viaggio, in fondo è a poco più di una quarantina di minuti di metropolitana.-
- Permetta che la accompagni. –
- Oh, la ringrazio! Ma non vorrei abusare della sua cortesia. -
- Non si preoccupi! – la rassicurò l’uomo – Credo che il suo ammiratore sarebbe ben lieto di esserle d’aiuto! –

L'ammiratore...
Maya sentì gli occhi riempirsi di lacrime, nel misto di emozioni che pervadeva il suo corpo.
Gioia, tristezza, dolore.
Ogni volta che l'ammiratore veniva nominato non riusciva a gestire le proprie emozioni.
Era questa la forza di un amore impossibile?

Hijiri le osservò gli occhi, ormai lucidi.
Era arrivato il momento: doveva chiderle.

- Posso farle una domanda indiscreta, signorina Maya? – esordì con discrezione.
- S…Si? –
- Ultimamente passa parecchio tempo col suo partner di lavoro il signor Sakurakoji… ecco mi domandavo se fra voi due non fosse nato un sentimento particolare… insomma se non foste innamorati! –
- Come?! – chiese Maya battendo le palpebre incredula.

Non si sarebbe mai aspettata una domanda di quel genere, specie da quell'uomo, unico tramite tra lei e il signor Hayami.
Un'idea le balenò alla mente.
E se...?

– Prima di risponderle… posso chiederle se la sua è una semplice curiosità personale o se la domanda ha un differente fondamento? – chiese Maya stringendo a pugno le mani, che aveva poggiato sulle ginocchia.
- A dire il vero per entrambi i motivi. - le rispose - Ho osservato le sue prove e il suo atteggiamento: sembra proprio innamorata… e il suo ammiratore si preoccupa per lei. -
- Il mio ammiratore… - lo sapeva, lo sapeva! - smetterebbe di seguirmi se fosse così?Beh si! Insomma! Se mi fossi innamorata di qualcuno? – chiese Maya terrorizzata.
- Signorina Maya, nulla potrebbe mai allontanare l’affetto e la stima del suo ammiratore da lei. - le rispose Hijiri con tono rassicurante - Teme solo che qualche maligno possa screditarla pubblicamente come in passato! -

Il signor Hayami si preoccupa per la mia carriera, si preoccupa per me… per me.” pensò Maya.

- Non sa quanto le sua parole mi abbiano reso felice, signor Hijiri! – disse la ragazza trattenendo a stento le lacrime e alzandosi di scatto.

Fece alcuni passi in avanti, superando l'uomo sino ad averlo alle sue spalle.

- Tra me e Sakurakoji non c’è nientr’altro che una profonda amicizia. - rispose finalmente - E poi, signor Hijiri, lui ha già una ragazza! Si chiama Mai e sembra una ragazza dolcissima! – disse allegramente, poi con tristezza e a voce bassa – Io... è vero, sono innamorata. Ma non credo che l’altra persona ricambi i miei sentimenti. - sospirò - Ho creduto a lungo di detestare quell’uomo e mi sono accorta di amarlo davvero, che era ormai troppo tardi. Lui… adesso lui... è legato a una donna bellissima. Non potrebbe mai amare… una ragazzina... una ragazzina come me… - sentì il suo corpo tremare, nel tentativo di trattenere le lacrime. Non vi riuscì – Arrivederci signor Hijiri! – gridò scappando via.

- Maya asp...! - provò a chiamarla Hijri, ma la ragazza era già lontana.

Sorrise, del tutto stupito.
Trattenne a stento una risata: non riusciva a credere a quanto aveva appena ascoltato.
Quella ragazza, Maya Kitajima, era innamorata di un uomo la cui descrizione era proprio quella di... Masumi Hayami!
Rise, apertamente.

Chissà come reagirà quell’uomo domani a sentire tutto questo?!” si chiese, sempre ridendo, allontanandosi dal parco.

Chissà?!


capitolo successivo



Edited by simply_me - 4/7/2010, 19:47
 
Web  Top
view post Posted on 6/6/2010, 12:42
Avatar

Member

Group:
Member
Posts:
482
Location:
Caserta

Status:


mmmmmmmmmmmmm.......finisce sempre sul più bello ......brava simply ....che cosa dovrà sopportare maya nelle due settimane di allenamento ....già immagino le fatiche , ma dopo che a subito quelle della signora tukikage credo che saranno una passeggiata almeno sperò .
 
Top
152 replies since 29/3/2010, 08:06   15401 views
  Share