| Deeper than love
Pimo capitolo. The masque
Cos’è questo rumore in lontananza?
Sono forse delle campane?
Impossibile.
Qui nel centro di Tokyo, il rintocco delle campane non dovrebbe arrivare. Che marcia triste che intonano.
Si.
Ho già sentito questa malinconica ripetizione. Ma quando? Dove?
Certo.
Al funerale di mia madre. Le campane suonano a morto? E allora perché tutte le persone intorno a me ridono beate, spalancando le loro orride fauci affamate? Un po’ di rispetto signori. Shiori, anche tu ridi sommessamente con negli occhi una strana luce che indica vittoria. Tutta questa ilarità in un momento cosi delicato, è sconveniente. Solo io resto serio ad ascoltare questi rintocchi, ma c’è un altra persona che non sorride affatto. Anzi, sembra rimproverarmi. Sento i suoi occhi addosso. Ad ogni secondo che passa fissandomi, mi sento sprofondare sempre più giù.
Cosa ho fatto Mitzuki?
Perché mi guardi così?
Perché non provi pietà per il mio cuore infranto?
Per i miei desideri irrealizzabili?
No, non puoi provare pena per me. Sono io il carnefice, sono io la vittima del mio stesso crimine. Il mio cuore si trova dentro ad una bara, pronto ad essere consegnato direttamente al demonio. Solo io sento le campane, perché sono io l’uomo che vorrebbe morire adesso... Un conato di vomito si fa sentire mentre penso a quelle persone che mi circondano e a quello che ho fatto... L’unica cosa di valore che vedo in questa sala, è un mazzo di rose scarlatte adagiate nell’angolo più lontano da me. Moquette pregiata, abiti firmati, gioielli di inestimabile valore coprono tutto il resto. Uomini vuoti, persi, viziosi e famelici, comandati dal Dio denaro.
Anche tu Masumi una volta eri così.
Grazie a quella ragazzina hai riscoperto il vero senso della vita. Le devi molto, le devi l’anima, le devi il cuore.
E allora perché mai hai agito in questo modo?
Perché l’hai disprezzata davanti a tutti?
Ti senti un verme, vero?
Basta!
Questa festa di fidanzamento mi sta togliendo la vita.
Devo uscire.
Inventerò una scusa per allontanarmi.
Devo farlo.
“Shiori, la mia segretaria ha ricevuto una chiamata di lavoro molto importante, devo assentarmi un paio di minuti, ti dispiace?”. Da quando in qua sono cosi bravo a recitare? Con te ragazzina è tutto mi risulta cosi difficile! Ma soprattutto da quando in qua, chiedo a qualcuno se posso fare qualcosa?
Sto impazzendo.
“Ma Masumi, oggi è la nostra serata. Perché devi rovinare tutto mettendo in mezzo il lavoro?”. “Cara , sai benissimo che il lavoro è il lavoro! Sono sicuro che la futura signora Hayami saprà fare gli onori di casa egregiamente! Sei pur sempre la dea dei Takamiya, non è vero?". Rossa in volto, abbassa lo sguardo e dice:” La Tua dea! Farò del mio meglio, caro.”. E si dirige verso gli ospiti con un sorriso smagliante.
Una fitta mi trapassa il cuore, perché ho scelto quella parola: Dea!
L’unica dea che conosco non sei tu Shiori, tu non hai nessun’attributo che possa svelare in te una dea. L’importante ora, era che avessi colpito l’avversario e l’avessi affondato. Fare leva sul suo egocentrismo è molto facile ultimamente, il gelido direttore della Daito non è del tutto scomparso.
Vado incontro alla mia segretaria e la informo della mia momentanea pausa. Ci allontaniamo insieme mentre vedo i frammenti di quel bicchiere essere raccolti da un cameriere.
Perché quelle esili mani hanno tremato così tanto da non sorreggere quel piccolo oggetto?
Perché è venuta qui?
Perché non mi ha inviato un telegramma per delle semplici felicitazioni?
Queste domande mi ossessionano mentre qui, sul terrazzo, cerco di immergermi in quello sconfinato spazio incastonato di stelle che noi volgarmente chiamiamo cielo. E come è normale che sia, mi ritornano in mente tutti quei bei momenti passati insieme nella valle dei susini… Maya se fossi stato meno vigliacco…Anche se fosse stato un rifiuto il tuo, adesso sarei del tutto rassegnato, condannandomi a quella vita che tanto odio e disprezzo.
Invece sono costretto ad indossare questa fredda maschera e a sospirare al tuo solo pensiero.
Quella volta al fiume, era un sogno?
Era realtà?
Devo dichiararmi a te?
Ma tu mi odi non è vero?
Perché… perché faccio tutte queste domande a te, incostante luna?
Chissà se, ragazzina, in questo momento stai contemplando questa meraviglia... Che magra ed unica consolazione.. vivremo sotto lo stesso cielo, soffriremo sotto lo stesso cielo, ameremo sotto lo stesso cielo...
anche se noi e i nostri cuori fossero distanti mille miglia...
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